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domenica 31 luglio 2011

TARANTO: RIMUOVERE LE CAUSE DELL'INQUINAMENTO,NON I MITICOLTORI

di MARIA ROSARIA GIGANTE
«Non me la sento di sposare soluzioni precostituite senza alcun ragionamento. Occorre essere più prudenti. Una cosa è certa: da Mar Piccolo dobbiamo rimuovere le cause dell’inquinamento, non i mitilicoltori». Era stato alquanto polemico venerdì mattina Mario Imperatrice, biologo marino, intervendo nell’incontro a Palazzo di Città tra il sindaco Ezio Stefàno e i mitilicoltori. Un punto di vista critico che, nell’urgenza di definire chi e quanti sono i mitilicoltori, con concessione e senza, quale il danno subìto dal provvedimento dell’Asl di sospensione del prelievo e della movimentazione dei mitili del primo seno di Mar Piccolo, il sindaco aveva in qualche modo «ridimensionato», invitando Imperatrice a fare ricorso alle autorità competenti se c’erano dubbi sulla bontà dei prelievi effettuati dall’Asl nello specchio di Mar Piccolo.

Dottor Imperatrice, ma quali sono realmente le sue perplessità? «A mio avviso l’intera vicenda non sta evidenziando un impegno reale circa la volontà di mantenere i mitilicoltori nel primo seno di Mar Piccolo. Chiedo di sapere, invece, al di là dell’emergenza, in che direzione si vuole andare? Questo significa che non possono esserci soluzioni a metà, inutili distinguo tra il primo e il secondo seno. Così l’immagine della cozza tarantina è intaccata. Per salvare la miticoltura tarantina anche attraverso il marchio di qualità, non possiamo dire che i mitili del primo seno sono fuori. Il mio timore è che l’esclusione possa espandersi a macchia d’olio».

Ma lei dubita della bontà delle indagini dell’Asl? «Assolutamente no. Fermo restando la bontà dei prelievi e dei risultati, vorrei capire se il provvedimento di sospensione a titolo precauzionale è effettivamente commisurato al rischio ambientale. Occorrerebbe attendere ulteriori risultati».

Insomma, era un provvedimento da prendere? Sì o no? «Sì, ma occorre essere complessivamente più prudenti perché l’intero settore è suscettibile di razionalizzazione. Personalmente, comincio a sospettare che il Comune abbia interpretato ancora più rigidamente dell’Asl il provvedimento. Non vorrei ci fossero altri obiettivi, insomma. Anche perché, tanto per cominciare, avevo già effettuato io, per conto del Centro Ittico da cui avevo ricevuto l’incarico, la mappatura completa delle concessioni. E’ una banca dati pronta già da due mesi che riferisce di 62 concessioni (una trentina delle quali in Mar Piccolo), tra quelle rinnovate e quelle scadute. E’ un lavoro georeferenziato, possono tranquillamente controllare tutto».

Che idea ha, però? Da dove potrebbe derivare l’inquinamento da diossine e pcb riscontrato nei mitili del primo seno? «E’ quello che occorre capire. Le cause potrebbero essere diverse. E se, per esempio, le pratiche operative di allevamento fossero sbagliate? Se per far crescere il prodotto, lo si tenesse più tempo sul fondo? O se addirittura si raccogliesse il seme dal fondo o in altre aree dove la raccolta è vietata? Oppure, potrebbe essere stato un evento eccezionale e straordinario, uno sversamento incontrollato in acque classificate, tant’è che il primo provvedimento della Regione è stato proprio la sospensione di quella classificazione. Certo, potrebbero essere state anche le acque di falda per cui andrebbe controllato meglio il Galeso alla sorgente dove c’è maggiore concentrazione di residui provenienti dall’area industriale. C’è anche in questo una responsabilità nella vigilanza che è della Provincia, competente in tema di tutela delle acque e degli scarichi nelle acque. Ecco, mi pare che, a fronte di una serie di incertezze, l’idea preponderante sia quella di smantellare. Io vorrei capire, invece, se ci sono margini migliorativi. Attendiamo l’esito degli esami di luglio: se c’è una conferma, il rischio è effettivo».

Dunque, cosa suggerirebbe? «Un’investigazione ambientale e territoriale importante».

Se dovesse essere confermata però l’esigenza di trasferire gli impianti, ci sono aree prontamente disponibili? «Dopo l’incidente della nave russa nel 2007, Mar Grande è praticamente tutto libero e non ha problemi di inquinamento. Ci sono già la caratterizzazione e le analisi dell’Arpa che non ha mai fatto riscontri negativi».

POESIE AL MAGGESE

Anna Vozza Basile e Roberto Missiani recitano poesie in vernacolo al CANTIERE MAGGESE, nel centro storico di Taranto.

