Facile controllare una popolazione ridotta in schiavitù, una popolazione a cui è stata regalata l’illusione di un falso benessere per poi stringere il cappio alla prima occasione. Taranto: una città meravigliosa, dalle mille risorse. Taranto: un esperimento di lobotomizzazione culturale perfettamente riuscito. Tra eventi, esposti, comunicati, conferenze, manifestazioni e mancato quorum, in molti si sono impegnati in passi da maestro sul valzer dei numeri, si sono affrettati a valorizzare il bicchiere mezzo pieno, pronti a difendere il proprio operato prima di qualsiasi altra riflessione. Come comitato di cittadini, prima che ambientalisti, e di referendari storici (non certo dell’ultimo minuto!), ci siamo chiesti: qual è la causa di tanta bassezza sociale? Perché di questo si tratta. Se l’80% degli aventi diritto non ha sentito l’esigenza di esprimere la propria opinione sul futuro che più lo riguarda da vicino, che riguarda la vita dei propri figli e nipoti, vuol dire che la politica del “capopopolo”, dell’”eroe dell’anno trascinatore di masse” praticata negli ultimi 10 anni è stata totalmente errata e che ha soltanto accentuato il basso profilo culturale di questa città.
L’unico calcolo che ci è venuto alla mente è stato un altro: quanti sono i tarantini che hanno subito un danno da inquinamento? Quanti hanno dovuto combattere con malattie e lutti? Troppi. La quasi totalità della popolazione tarantina, a detta di studi accreditati. E l’epidemia non si fermerebbe pur spegnendo oggi stesso gli impianti inquinanti perché il danno genotossico è ormai avvenuto. Chi lotta oggi lo fa per i propri nipoti, sempre se riuscirà ad averli, considerate le numerose patologie che investono la fertilità della popolazione tarantina quotidianamente minata.