Taranto cinque volte meno inquinata della Valle Padana? Pensavamo di leggere una dichiarazione dell’ufficio pubbliche relazioni dell’Ilva. E invece era una dichiarazione di Nichi Vendola. Siamo molto preoccupati che il Presidente della Regione Puglia punti a “ridimensionare” il problema dell’inquinamento a Taranto proprio nel momento in cui la drammaticita’ della questione ambientale e sanitaria si sta imponendo all’attenzione nazionale con gli arresti politici eccellenti di questi giorni.
Dichiarando che “in alcuni quartieri di Brescia o in tanta parte della Pianura Padana c’e’ benzoapirene e diossina in quantita’ cinque volte superiore a quelle che ci sono nei quartieri piu’ inquinati di Taranto”, Vendola continua a svolgere il ruolo di “minimizzatore” e di “rassicuratore” proprio adesso che le indagini della Procura per disastro ambientale sembrano assestare colpi decisivi a quel sistema politico che ha garantito l’Ilva.
Il vero dato imbarazzante per Vendola e’ che il grande disastro ambientale di Taranto si e’ continuato a consumare mentre lui era Governatore della Regione Puglia.
Vendola e’ stato l’uomo del dialogo con Riva, dei tavoli tecnici di concertazione con l’azienda mentre PeaceLink portava in Procura i dati sulla diossina da cui e’ partita l’inchiesta.
Vendola era il Presidente della Regione Puglia che doveva ad esempio far controllare gli alimenti a Taranto. Fino al momento in cui PeaceLink ha fatto analizzare il formaggio (riscontrando diossina oltre i limiti di legge), a Taranto tutto era “nella norma” e la Regione Puglia non rilevava nulla di anomalo nella catena alimentare. Se si vanno a rileggere le dichiarazioni di Vendola dopo le analisi sul “formaggio alla diossina” (commissionate da PeaceLink) si notera’ che il 21 marzo 2008 proprio il Governatore della Regione Puglia rassicurava con parole che oggi appaiono assolutamente stonate. (2)
Il 21 marzo 2008 diceva infatti che a Taranto “non c’è un’emergenza” a proposito della diossina e delle tracce di Pcb riscontrate nel formaggio.
“Non siamo in provincia di Caserta, – rassicurava Vendola – abbiamo disposto il fermo sanitario solo per un’azienda zootecnica di Statte. La produzione di latte e derivati nelle aziende del Tarantino è assolutamente normale per i dati da inquinamento da diossina”.
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Dichiarando che “in alcuni quartieri di Brescia o in tanta parte della Pianura Padana c’e’ benzoapirene e diossina in quantita’ cinque volte superiore a quelle che ci sono nei quartieri piu’ inquinati di Taranto”, Vendola continua a svolgere il ruolo di “minimizzatore” e di “rassicuratore” proprio adesso che le indagini della Procura per disastro ambientale sembrano assestare colpi decisivi a quel sistema politico che ha garantito l’Ilva.
Il vero dato imbarazzante per Vendola e’ che il grande disastro ambientale di Taranto si e’ continuato a consumare mentre lui era Governatore della Regione Puglia.
Vendola e’ stato l’uomo del dialogo con Riva, dei tavoli tecnici di concertazione con l’azienda mentre PeaceLink portava in Procura i dati sulla diossina da cui e’ partita l’inchiesta.
Vendola era il Presidente della Regione Puglia che doveva ad esempio far controllare gli alimenti a Taranto. Fino al momento in cui PeaceLink ha fatto analizzare il formaggio (riscontrando diossina oltre i limiti di legge), a Taranto tutto era “nella norma” e la Regione Puglia non rilevava nulla di anomalo nella catena alimentare. Se si vanno a rileggere le dichiarazioni di Vendola dopo le analisi sul “formaggio alla diossina” (commissionate da PeaceLink) si notera’ che il 21 marzo 2008 proprio il Governatore della Regione Puglia rassicurava con parole che oggi appaiono assolutamente stonate. (2)
Il 21 marzo 2008 diceva infatti che a Taranto “non c’è un’emergenza” a proposito della diossina e delle tracce di Pcb riscontrate nel formaggio.