sabato 30 luglio 2011

TARANTO - SAN DONA' JESOLO 3-0


Terza uscita stagionale per ilTaranto, che ad Auronzo batte il San Donà Jesolo per 3-0 in una amichevole combattuta contro una formazione volenterosa. Nonostante i pesanti carichi di lavoro, che si sono fatti sentire nelle gambe dei giocatori, il test è servito per poter verificare l’assimilazione degli schemi da parte dei giocatori. Nel primo tempo mister Dionigi ha provato Di Bari sulla linea difensiva insieme a Coly e Sosa, mentre a centrocampo Garufo e Sabatino sono stati testati sulle fasce, con Pensalfini – Di Deo coppia centrale. Nella ripresa Dionigi cambia tutti e gli undici effettivi, provando quello che potrebbe essere l’attacco titolare, ovvero Girardi, Russo e Rantier. Si ha l’impressione che le due formazioni schierate da Dionigi, che mettono insieme titolari (o presunti tali) e riserve, siano la giusta prova per tutti i giocatori, ovvero per amalgamare al meglio nelle trame di gioco tutta la rosa. Di certo un allenamento intelligente, che può garantire che ogni calciatore, a gara iniziata, possa ben inserirsi nello scacchiere rossoblu, senza traumi per la fluidità del gioco.
Per la cronaca, i marcatori del Taranto sono stati Chiaretti nel primo tempo, Sciaudone e Rantier (su calcio di rigore) nella ripresa. Positivi i giudizi di Dionigi, che in questa fase della preparazione è alla ricerca della migliore condizione mentale.
Il Tabellino
Marcatori: Chiaretti, Sciaudone, Rantier.
Taranto 1° tempo: Bremec; Sosa, Di Bari (43'pt Prosperi), Coly, Di Deo, Pensalfini, Garufo, Sabatino, Guazzo, Chiaretti, De Gasperi.
Taranto 2° tempo: Faraon; Prosperi, Cutrupi, Giordani, Vicedomini, Sciaudone, Rizzi, Antonazzo, Girardi, Russo, Rantier. Non entrati: Turi, Giorgino, Karvonen
San Donà Jesolo: Tomei (75° Sforzin); Celegato (46° Stecca), Zanette (75° Zanella), Merzek (46° Travaglini), Malacarne (70° Scultz); Miniati (75° Buratto), Casella (63° Soncin), Gattoni (46° Rossi); Cacurio (46° Lavagnoli), Fantin (73° Marangon), Llullaku (46° Baldrocco).

LA BELLA TRA I DUE MARI


Video di TARAStv per Taranto, presentato alla performance dialettale di Roberto Missiani e Anna Vozza il 27 Luglio 2011 presso il CANTIERE MAGGESE in citta' vecchia.

venerdì 29 luglio 2011

BLOCCATA LA RAFFINERIA ENI DI TARANTO

 Un guasto a un impianto ha causato il temporaneo blocco della raffineria Eni di Taranto e la conseguente emissione di fiamme e denso fumo nero da tre torce.

Il cielo dei quartieri a ridosso della zona industriale è stato invaso dal fumo generando allarme tra la popolazione. Diverse telefonate sono giunte al centralino dei vigili del fuoco.

Il personale dello stabilimento ha allertato l'Arpa e i Vigili del fuoco rendendo nota quanto era accaduto. Il blocco della centrale ha fatto scattare il sistema di 'ecosentinelle' che prevede proprio la fuoriuscita di fumo dalle torce

giovedì 28 luglio 2011

SMANTELLANO TRULLI PER ESPORTARLI NEL NORD ITALIA


ultimo aggiornamento: 28 luglio, ore 20:03
Taranto - (Adnkronos) - Il prezioso pietrame, parte del quale decorato in bassorilievo, era destinato al nord Italia dove alcuni acquirenti sarebbero stati disposti a pagare cifre consistenti per adornare ville e giardini. Denunciate tre persone

SCAMBIO DI NEONATI ALL'OSPEDALE DI GROTTAGLIE


TARANTO — «Scusate ma questa non è mia figlia». Così una signora della provincia di Taranto si è presentata all’infermeria del reparto di ostetricia dove aveva partorito una bambina e da dove un’ora prima era stata dimessa con la piccola in braccio. L’incredibile vicenda, risolta fortunatamente senza conseguenze per le protagoniste e che ha scosso due famiglie e il personale della nursery, è avvenuta all’ospedale di Grottaglie.
Un evento tutt’altro che raro, lo scambio in culla, dovuto alla distrazione delle mamme e del personale che non avrebbe rispettato alla lettera le procedure stabilite per evitare il pericolosissimo rischio. In questo caso la colpa è stata anche delle tutine e del colore dei capelli, entrambi uguali, delle due neonate. La sorpresa per la puerpera però è stata forte quando è arrivata a casa e ha scoperto che quella che teneva in braccio non era sua figlia. La corsa con l’affanno verso il San Marco dove tutto si è risolto felicemente con tanto spavento per tutti e con una ramanzina alle infermiere e ai medici del reparto che non si erano ancora accorti dell’incidente. Dopo un rapido controllo e la consegna della figlia alla mamma legittima (l’altra donna fortunatamente non si era ancora accorta di niente), si è capito cosa era successo. Al momento delle dimissioni, il personale addetto alla nursery che poco prima aveva lavato e preparato i neonati per la poppata della mattina, ha consegnato la bambina prelevandola dalla culletta sbagliata. I genitori, emozionati più che mai e desiderosi di portare quanto prima la loro ultimogenita a casa, non hanno pensato di controllare il nome e il numero identificativo impresso sul braccialetto che la neonata portava al polso.
Così, avvolta la piccola nella copertina e adagiata nella borsa porta enfant si sono salutati con ampi sorrisi e abbracci. Una volta a casa, poi, la scioccante scoperta confermata dal controllo dei dati del braccialetto della bebè. Una verifica che andrebbe fatta dal personale ospedaliero al momento delle dimissioni, ma che quasi nessuno fa. Almeno non prima che si verificasse l’increscioso infortunio a Grottaglie. Da quel giorno, infatti (almeno fino a quando non sarà dimenticato), i protocolli sono diventati più rigidi nei reparti per gravide della Asl e tra gli addetti ai lavori. Così tutto rispecchia la regola: verifica dei dati identificativi del braccialetto (cognome della madre, peso alla nascita e numero di ricovero) che devono coincidere con quelli riportati sull’identico bracciale fatto indossare alla mamma subito dopo il parto.

lunedì 25 luglio 2011

L' ENI DI TARANTO IL PROSSIMO ATTENTATO DEL TERRORISTA DI OSLO



OSLO - C'era anche la raffineria Eni di Taranto tra gli obiettivi del folle piano messo a punto da Anders Behring Breivik, l'autore della strage di due giorni fa a Oslo. Nel documento di oltre 1.500 pagine scritto da lui, intitolato "2083 - A european declaration of independence", c'è un elenco degli possibili obiettivi strategici nell'Europa Occidentale.
Tra questi, appunto, l'Eni di Taranto. Il documento è corredato da precisi consigli su come mettere in atto un sabotaggio ai danni di siti come questo.

