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martedì 14 aprile 2015

LA CHIESA NELL'ORBITA DELLA DANZA NEL MEDIOEVO

Spiriti, fantasmi, apparizioni è ampio il repertorio degli orrori che invadono la scena dell'uomo medievale. E’ stato sfatato, ormai, il tabù che vuole il Medioevo un periodo triste e buio. Anzi, è tutto fuorché culturalmente depresso. Dagli occhiali all'orologio, dalla carta ai bottoni, dalle note musicali fino alla danza la cui attività, prima che venisse elaborata grazie ad una serie di trattati scritti dai maestri di ballo, era considerata ancora festosa, quasi si confondeva al gioco. La società medievale, improntata principalmente sulle teorie del Cattolicesimo, è un sistema religioso chiuso in cui tutto è spiegabile ricorrendo alla Fede. E con l'avvento del Cristianesimo, le invettive contro il danzare diventano sempre più frequenti tant’è che Sant'Agostino, uno dei Padri della Chiesa, si esprimeva in questi toni: "...codesti infelici e miseri uomini che praticano i balli e le danze proprio davanti alle basiliche dei santi, non hanno timore nè arrossiscono...". Una delle caratteristiche basilari della danza è quella di avere un forte potere comunicativo. Nel corso della storia, infatti, Re e Regine hanno ben governato servendosi di quella formula magica conosciuta con il nome di danza. Ciò si traduceva in rituali, feste, matrimoni, banchetti che forgiano le coscienze delle masse attraverso lo svago coreutico. Nel Medioevo “il corpo è luogo di un paradosso” (Le Goff), poiché è sede del peccato. Con le deliberazioni di alcuni Concili tenutisi tra il 589 ed il 654 d.c. si tenta di regolamentare le manifestazioni nei luoghi sacri.
Si stabilisce, ad esempio, che l'avversione per la pratica coreica dovesse considerarsi accentuata se praticata negli edifici sacri, oppure se praticata dal Clero. Ma perché la danza è stata ostacolata dalla Chiesa? Le condanne hanno come obiettivo l'oscenità proprie dell'esibizione in quanto, secondo le autorità ecclesiastiche, chi danza usa il proprio corpo per fini illeciti, spettacolarizzando il peccato. Dunque immorale. Nell’Alto Medio Evo i Padri della Chiesa si scagliano a più riprese contro l’uso del danzare specialmente nei cimiteri, nelle Chiese, nelle Processioni anche se i divieti non sempre vengono rispettati. Premesso che l'atteggiamento censorio è comunque connesso al binomio danza-culto pagano, la religione Cattolica nel Medioevo mostra comunque un duplice atteggiamento nei confronti degli spettacoli di danza. Se da un lato il corpo in movimento è oggetto di trasgressione e pertanto perseguibile moralmente, d’altro canto viene utilizzata come mezzo di edificazione e di propagazione della Fede. Ciò è vero poiché sono attestate nella Chiesa d'Oriente forme liturgiche assimilabili del tutto a danze religiose. Verosimilmente il Cristianesimo non ha cambiato il modo di concepire ed eseguire le danze, difatti ritroviamo tutti i temi delle civiltà precedenti, dalla fertilità alla morte ai raccolti alle nozze. A partire dal XI secolo, una nuova spinta innovativa avviene ad opera delle concezioni di San Tommaso d'Aquino e San Bonaventura secondo i quali il divertimento può essere utile per il riposo dell'anima. Bisogna sottolineare, infatti, come la danza abbia la finalità di ammaliare, di attirare a sé, di facilitare la persuasione proprio perché rientra nella sua natura. Probabilmente per troppo tempo la Chiesa ha considerato l'arte al servizio della gloria di Dio allo scopo di migliorare gli uomini. E' il concetto dell’ancilla  theologiae, la storia si trasforma in teologia della storia in considerazione dei disegni divini, ma sarà così ancora nei secoli a venire?  Già nel Quattrocento, d’altronde, una bolla di Papa Eugenio IV autorizza lo svolgimento di certe manifestazioni coreutiche, a testimonianza di un atteggiamento positivo della Chiesa nei confronti dell’arte coreutica. Con la scoperta delle Americhe il “millennio medievale” volge al termine, almeno secondo gli storici. Una nuova concezione dell’uomo, di Rinascita, vede impegnata la società. Non fa eccezione la danza che entrerà a far parte dell’alveo di altri vitali spazi istituzioni, quelle delle Corti Rinascimentali.
MASSIMILIANO RASO

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