“Non siamo in provincia di Caserta, – rassicurava Vendola – abbiamo disposto il fermo sanitario solo per un’azienda zootecnica di Statte. La produzione di latte e derivati nelle aziende del Tarantino è assolutamente normale per i dati da inquinamento da diossina”.
I fatti, come sanno tutti, si sono rivelati ben piu’ gravi di quanto affermava Vendola, la Procura ha aperto un’inchiesta di ampie proporzioni e la stessa Regione Puglia ha dovuto prescrivere un divieto di libero pascolo nei terreni incolti per un raggio di 20 chilometri per via di quella diossina che per Vendola non doveva destare troppo allarme.
Come si puo’ notare, Vendola svolgeva e continua ancora oggi a svolgere un ruolo di “contenimento politico” dell’allarme inquinamento, come se il suo ruolo sia quello di premere il freno alle preoccupazioni dei cittadini. Lo faceva allora che la Procura di Taranto stava per aprire l’inchiesta e lo fa oggi che i magistrati stanno presumibilmente per portarla a livelli ancora piu’ alti.
Vendola minimizza proprio ora che la Regione Puglia deve comonciare a rispondere a tante legittime domande.
Ad esempio dovrebbe fornire i dati 2011 e 2012 sui morti e i malati al fine di verificare se l’eccesso di mortalita’ e di morbilita’ – registrato dagli epidemiologi della Procura – si protrae ancora e in che percentuali.
La Regione Puglia dovrebbe approntare un sistema di aggiornamento dei dati sanitari per verificare se persiste una correlazione significativa fra danno alla salute e inquinamento industriale. Altrimenti ogni discorso sulla valutazione del danno sanitario rimane un’ipotesi senza riscontro sul campo.
Oggi Vendola non e’ in grado di dire nulla perche’ non ha i dati aggiornati. La Regione non intende svolgere (sostiene di non avere le risorse) una indagine epidemiologica accurata come quella che la Procura di Taranto ha saputo effettuare in pochi mesi incaricando degli esperti.
Come e’ possibile questo deficit di conoscenza? E senza dati dei morti e dei malati come puo’ Vendola anche solo provare a rassicurare i cittadini di Taranto?
La Regione non rende pubblici neppure gli aggiornamenti mensili della mortalita’.
Eppure Vendola continua a svolgere il ruolo del “rassicuratore”, come ha fatto in tutti questi anni anche il Sindaco Ippazio Stefano. Come ha fatto anche Florido, oggi agli arresti.
Da anni a Taranto c’e’ una classe politica di governo che dispensa rassicurazioni.
Vendola rassicura proprio ora che emergono molteplici infrazioni dell’Ilva all’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).
Vendola non dice (o non sa) che le polveri sottili di Taranto sono le piu’ pericolose in Italia e che – come attesta l’Istituto Superiore della Sanita’ – hanno una tossicita’ 2,2 volte superiore a quelle di qualunque realta’ della Valle Padana. Lo studio Sentieri dell’Istituto Superiore della Sanita’ attesta la fortissima tossicita’ del PM10, con un potere mortale piu’ che doppio rispetto ad ogni altra realta’ italiana.
Un’altra annotazione.
Vendola non dice che la recente riduzione delle concentrazioni di benzo(a)pirene a Taranto avviene mentre c’e’ il fermo per manutenzione delle batterie piu’ inquinanti della cokeria. Vendola non dice (o non sa) che a Taranto stanno arrivando navi cariche di carbon coke e questo sta riducendo il volume produttivo della cokeria e di conseguenza anche le emissioni di benzo(a)pirene della cokeria.