Le direttive. Dopo aver osservato che le zone in questione sono sicuramente sotto stretta sorveglianza militare, Breivik spiega che «in ogni caso, non saranno in grado di prevenire un attacco se mettete in atto i seguenti consigli: studiate la zona, le mappe navali e quelle satellitari di Google; mettetevi in contatto con la comunità dei pescatori locali (evidentemente nei casi in cui i siti fossero sulla zona costiera, ndr) per avere un alibi per il vostro periodo di raccolta di informazioni; fate stime accurate dei tempi di reazione del personale di guardia: hanno accesso a jet o elicotteri? Sono armati con missili o mitragliatori?».

FONTE QUOTIDIANO.IT

TARANTO DECLAMATA



Poesie e versi tarantini letti da ROBERTO MISSIANI per TARAStv

domenica 24 luglio 2011

EVENTI GRATUITI TRA I VICOLI DEL BORGO ANTICO DI TARANTO

 Non poteva che essere dedicata a Lucio Dione. Il progetto “L’Isola che vogliamo” che, forse un po’ riduttivamente, si può ribattezzare la movida tra i vicoli, descrive una Città vecchia possibile, disegna un Borgo antico dalle tante potenzialità. E Lucio Dione, l’imprenditore - ambientalista travolto ed ucciso da un’auto mentre era in bici sul ponte Girevole, guardava a quei vicoli con preoccupazione ma anche con tanta speranza. Per questo, si può affermare sotto voce che ieri Lucio era alla conferenza stampa di presentazione del progetto (per la famiglia Dione c’era la sorella di Lucio, Gemma). Conferenza tenuta dal presidente dell’associazione «Terra», promotrice dell’iniziativa, Toto Santacroce, dal sindaco Ippazio Stefàno e dall’assessore al Borgo antico, Davide Nistri.

L’appuntamento, il primo, è per mercoledì 27 luglio dalle 18.30 a mezzanotte. Poi, però, alcuni eventi potranno svolgersi sino all’una. Il sindaco Stefàno, nel suo intervento, ha ricordato che quest’iniziativa è stata possibile grazie all’idea di questi giovani operatori culturali ed al sostegno di associazioni e piccoli imprenditori. L’Amministrazione comunale, dal canto suo, garantirà la massima pulizia dei luoghi e la vigilanza con gli uomini della Polizia municipale. A proposito, ancora non si sa se la Città vecchia durante le serate de “L’Isola che vogliamo” verrà considerata isola pedonale vietando, quindi, l’accesso alle auto oppure se il traffico potrà scorrere regolarmente.

Ma in quali location della Città vecchia si svolgeranno queste manifestazioni? I siti individuati sono: piazza Castello; piazza Fontana; pendio La Riccia; pensilina liberty; piazza Duomo; piazzetta Sant’Eligio; rampa Pantaleo; piazza Crocifisso; piazzetta Monte Oliveto; arco San Giovanni e Largo San Gaetano. Gli eventi in programma dal 27 luglio e sino a metà settembre (ogni mercoledì sera) sono tutti gratuiti. È previsto il pagamento solo per le consumazioni effettuate. Residenti e turisti, quindi, potranno assistere a diversi eventi. Tra questi: film; musica nelle sue varie forme (reggae, po, rock, funky), teatro; artisti di strada; mostre di pitture oltre a visite guidate e ad altro ancora.

L’ordine pubblico verrà assicurato dagli uomini delle forze dell’ordine che sono state già allertate. La viabilità poi verrà garantita dalla Polizia municipale. Verrà sistemata della segnaletica adatta per indicare ai cittadini che verranno le vie più brevi per raggiungere le aree esterne (via Garibaldi e la “ringhiera”). Poi, per quel che riguarda l’illuminazione, ci sarà un collegamento con la rete pubblica proprio per evitare di sistemare per terra dei generatori di energia elettrica che altrimenti in vicoli così stretti potrebbero creare intralcio. 

sabato 23 luglio 2011

PRESI I VIOLENTATORI DELLA BIMBA DI 5 ANNI

Decine di persone ascoltate e la bambina che continua a confermare. I carabinieri di Taranto stanno continuando a indagare sulla storia della bambina di 5 anni che ha raccontato, mercoledì, di aver subito una violenza sessuale da parte di tre ragazzi tra i 15 e i 16 anni. In queste ore stanno raccogliendo dettagli che andrebbero a confermare un quadro di massima che hanno già in mano: i tre adolescenti sono stati già individuati ma prima di muoversi gli investigatori vogliono avere un quadro della vicenda molto più chiaro.

La storia comincia nella serata di mercoledì 20 quando la bambina torna dai suoi genitori - abitano in un quartiere popolare di un grosso centro in provincia di Taranto, la condizione della famiglia è assai modesta - e racconta di essere stata avvicinata e molestata da un gruppo di ragazzi più grandi. È gente del quartiere, adolescenti che vede praticamente ogni giorno. Il racconto è preciso e assai dettagliato. La madre è sotto choc. La mattina alle otto, i genitori accompagnano la piccola prima al Pronto soccorso e poi al consultorio per far visitare la bambina. I medici non trovano tracce evidenti dello stupro ma questo, spiegheranno poi i sanitari ai carabinieri, non significa che non ci sia stato. Così in queste ore gli uomini del comando provinciale di Taranto stanno effettuando una serie di nuovi accertamenti e ascoltando varie persone. In ogni caso, a questo punto i sanitari decidono di chiedere alla bambina cosa è accaduto. Lo fanno al consultorio alla presenza di una psicologa. E la piccola, accanto al racconto lucido, comincia a fare disegni su quanto successo quel pomeriggio. Disegni secondo gli esperti assolutamente inequivocabili.

