Decine di persone ascoltate e la bambina che continua a confermare. I carabinieri di Taranto stanno continuando a indagare sulla storia della bambina di 5 anni che ha raccontato, mercoledì, di aver subito una violenza sessuale da parte di tre ragazzi tra i 15 e i 16 anni. In queste ore stanno raccogliendo dettagli che andrebbero a confermare un quadro di massima che hanno già in mano: i tre adolescenti sono stati già individuati ma prima di muoversi gli investigatori vogliono avere un quadro della vicenda molto più chiaro.
La storia comincia nella serata di mercoledì 20 quando la bambina torna dai suoi genitori - abitano in un quartiere popolare di un grosso centro in provincia di Taranto, la condizione della famiglia è assai modesta - e racconta di essere stata avvicinata e molestata da un gruppo di ragazzi più grandi. È gente del quartiere, adolescenti che vede praticamente ogni giorno. Il racconto è preciso e assai dettagliato. La madre è sotto choc. La mattina alle otto, i genitori accompagnano la piccola prima al Pronto soccorso e poi al consultorio per far visitare la bambina. I medici non trovano tracce evidenti dello stupro ma questo, spiegheranno poi i sanitari ai carabinieri, non significa che non ci sia stato. Così in queste ore gli uomini del comando provinciale di Taranto stanno effettuando una serie di nuovi accertamenti e ascoltando varie persone. In ogni caso, a questo punto i sanitari decidono di chiedere alla bambina cosa è accaduto. Lo fanno al consultorio alla presenza di una psicologa. E la piccola, accanto al racconto lucido, comincia a fare disegni su quanto successo quel pomeriggio. Disegni secondo gli esperti assolutamente inequivocabili.
È a questo punto che la famiglia, referti alla mano, decide di presentare la denuncia ai carabinieri. Vengono ascoltate le prime persone, comprese alcune amichette della bimba che confermano la versione: giocavano, poi sono arrivati quei tre e l'hanno portata via. In un vecchio casolare che si trova nella zona, forse. Oppure - e secondo i carabinieri è questa la versione più credibile - in un piazzale isolato che si trova alle spalle delle case popolari dove vive la bambina. L'hanno presa a turno. Uno faceva il palo e gli altri la molestavano. Secondo il racconto, il tutto è durato una decina di minuti. Poi dei rumori e i ragazzi sono scappati. Erano in tre, appunto. Anche se c'è qualcuno che parla di quattro. Avevano tra i quindici e i sedici anni. I carabinieri hanno un appunto con i loro nomi. Sono ragazzi della zona. Ma prima di far scendere in campo il tribunale dei minori e magari interrogarli, gli investigatori vogliono raccogliere altri elementi. "Dobbiamo essere in una botte di ferro,
non possiamo permetterci di sbagliare nulla" spiega uno degli inquirenti. In queste ore stanno effettuando una serie di riscontri, sentendo i testimoni e analizzando alcuni indumenti della piccola: aveva i pantaloni strappati e alcune macchie di sangue sulla maglietta. La chiave potrebbe arrivare dall'analisi del telefonino di uno dei sospettati: sembrerebbe che la piccola fosse stata attirata proprio dalla promessa di alcune fotografie e dalla suoneria del cellulare di un ragazzo, con la hit da discoteca del momento "Danza Kuduro". Le piaceva ballare.
La storia comincia nella serata di mercoledì 20 quando la bambina torna dai suoi genitori - abitano in un quartiere popolare di un grosso centro in provincia di Taranto, la condizione della famiglia è assai modesta - e racconta di essere stata avvicinata e molestata da un gruppo di ragazzi più grandi. È gente del quartiere, adolescenti che vede praticamente ogni giorno. Il racconto è preciso e assai dettagliato. La madre è sotto choc. La mattina alle otto, i genitori accompagnano la piccola prima al Pronto soccorso e poi al consultorio per far visitare la bambina. I medici non trovano tracce evidenti dello stupro ma questo, spiegheranno poi i sanitari ai carabinieri, non significa che non ci sia stato. Così in queste ore gli uomini del comando provinciale di Taranto stanno effettuando una serie di nuovi accertamenti e ascoltando varie persone. In ogni caso, a questo punto i sanitari decidono di chiedere alla bambina cosa è accaduto. Lo fanno al consultorio alla presenza di una psicologa. E la piccola, accanto al racconto lucido, comincia a fare disegni su quanto successo quel pomeriggio. Disegni secondo gli esperti assolutamente inequivocabili.
È a questo punto che la famiglia, referti alla mano, decide di presentare la denuncia ai carabinieri. Vengono ascoltate le prime persone, comprese alcune amichette della bimba che confermano la versione: giocavano, poi sono arrivati quei tre e l'hanno portata via. In un vecchio casolare che si trova nella zona, forse. Oppure - e secondo i carabinieri è questa la versione più credibile - in un piazzale isolato che si trova alle spalle delle case popolari dove vive la bambina. L'hanno presa a turno. Uno faceva il palo e gli altri la molestavano. Secondo il racconto, il tutto è durato una decina di minuti. Poi dei rumori e i ragazzi sono scappati. Erano in tre, appunto. Anche se c'è qualcuno che parla di quattro. Avevano tra i quindici e i sedici anni. I carabinieri hanno un appunto con i loro nomi. Sono ragazzi della zona. Ma prima di far scendere in campo il tribunale dei minori e magari interrogarli, gli investigatori vogliono raccogliere altri elementi. "Dobbiamo essere in una botte di ferro,
non possiamo permetterci di sbagliare nulla" spiega uno degli inquirenti. In queste ore stanno effettuando una serie di riscontri, sentendo i testimoni e analizzando alcuni indumenti della piccola: aveva i pantaloni strappati e alcune macchie di sangue sulla maglietta. La chiave potrebbe arrivare dall'analisi del telefonino di uno dei sospettati: sembrerebbe che la piccola fosse stata attirata proprio dalla promessa di alcune fotografie e dalla suoneria del cellulare di un ragazzo, con la hit da discoteca del momento "Danza Kuduro". Le piaceva ballare.