L'acciaio dell'ilva resta sotto sequestro. Il gip Patrizia Todisco, infatti, ha dichiarato inammissibile l'istanza con la quale i legali della grande fabbrica avevano invocato la restituzione dei prodotti finiti sotto chiave lo scorso 26 novembre. La richiesta era scattata dopo che la Corte Costituzionale aveva dichiarato legittima la cosiddetta legge "salva Ilva", la norma che consente all'acciaieria di continuare a produrre e commercializzare bramme, coils e tubi, nonostante i sequestri della procura. Il gip ha rilevato che al momento non esiste il fondamento giuridico per procedere al dissequestro, in quanto la Corte Costituzionale ha emesso solo un comunicato stampa e non la sentenza con le motivazioni della sua decisione. Una considerazione che avevano fatto anche i pm al momento di passare l'istanza dei difensori al gip.
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I sigilli, quindi, rimangono su un vero e proprio tesoro in acciaio. Si tratta di prodotti di valore stimato in un miliardo di euro. Le bramme e i tubi sono stati sequestrati poiché ritenuti frutto di reato nell'ambito dell'inchiesta per disastro ambientale esplosa a luglio con il blocco, rimasto solo sulla carta, degli impianti dell'area a caldo, ritenuti la fonte delle emissioni di veleni industriali killer.
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