È a questo punto che la famiglia, referti alla mano, decide di presentare la denuncia ai carabinieri. Vengono ascoltate le prime persone, comprese alcune amichette della bimba che confermano la versione: giocavano, poi sono arrivati quei tre e l'hanno portata via. In un vecchio casolare che si trova nella zona, forse. Oppure - e secondo i carabinieri è questa la versione più credibile - in un piazzale isolato che si trova alle spalle delle case popolari dove vive la bambina. L'hanno presa a turno. Uno faceva il palo e gli altri la molestavano. Secondo il racconto, il tutto è durato una decina di minuti. Poi dei rumori e i ragazzi sono scappati. Erano in tre, appunto. Anche se c'è qualcuno che parla di quattro. Avevano tra i quindici e i sedici anni. I carabinieri hanno un appunto con i loro nomi. Sono ragazzi della zona. Ma prima di far scendere in campo il tribunale dei minori e magari interrogarli, gli investigatori vogliono raccogliere altri elementi. "Dobbiamo essere in una botte di ferro,
non possiamo permetterci di sbagliare nulla" spiega uno degli inquirenti. In queste ore stanno effettuando una serie di riscontri, sentendo i testimoni e analizzando alcuni indumenti della piccola: aveva i pantaloni strappati e alcune macchie di sangue sulla maglietta. La chiave potrebbe arrivare dall'analisi del telefonino di uno dei sospettati: sembrerebbe che la piccola fosse stata attirata proprio dalla promessa di alcune fotografie e dalla suoneria del cellulare di un ragazzo, con la hit da discoteca del momento "Danza Kuduro". Le piaceva ballare.

giovedì 21 luglio 2011

TARANTO TRISTEMENTE CAPITALE DEI TUMORI


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Vincenzo Carriero
IL CASO. Presentato a Palazzo di Città il nuovo Registro Tumori. I dati elaborati dalla Asl locale fino al 2006 evidenziano il triste primato del capoluogo ionico. L’allarme del sindaco Stefàno.
A Taranto ci si ammala di tumore più che nel resto del Sud Italia. È quanto si evince dalla lettura analitica dei dati elaborati dalla locale Asl relativi al 2006 e resi noti nell’ambito della presentazione del Registro Tumori, avvenuta a Palazzo di Città. I casi accertati nel periodo in esame sono stati 2802: 1555 hanno riguardato la popolazione maschile e 1247 quella femminile. Vanno, altresì, aggiunti altri 501 casi di tumori alla cute, per un totale di 3303 ammalati. Gli uomini, secondo i dati dell’Asl, vengono più colpiti dai tumori alla prostata, al polmone, alla vescica, al colon retto, al fegato, allo stomaco e al pancreas. Per le donne è ricorrente il tumore alla mammella, al colon retto, alla tiroide, all’encefalo, all’utero e al collo dell’utero.

In termini statistici, il tasso standardizzato di malati accertati è pari al 433,4 per gli uomini e 318,00 per le donne. Nel resto del Mezzogiorno questa stessa grandezza diviene di 408,0 per gli uomini e 267,1 per le donne. Entro il 2012 dovrebbero essere disponibili anche i dati relativi al biennio 2007 e 2008. È stato l’assessore regionale alla Sanità, Tommaso Fiore, a prendere precisi impegni a tal proposito: «Questo lavoro diventerà da oggi in poi permanente e continuo. Il nuovo Registro Tumori permetterà di tenere sotto controllo la situazione di Taranto, comprenderne la sua evoluzione e accertare possibili nessi tra patologie tumorali e fonti d’inquinamento».

Il sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, considera urgente, e non più procrastinabile, «l’istituzione nel capoluogo ionico di un Dipartimento ambiente e salute, che coinvolga Università, Asl e Arpa, e di un laboratorio attrezzato per effettuare analisi e indagini specifiche». Per le associazioni ambientaliste, però, il rapporto presentato è carente dei cosiddetti dati disaggregati. «In questo studio - argomenta Alessandro Masrescotti, presidente di Peacelink - emerge solo un’informazione preliminare. Servono approfondimenti per capire l’impatto che gli agenti inquinanti hanno avuto sulle aree di popolazione più esposte. Mancano i dati disaggregati di quanti, per motivi di lavoro, entrano in contatto in maniera frequente e massiccia con i cancerogeni industriali.

Gli operai di Taranto è come se fossero desaparecidos per questa mappa del cancro». Di segno completamente opposto il giudizio di Giorgio Assennato, dg dell’Arpa Puglia e responsabile del Comitato tecnico scientifico del Registro Tumori Puglia: «Non posso che dirmi soddisfatto per l’istituzione di un Registro relativo alla sola area tarantina. Siamo in presenza di un sistema che ci consente d’incardinare in modo corretto l’attività di rilevazione. Il dato principale è l’estrema qualità dei dati, nettamente superiore a quelli in possesso da altri registri operanti in Italia» Il vecchio Ospedale Testa, intanto, un tempo ubicato in un’oasi verde, e oggi distante poche centinaia di metri dalla raffineria Eni e dallo stabilimento Ilva, dovrebbe diventare il nuovo Centro regionale per la qualità dell’Aria. Novità importanti per una città che combatte, quotidianamente, la sua battaglia contro l’inquinamento.

