Sotto osservazione gli impianti del ciclo di lavorazione della raffineria Eni di Taranto. Ci sarebbero problemi nei cosiddetti sistemi di protezione attiva. Non soltanto contro il rischio incendi, ma anche contro il rischio di emissioni aeree di natura potenzialmente pericolosa. A questi problemi occorrerà fare fronte. Bisognerà porre riparo e farlo nei termini in cui lo richiede il cosiddetto Comitato tecnico regionale (Ctr).
Questo il quadro che si presenta all’indomani del deposito del verbale che, all’esito del lungo lavoro di sorveglianza e monitoraggio interno allo stabilimento tarantino da parte degli esperti del Ctr (vi siedono la Regione e l’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’Ambiente, Arpa, ma le responsabilità principali sono in capo alla direzione regionale del comando dei Vigili del fuoco), nelle prossime ore verrà notificato ai responsabili dell’azienda petrolifera. Da quel momento, cioè da quando materialmente sarà accertata la ricezione del verbale da parte di chi è tenuto ad ottemperare alle prescrizioni del Ctr, cominceranno a decorrere i termini per mettersi in regola, per fare in modo cioè che le situazioni di rischio venutesi a creare all’interno dell’Eni siano azzerate.
I termini, appunto. Novanta giorni, «o comunque fino a quando non verranno a cessare le condizioni di rischio». Così dicono dal Ctr. ma la domanda è: in questa parentesi temporale, il ciclo industriale potrà continuare regolarmente ad andare avanti o sarà necessario fermarlo, sia pure momentaneamente? Ogni tentativo di carpire una risposta definitiva dai tecnici coinvolti nella procedura di verifica della sicurezza interna all’Eni sembra cadere nel nulla. All’ultimo approdo viene concesso un: «tendenzialmente». Cosa vuol dire? «Tendenzialmente - sostiene uno dei tecnici che però chiede di non essere citato - visto che il problema attinente i rischi rilevati dagli organismi di controllo è piuttosto diffuso nei diversi ambienti dello stabilimento, e quindi è difficile circoscrivere e isolare dal resto la zona nella quale intervenire, l’attività andrebbe interrotta fino al termine dei lavori di sicurezza».
Il «tendenzialmente» parrebbe lasciare aperta la strada ad eventuali deroghe all’interruzione dell’attività. E comunque vanno messe nel conto le contromosse dell’azienda che già ieri, attraverso le agenzie, ha fatto sapere che non esiste alcuna «notifica di sospensione. «Per quanto concerne le prescrizioni riferibili ai sistemi di sicurezza antincendio - dicono dalla società del cane a sei zampe - si precisa che il tema riguarda l'espletamento di alcune verifiche su sistemi antincendio di una parte della Raffineria in occasione della fermata per manutenzione. Tali verifiche, che per motivi operativi erano state pianificate in occasione della fermata per manutenzione in corso, sono in fase di esecuzione e saranno portate a termine secondo quanto programmato sottoponendo tempestivamente i risultati agli organi di controllo competenti. Eni conferma, pertanto, che allo stato attuale le attività della raffineria proseguono regolarmente».
Già da questo si rileva la sostanziale difformità nella lettura del caso tra controllore e controllato. Se i tecnici parlano infatti di situazione di rischio diffusa nello stabilimento, dall’azienda replicano prospettando una situazione critica, e comunque risolvibile, in una parte (non dunque in tutto lo stabilimento) della raffineria dove peraltro le attività sarebbero già state fermate - indipendentemente dal richiamo del Ctr dice l’Eni - per effettuare la manutenzione regolarmente programmata. Ad ogni buon conto, solo all’atto della ricezione del provvedimento da parte di Eni potremo scoprire come agirà quel «tendenzialmente» sui destini di questa vicenda.
Tirato per la giacca, il direttore generale dell’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’Ambiente, Giorgio Assennato, chiarisce: «La stampa spesso mi attribuisce poteri che non ho. Un direttore generale di un’Arpa qualsiasi che si rendesse responsabile della chiusura, sia pure temporanea, per rischi alla salute di uno stabilimento in attività come quello di un colosso come Eni, finirebbe su tutti i giornali e diventerebbe famoso. Sarebbe uno scoop, ma io non sono capace di tanto. Anzi, abbandonando l’ironia e tornando alla realtà, nel Ctr neanche siedo. Di più: i nostri delegati non alcun dovere di relazionare alla direzione generale Arpa sul loro operato in seno al Ctr. Noi siamo organo di controllo e supporto tecnico a chi deve decidere, non ordiniamo chiusure di industrie. Figuriamoci».
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