“Sono
tutti uguali, sono tutti ladri”, si esprime così il cittadino della strada nei
confronti dei politici e degli amministratori pubblici. Un’espressione respinta
con forza da ogni politico ma che in verità ferisce solo i pochi onesti ancora
presenti nelle pubbliche amministrazioni. In effetti è difficile per il
cittadino, di fronte al torrente in piena di notizie di corruzioni, concussioni
e ogni altro tipo di illiceità, distinguere il grano dalla zizzania, il buono
dal cattivo. Sempre più spesso, corrotti vengono scoperti nelle fila di questo
o quel partito. Sappiamo che la corruzione è un reato dalle caratteristiche
particolari in virtù delle quali corrotto e corruttore scelgono il silenzio.
Entrambi ne traggono vantaggio. Altri pagheranno. Come è noto, la corruzione e
la concussione fioriscono grazie alla assoluta assenza di controlli anche a
causa della particolarità del reato. Spesso la corruzione, come la concussione
hanno profili sfumati, impercettibili. A tale problema si aggiunge una assenza
di volontà politica che si traduce in una desertificazione legislativa o, più
autenticamente, a una legislazione insufficiente e inadeguata. Allo stato, un
disegno di legge presentato dal presidente del Senato è fermo da più di due
anni. Sollecitamente si legifera sulla responsabilità dei giudici. Chi
quotidianamente opera a contatto di gomito solitamente si avvede di
comportamenti non proprio limpidi. Delibere frenate a lungo che improvvisamente
subiscono un’accelerata. Permessi che stranamente non vengono concessi per una
miriade di cavilli e che, anche in
questo caso, si sbloccano repentinamente. Consulenze affidate a mostri di
ignoranza o a parenti di illustri amministratori. I corrotti tendono a innalzare
una cintura di omertà elargendo ai propri collaboratori denaro, premi o
promozioni di carriera. Un comportamento
più facilmente percepibile da coloro che operano in prossimità.
Colleghi onesti, per esempio. I colleghi onesti dovrebbero fare una scelta di campo: rinunciare pubblicamente
a incarichi gestionali e operare solo per il bene pubblico controllando ogni
atto amministrativo fin nel più piccolo dettaglio. Nei fascicoli delle delibere
adottate sono spesso presenti atti, documenti o appunti illuminanti. Sarebbe un
modo etico di amministrare la cosa pubblica. Se sono realmente onesti, non si
arricchirebbero comunque. In questo caso metterebbero la propria onestà al
servizio di una grande causa. Il cittadino potrebbe più facilmente riconoscere
il politico al servizio del cittadini e il politico a servizio di sé stesso. Questa
volta sotto un controllo stringente e ravvicinato. Il nostro Paese sta
scivolando lungo una drammatica china. I giovani emigrano sfiduciati. Le
aziende che non pagano i corrotti, finiscono per mettere sul lastrico intere
famiglie. L’economia così drogata, viene frenata. Subiscono gravi insulti la
democrazia e il mondo dell’informazione. Le segreterie dei partiti non
farebbero più partecipare alle competizioni elettorali i consiglieri
controllori? Probabilmente no, perché sarebbero i più suffragati dagli elettori
stanchi di ruberie.
Giovanni Matichecchia
Comitato Consapevolezza Civica