mercoledì 20 luglio 2011

PRENDE SEMPRE PIU' VALORE IL PORTO DI TARANTO

E’ un momento magico quello che sta vivendo il Porto di Taranto. E’ infatti arrivato l’ok della corte dei conti per i 190 milioni di Euro per la Piastra logistica, l’aumento dei traffici nei primi mesi del 2011 e infine l’arrivo della nave porta rinfuse piu’ grande del mondo. Un gigante di oltre 3620 metri che sta scaricando 400mila tonnellate di minerali per conto dell’Ilva. Polvere rossa che arriva dal Brasile che finirà proprio negli altiforni.
L’arrivo a Taranto è stato il frutto di una conversazione a cena tra Jose’ Carlos Martins, top manager della Vale eFabio Riva, vicepresidente dell’Ilva. “ Eravamo a cena- ha dichiarato il direttore esecutivo della compagnia brasiliana – quando Fabio Riva mi ha detto che a Taranto sarebbe potuta attraccare la Vale Brasil. All’inizio non ci credevo perché non conoscevo il vostro porto nonostante lunghi rapporti commerciali con l’Ilva, ma poi in meno di un mese abbiamo fatto tutto”. Si apriranno sicuramente per Taranto nuove oportun utà di business, nuovi traffici e movimenti per cittadina jonica.
“La presenza a Taranto della Vale Brasil – ha dichiarato Prete, presidente dell’Autorita’ Portuale – è una grande occasione per il nostro porto e auspico che la Vale possa guardare al nostro scalo come uno dei porti di riferimento per i suoi traffici internazionali. Nell’attesa pero’ l’attenzione resta ferma sulla Piastra logistica, una struttura la cui canterizzazione cambierò il volto del porto facendone uno scalo di terza generazione in cui le merci vengono lavorate, manipolate e mi auguro anche prodotte. A settembre sarà completata la pratica per la progettazione esecutiva e subito dopo l’opera sarà cantierizzata”.
tct Si prospetta insomma un futuro roseo per Taranto e il suo porto.

lunedì 18 luglio 2011

MADONNA DELLA SCALA Taranto-centro storico



Chiesa situata nel borgo antico di Taranto edificata nel 1181 da parte dell' Arcivescovo di Taranto BASILIO II PALESANO.

AS TARANTO: DEGASPERI?

Secondo le ultime dichiarazioni del portale tarantino blunote.it. ilTaranto avrebbe messo gli occhi sull'attaccante del Cittadella, Joachim De Gasperi, classe '82, da ben undici anni nelle fila dei veneti.
Per chiarire ogni dubbio, proprio BluNote.it ha contattato il vicepresidente del Taranto Valerio D'Addario che ha fatto il punto della situazione a riguardo: "E' vero, De Gasperi ci interessa -afferma il numero due del sodalizio di Via Martellotta -. Si tratta di un giocatore che piace molto a Davide Dionigi e che avevamo già cercato nello scorso mese di gennaio. Arrivati al punto di dover scegliere tra De Gasperi e Franchini, abbiamo capito che quest'ultimo sarebbe costato il doppio rispetto ad un giocatore di grandissima esperienza e che negli ultimi anni ha sempre giocato in Serie B e che potrà dare al Taranto un grosso contributo. Inoltre De Gasperi è un ragazzo che ha tanta fame e si è mostrato sin da subito molto predisposto a venire a Taranto, sfida per lui accattivante".

sabato 16 luglio 2011

L'ENI DI TARANTO NON E' SICURA!!

Sotto osservazione gli impianti del ciclo di lavorazione della raffineria Eni di Taranto. Ci sarebbero problemi nei cosiddetti sistemi di protezione attiva. Non soltanto contro il rischio incendi, ma anche contro il rischio di emissioni aeree di natura potenzialmente pericolosa. A questi problemi occorrerà fare fronte. Bisognerà porre riparo e farlo nei termini in cui lo richiede il cosiddetto Comitato tecnico regionale (Ctr). 

Questo il quadro che si presenta all’indomani del deposito del verbale che, all’esito del lungo lavoro di sorveglianza e monitoraggio interno allo stabilimento tarantino da parte degli esperti del Ctr (vi siedono la Regione e l’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’Ambiente, Arpa, ma le responsabilità principali sono in capo alla direzione regionale del comando dei Vigili del fuoco), nelle prossime ore verrà notificato ai responsabili dell’azienda petrolifera. Da quel momento, cioè da quando materialmente sarà accertata la ricezione del verbale da parte di chi è tenuto ad ottemperare alle prescrizioni del Ctr, cominceranno a decorrere i termini per mettersi in regola, per fare in modo cioè che le situazioni di rischio venutesi a creare all’interno dell’Eni siano azzerate. 

I termini, appunto. Novanta giorni, «o comunque fino a quando non verranno a cessare le condizioni di rischio». Così dicono dal Ctr. ma la domanda è: in questa parentesi temporale, il ciclo industriale potrà continuare regolarmente ad andare avanti o sarà necessario fermarlo, sia pure momentaneamente? Ogni tentativo di carpire una risposta definitiva dai tecnici coinvolti nella procedura di verifica della sicurezza interna all’Eni sembra cadere nel nulla. All’ultimo approdo viene concesso un: «tendenzialmente». Cosa vuol dire? «Tendenzialmente - sostiene uno dei tecnici che però chiede di non essere citato - visto che il problema attinente i rischi rilevati dagli organismi di controllo è piuttosto diffuso nei diversi ambienti dello stabilimento, e quindi è difficile circoscrivere e isolare dal resto la zona nella quale intervenire, l’attività andrebbe interrotta fino al termine dei lavori di sicurezza». 

Il «tendenzialmente» parrebbe lasciare aperta la strada ad eventuali deroghe all’interruzione dell’attività. E comunque vanno messe nel conto le contromosse dell’azienda che già ieri, attraverso le agenzie, ha fatto sapere che non esiste alcuna «notifica di sospensione. «Per quanto concerne le prescrizioni riferibili ai sistemi di sicurezza antincendio - dicono dalla società del cane a sei zampe - si precisa che il tema riguarda l'espletamento di alcune verifiche su sistemi antincendio di una parte della Raffineria in occasione della fermata per manutenzione. Tali verifiche, che per motivi operativi erano state pianificate in occasione della fermata per manutenzione in corso, sono in fase di esecuzione e saranno portate a termine secondo quanto programmato sottoponendo tempestivamente i risultati agli organi di controllo competenti. Eni conferma, pertanto, che allo stato attuale le attività della raffineria proseguono regolarmente». 