Il dato della diminuzione del benzo(a)pirene – lungi dall’essere un indicatore di miglioramento duraturo – e’ quindi una chiara evidenza che, mentre si fermano le batterie piu’ inquinanti della cokeria, cala anche l’inquinamento da benzo(a)pirene. Questo dato evidente ci porta a chiedere come mai la Regione Puglia in tutti questi anni – pur conoscendo dagli studi Arpa il nesso fra benzo(a)pirene e cokeria Ilva – non abbia richiesto da tempo il fermo delle batterie piu’ inquinanti della cokeria stessa e come mai invece le abbia lasciate funzionare a pieno regime, con un inquinamento fortissimo registrato in questi anni. Ora le batterie piu’ inquinanti sono ferme per manutenzione, ma quando la cokeria tornera’ a funzionare a pieno regime di quanto si impennera’ il benzo(a)pirene?
Anche per la diossina Vendola rassicura pur conoscendo le proprie inadempienze nell’applicare l’articolo 3 della legge regionale sulla diossina.
Per la diossina Vendola infatti non dice che da 4 anni doveva essere avviato il campionamento in continuo. I dati che l’Arpa rileva non sono verificati con continuita’ proprio per l’assenza del campionamento continuo.
Mancano verifiche sulle dispersioni correlabili agli elettrofiltri e alla gestione delle polveri alla base del camino E-312.
Vendola non dice che persistono gravi criticita’ di ricaduta delle polveri con diossina sui pascoli, tanto che non si puo’ procedere alla bonifica dei terreni altrimenti l’erba si ricontaminerebbe.
Vendola ormai non mette piu’ piede a Taranto per paura di essere contestato, perche’ sa che le sue dichiarazioni feriscono la sensibilita’ di un’intera collettivita’.
Vendola, se e’ cosi’ sicuro delle sue affermazioni, venga a confrontarsi con i cittadini di Taranto e scoprira’ che c’e’ una citta’ piu’ informata di lui, una citta’ che chiede salute e giustizia.
Lo sfidiamo ad un pubblico confronto.
Un’ultima annotazione.
PeaceLink oggi mettera’ in mora la Regione Puglia che non ha richiesto all’Arpa Puglia l’individuazione di chi ha contaminato il terreno e la falda del quartiere Tamburi. Senza questo adempimento, non puo’ scattare la norma europea “chi inquina paga” (art. 1 direttiva 2004/35/CE). Senza individiazione di chi ha inquinato, i costi ricadranno unicamente sulla collettivita’ che si troverebbe doppiamente danneggiata sia perche’ inquinata sia perche’ costretta a pagare i costi della bonifica.
Anche per la diossina Vendola rassicura pur conoscendo le proprie inadempienze nell’applicare l’articolo 3 della legge regionale sulla diossina.
Per la diossina Vendola infatti non dice che da 4 anni doveva essere avviato il campionamento in continuo. I dati che l’Arpa rileva non sono verificati con continuita’ proprio per l’assenza del campionamento continuo.
Mancano verifiche sulle dispersioni correlabili agli elettrofiltri e alla gestione delle polveri alla base del camino E-312.
Vendola non dice che persistono gravi criticita’ di ricaduta delle polveri con diossina sui pascoli, tanto che non si puo’ procedere alla bonifica dei terreni altrimenti l’erba si ricontaminerebbe.
Vendola ormai non mette piu’ piede a Taranto per paura di essere contestato, perche’ sa che le sue dichiarazioni feriscono la sensibilita’ di un’intera collettivita’.
Vendola, se e’ cosi’ sicuro delle sue affermazioni, venga a confrontarsi con i cittadini di Taranto e scoprira’ che c’e’ una citta’ piu’ informata di lui, una citta’ che chiede salute e giustizia.
Lo sfidiamo ad un pubblico confronto.
Un’ultima annotazione.
PeaceLink oggi mettera’ in mora la Regione Puglia che non ha richiesto all’Arpa Puglia l’individuazione di chi ha contaminato il terreno e la falda del quartiere Tamburi. Senza questo adempimento, non puo’ scattare la norma europea “chi inquina paga” (art. 1 direttiva 2004/35/CE). Senza individiazione di chi ha inquinato, i costi ricadranno unicamente sulla collettivita’ che si troverebbe doppiamente danneggiata sia perche’ inquinata sia perche’ costretta a pagare i costi della bonifica.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
Presidente di PeaceLink