Già da questo si rileva la sostanziale difformità nella lettura del caso tra controllore e controllato. Se i tecnici parlano infatti di situazione di rischio diffusa nello stabilimento, dall’azienda replicano prospettando una situazione critica, e comunque risolvibile, in una parte (non dunque in tutto lo stabilimento) della raffineria dove peraltro le attività sarebbero già state fermate - indipendentemente dal richiamo del Ctr dice l’Eni - per effettuare la manutenzione regolarmente programmata. Ad ogni buon conto, solo all’atto della ricezione del provvedimento da parte di Eni potremo scoprire come agirà quel «tendenzialmente» sui destini di questa vicenda. 

Tirato per la giacca, il direttore generale dell’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’Ambiente, Giorgio Assennato, chiarisce: «La stampa spesso mi attribuisce poteri che non ho. Un direttore generale di un’Arpa qualsiasi che si rendesse responsabile della chiusura, sia pure temporanea, per rischi alla salute di uno stabilimento in attività come quello di un colosso come Eni, finirebbe su tutti i giornali e diventerebbe famoso. Sarebbe uno scoop, ma io non sono capace di tanto. Anzi, abbandonando l’ironia e tornando alla realtà, nel Ctr neanche siedo. Di più: i nostri delegati non alcun dovere di relazionare alla direzione generale Arpa sul loro operato in seno al Ctr. Noi siamo organo di controllo e supporto tecnico a chi deve decidere, non ordiniamo chiusure di industrie. Figuriamoci». 

TARANTO CITTA' APERTA


TARANTO - Saranno in vetrina 133 eccellenze turistiche, 32 appuntamenti di spettacolo e cultura e 16 stabilimenti balneari saranno coinvolti nel progetto. Inoltre dalla prossima settimana il Castello Aragonese visitabile anche a mezzanotte: è il programma di quest'anno di Città Aperte Taranto che propone - è stato detto oggi nel corso di una conferenza stampa di presentazione - «l'esperienza di un viaggio al confine con i luoghi della storia, dell'archeologia e del mito».
Turisti e cittadini potranno vivere anche a Taranto (il progetto sarà attuato a livello regionale) un'esperienza di esplorazione della natura e della cultura, grazie al prolungamento degli orari di apertura dei siti, alle visite guidate, agli itinerari speciali, agli eventi di animazione e ai servizi tecnologici innovativi messi a disposizione dall'edizione di quest'anno. «Siamo stanchi - ha affermato il commissario dell'Apt di Taranto, Cosimo Gigante - di essere il territorio ai margini, quello dell'emergenza clandestini o dell'annosa emergenza ambientale, siamo anche altro e in quell'altro si cela la parte migliore di noi per la quale è giusto presentarsi finalmente al mondo».

giovedì 14 luglio 2011

LA PROTESTA DELLE MAMME DI TARANTO


Inquinamento, protesta delle mamme
Parte la campagna di sensibilizzazione

Il progetto promosso dal comitato «Donne per Taranto»
Pericolo al Tamburi: «Alto tasso di sostanze pericolose»

TARANTO - Salvare i bambini dal pericolo inquinamento. È l’obiettivo della campagna di sensibilizzazione promossa dal comitato «Donne per Taranto». Il problema del degrado ambientale mette a rischio maggiormente proprio la salute dei bambini, per questo l’associazione ha annunciato un progetto che, a partire da sabato, e per 4 settimane consecutive, coinvolgerà direttamente i più piccoli. L’iniziativa si chiama «Mani nel colore … mani nella vita» .
L’INIZIATIVA – Il progetto nasce perché i bimbi «meritano un mondo colorato e non fatto di terra contaminata». Per questo, si legge in una nota, saranno coinvolti per quattro sabati consecutivi, dalle 18 alle 21, in attività artistiche e teatrali finalizzate a mettere in scena una fiaba dell’illustratrice Nicoletta Costa, dal titolo «La Nuvola Olga».
LA PROTESTA – A Taranto, nel rione Tamburi, il quartiere limitrofo all’acciaieria più grande d'Europa, vivono, secondo i dati comunicati dal comitato «Donne per Taranto», oltre 17mila persone che lo scorso anno, tramite un ordinanza sindacale, sono state allertate di non accedere alle aree verdi della zona. Una relazione tecnica presentata al Comune riteneva infatti che fosse presente nel terreno un «alto tasso di sostanze pericolose per la salute dei bambini ». A distanza di un anno è scattata la protesta, frutto principalmente di due considerazioni: non solo l’area in cui giocano soprattutto i bambini non è stata ancora messa in sicurezza, ma quell’ordinanza non è stata né revocata né resa operativa. Secondo l’organizzazione «le istituzioni non si sono impegnate in un percorso di ricerca per capire (se già non fosse chiaro) da dove provengono questi inquinanti».
Francesco Lucatorto
14 luglio 2011

martedì 12 luglio 2011

TARANTO: Quando inizieremo a far parlare bene di noi?


Strisce blu, è record di multe
Il 12mila sostano senza grattino

I dati dei vigili dei primi cinque mesi
Per il report gli automobilisti sono indisciplinati

Automobili parcheggiate sulle strisce blu
Automobili parcheggiate sulle strisce blu
TARANTO — Gli automobilisti tarantini sono razza a sé: quasi dodicimila non hanno pagato la sosta nelle strisce blu e cinquemila sono andati gratis oltre l’orario di scadenza nel periodo gennaio-maggio. Due violazioni per le quali gli ausiliari del traffico hanno trasmesso ai vigili urbani i verbali. Sono infrazioni rilevate dalle statistiche della polizia municipale chiuse al 31 maggio scorso.
C’è di più: dal 18 aprile a fine maggio ben 1.300 cittadini hanno lasciato tranquillamente l’auto sotto casa pur sapendo che durante la notte sarebbero passati i mezzi dell’Amiu per lo spazzamento notturno, accompagnati dal carro attrezzi. Le statistiche ufficiali della polizia municipale aiutano a capire che tipo di automobilista sia quello tarantino e quale sia la «politica» dell’amministrazione. A Taranto, evidentemente, chi guida considera alcuni articoli del codice della strada ininfluenti sulla propria condotta. Il casco? Un optional. Le corsie riservate? Territorio aperto a tutti. Le fermate dei bus? Spazi da occupare in permanenza. La doppia fila? Necessaria. «La volontà del Comune è che la sanzione deve avere un valore educativo - sostiene l’assessore Piero Bitetti - non deve essere una punizione». Sarà per questa ragione che la doppia fila registra 552 multe in cinque mesi, cento al mese cioè 3,5 al giorno, quando è sotto gli occhi di tutti, vigili compresi, che le principali strade commerciali di Taranto sono tutte una doppia o tripla fila; che solo 34 motociclisti viaggiavano senza casco, cioè quasi due ogni settimana mentre sono due al minuto; che 393 auto transitavano o sostavano sulle corsie riservate ai mezzi pubblici, siano bus o ambulanze o vigili del fuoco, quando in realtà sono 393 ogni ora di ogni giorno; che solo 6 auto in cinque mesi sono state multate per aver sostato sotto la palina del bus urbano quando, tranne che lungo le corsie riservate, in tutte le altre strade nessun bus può accostare al marciapiede. Le statistiche forniscono altri due dati interessanti: due sole sanzioni a parcheggiatori abusivi, ma qui si entra nel campo della pubblica sicurezza che non è competenza solo della polizia municipale che, anzi, dovrebbe essere aiutata a arginare il fenomeno per il quale l’automobilista tarantino deve pagare due volte il parcheggio; e solo due «impennate» di motociclisti in cinque mesi.
La radiografia è impietosa: l’automobilista tarantino va educato. Il problema è con quale sistema. A raffiche di multe o con la persuasione morbida? A metà gennaio è partita la benemerita campagna sul decoro cittadino che ha consentito ai vigili di perseguire padroni di cani sporcaccioni, affissioni selvagge di manifesti, rifiuti portati fuori orario ai cassonetti. Ci furono bordate di sanzioni. Durante il periodo di collaborazione con la polizia provinciale fioccarono a centinaia le multe per chi transitava sulle corsie riservate. Ora, per limitare il malcostume sulla Ringhiera della città vecchia, in attesa delle telecamere, sono stati sistemati cordoli in due diversi punti. «L’abbiamo fatto per evitare che le auto fossero posteggiate sul lato sinistro della carreggiata - dice l’assessore Bitetti - con conseguente spostamento a destra delle auto e invasione della corsia riservata. È già pronto il bando per le telecamere. Entro un paio di mesi saranno sistemate in quattro strade della città».
Cesare Bechis
11 luglio 2011

FONTE: CORRIERE DELLA SERA

domenica 10 luglio 2011

IL 27 LUGLIO PARTE LA MOVIDA NEL CENTRO STORICO DI TARANTO

di Fabio Venere 
TARANTO - «La Città vecchia è così bella, così suggestiva ma vederla attraversata da vaste zone di degrado è per noi una ferita bruciante. Èd è per questo che dimao il nostro contributo al progetto “L’Isola che vogliamo”». Non si sono parlati prima, forse non si conoscono neppure ma Marco Arena, 28 anni, prossimo dentista e Francesco Giuri, libero professionista (operatore di sviluppo territoriale), usano le stesse parole. Fanno ricorso alla stessa immagine, ripensano a quei vicoli antichi consumati dal tempo e dall’incuria e riflettono sulle enormi potenzialità del Borgo antico. Per entrambi, evidentemente, è stato automatico aderire al progetto della cooperativa «Terra» che per otto mercoledì a partire dal 27 luglio e sino a metà settembre realizzerà una serie di manifestazioni artistiche in Città vecchia. Mostre, film, musica, gastronomia, giochi di strada, teatro ed altro ancora, tutto completamente gratuito. 

E loro due, Arena e Giuri, porteranno in quest’esperimento di movida tra i vicoli antiche uniforme militari (Arena)e arte contemporanea (Giuri). 

Marco Arena, 28 anni, laureato in Odontoiatria a Chieti sta finendo la scuola di Ortodonzia, ha saputo del progetto grazie al social network per eccellenza (Facebook) e «ne sono stato subito entusiasta. La Città vecchia è stupenda ma è anche così abbandonata. In altre città, i centri storici sono maggiormente curati. L’ho mostrata più volte anche ad alcuni miei amici universitari di Chieti. Pure loro sono rimasti stupiti da tanta bellezza ma anche negativamente sorpresi dal degrado. Ed allora, ho deciso di dare il mio contributo portando tra i vicoli la mia passione». Ovvero, collezionare uniformi militari e berretti che, in Italia, sono state indossate dai primi del Novecento sino alla Seconda guerra mondiale. «Invito i lettori della Gazzetta a contribuire alla mostra - osserva Arena - con pezzi che, anche inconsapevolmente, conservano nelle proprie case. Molto spesso queste schegge di storia non sono valorizzate e rimanendo chiuse in casse ed armadi e non assolvono al compito di “macchine del tempo”». È questo l’obiettivo del giovane Arena che sottolinea: «Sbagliando, in molti pensano chi ha la mia passione sia un guerrafondaio. Non è così. Serve solo per non smarrire i nostri ricordi». 

Dalla mostra delle vecchie divise all’arte contemporanea. A spiegarlo è Francesco Giuri della Lwb project. «Siamo un gruppo di giovani professionisti che, per “l’Isola che vogliamo”, coordinerà diverse associazioni. Tra queste, l’associazione culturale C.O. 61 arte contemporanea e design che conta sull’architetto Gianmichele Arrivo. E grazie alla sua collaborazione - spiega Giuri - nei vicoli potranno essere visionate le opere di: Ezia Mitolo; Astor Mendez; Raffaele Quida». 

Poi nelle serate estive in Città vecchia ci sarà anche l’associazione culturale GeoArte, presieduta da Magda Milano «grazie alla cui collaborazione - ricorda Giuri - potranno essere ammirate le opere di arte contemporanea della stessa Magda Milano, docente all’Accademia di Belle Arti di Lecce e artista di fama internazionale che, quest’anno, è stata selezionata per la Biennale di Venezia e per la manifestazione internazionale di arte contemporanea e pubblica ad Edimburgo all’interno delle manifestazioni cultuale del Festival di arte contemporanea organizzato dall’Organizzazione Big Things on the Beach, ente che è nel novero di realtà internazionali presenti nel programma pluriennale delle manifestazioni relative alle Olimpiadi della cultura 2012». Sempre Lwb coordinerà l’associazione Stella Mirina «grazie alla quale si potranno ammirare le fotografie “Still Life” di una giovane ed emergente fotografa Irene Frascella di sicuro interesse nel prossimo futuro. Saranno presenti - aggiunge Giuri - anche: le opere di Cristiano De Gaetano, affermato artista tarantino e attualmente espositore alla Biennale di Venezia, vero orgoglio di una Taranto creativa e emergente a livello internazionale; Astor Mendez, artista locale ma oramai affermato professionista nel territorio anglosassone e Vito Caiati critico d’arte d fama nazionale». 

Come supporto di visibilità l’ente Big Things on the Beach che promuoverà l’iniziativa all’iniziativa in Inghilterra e Scozia attraverso i suoi canali per incrementare i flussi turistici verso Taranto».

FABIO CANNAVARO LASCIA IL CALCIO

Fabio Cannavaro bacia la Coppa del Mondo conquistata a Berlino

MASSIMILIANO NEROZZI
Fabio Cannavaro, capitano dell'Italia Mondiale e recordman di presenze azzurre, Pallone d'oro 2006, ha deciso di chiudere la carriera con un anno di anticipo: perché?«Il mio ginocchio non ce la faceva più. Mentre ero in vacanza ho provato a fare qualche corsetta, per allenarmi, e il ginocchio sinistro mi si è subito gonfiato. Problemi di cartilagine. Mi ero fatto male la stagione scorsa, una brutta botta».

Altro rimedio non esisteva?«Ho provato a curarmi per tutta l'estate, mi seguiva il professor Enrico Castellacci, ma quando in Florida ho visto che mi faceva male per una semplice corsa, ho capito che era arrivato il momento di dire basta».

Mica facile: umore?«Che dire, sono triste. E so che sarà molto dura smettere con il calcio: in fondo, gioco da quando avevo otto anni. Fanno trent'anni di pallone, cioè la mia vita. Ma se mi guardo indietro, ho avuto tutto. Allora, dico pure che sono felice».

Con chi ne ha parlato per primo?«Con mio fratello, Paolo. Gli ho detto: “A Pa, mi sa che è arrivata l'ora di dire basta”. E poi con mia moglie, Daniela».

Hanno provato a farle cambiare idea?«Non ce n'era bisogno: come dicevo, sono trent'anni che gioco. Era il momento».

Che farà ora?«Dovrò parlare con la Juve, perché con loro ho sempre un contratto da dirigente, per quattro anni, che firmai al mio ritorno in bianconero. Ma penso che starò ancora qui a Dubai».

Le hanno offerto di fare il dirigente dell'Al Ahli, la sua ultima squadra?«Sì. Una specie di uomo immagine, ambasciatore. In queste settimane sono stato negli Stati Uniti, in Italia, a Londra, ma quando ho deciso di ritirarmi, per correttezza, sono tornato a Dubai per parlare con il presidente, Al Naboodah, con il quale il rapporto è splendido. Così abbiamo trovato una soluzione, riprendendo discorsi già fatti in passato. Resterò all'Al Ahli per altri tre anni, come dirigente».

Dubai, casa sulla spiaggia. «Il paradiso», parola sua.«E poi mi stimola molto lavorare in questo calcio in espansione, anche se avevo in mente di giocare ancora un anno. Ma non sarebbe stato corretto, sapendo che il ginocchio non poteva reggere a certi livelli. A quasi 38 anni, di soddisfazioni me ne sono tolte, a livello italiano e internazionale. Va bene anche così».

La più bella foto dell'album?«La notte Mondiale di Berlino. Ma anche aver messo la maglia del Napoli, da ragazzo: un sogno. E poi una vita professionale in crescendo, durante la quale ho avuto la fortuna di giocare in alcune delle squadre migliori del mondo».

Il ricordo più triste?«Triste no, forse più brutto: quel filmato ai tempi del Parma, con il mio braccio. Non era doping, ma fu una vera stupidaggine».

Pentito di essere tornato alla Juve?«Pentito no, perché avevo ritrovato tanti amici. Anche se poi, a pagare, sono sempre quelli indicati come traditori o mercenari».

Etichetta che a lei non è mai andata giù.«Quando me ne andai, nel 2006, a 34 anni la Juve ci guadagnò un bel po' di soldi, dopo che mi aveva acquistato scambiandomi con il terzo portiere: fu un affare, insomma».

Per l'inchiesta Figc anche l'Inter fece telefonate proibite, da illecito sportivo: che ne pensa?«Che sicuramente sarebbe bello riavere quello scudetto. Anche se forse non ce n'è bisogno».

Motivo?«L'ho sempre sentito mio, e così tutti i miei compagni, perché lo vincemmo sul campo, sudando. Eravamo i più forti. A casa ho la coppa e le foto della festa: tutto il resto non conta».

Da quando ha annunciato l'addio, quanti messaggi le sono arrivati?«Tantissimi, da amici e compagni. Ho parlato con il mister, Lippi, con Pirlo, e con tanti altri».

Il messaggio più bello?(sorride) «Quello di Guido, un amico da quando eravamo piccoli. M'ha detto: “Fabio, hai iniziato con una Punto bianca, finisci con una Ferrari Gto 599. Vuol dire che ti è andata bene”. Posso dargli torto?».

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