L'Ilva ha annunciato oggi ai sindacati territoriali dei metalmeccanici
di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, che 1428 lavoratori dell'area a
freddo dello stabilimento siderurgico di Taranto andranno in cassa
integrazione in deroga. Il provvedimento e' conseguente al sequestro dei
prodotti finiti e semilavorati, realizzati nel periodo tra il 26
luglio, all'epoca del sequestro degli impianti dell'area a caldo, e il 3
dicembre, il giorno del decreto legge del Governo nazionale che
autorizza la ripresa della produzione e la conseguente
commercializzazione dei prodotti, essendo, secondo la Procura della
Repubblica e il gip del Tribunale di Taranto, quegli stessi prodotti,
frutto di attivita' criminosa.
La misura della cassa integrazione, che verra' chiesta al Ministero del Lavoro, nelle previsioni dovrebbe durare fino al 31 gennaio. I lavoratori sperano tuttavia che, per effetto della conversione in legge da parte di Camera e Senato del decreto del governo, compreso l'emendamento che consentirebbe di commercializzare le 1700 tonnellate di rotoli di acciaio attualmente fermi, (i cosiddetti coils del valore di circa 1 miliardo di euro), possa essere interrotta prima. I magazzini con i rotoli gia' realizzati in pratica sono pieni. Non ci sono spazi per collocare i nuovi prodotti.
Sulla base di questa difficolta', l'azienda ha deciso di fermare il resto degli impianti dell'area a freddo, cioe' il tubificio R, che non era previsto nella vecchia cassa integrazione, il treno nastri 2, la finitura nastri e quota parte di servizi e staff e quindi anche la manutenzione. Per i 1428 operai si tratta di una cassa integrazione in deroga perche' non deriva da un problema di mercato. L'area a freddo di Taranto, che conta circa 300 dipendenti complessivamente, si avvia alla quasi totale paralisi. Infatti gia' circa 1950 posizioni lavorative erano interessate da una richiesta di cassa integrazione guadagni (area tubifici, rivestimenti tubificio, una parte del Laf-Laminatoio a freddo, treno nastri 1) per l'effetto di problemi di mercato. Di questi, circa 900 casse integrazioni sono gia' partite e dureranno, sempre secondo le previsioni massime, tredici settimane: essendo iniziate ai primi di dicembre, dovrebbero finire agli inizi di marzo. ''Questo e' un tetto massimo - spiega Mimmo Panarelli, segretario territoriale della Fim Cisl all'Adnkronos - perche' sono convinto che, se si riesce a liberare i magazzini e a ripartire con la vendita e la spedizione dei prodotti finiti, molto probabilmente questo permettera' di ripartire gradualmente con gli impianti dell'area a freddo. E quindi la cassa integrazione potrebbe ridursi notevolmente''. Ci sono poi 200 lavoratori ancora in cassa integrazione a causa delle conseguenze del tornado del 28 novembre (erano 1031 ma poi con la graduale ripresa degli impianti il numero si sta assottigliando).
La misura della cassa integrazione, che verra' chiesta al Ministero del Lavoro, nelle previsioni dovrebbe durare fino al 31 gennaio. I lavoratori sperano tuttavia che, per effetto della conversione in legge da parte di Camera e Senato del decreto del governo, compreso l'emendamento che consentirebbe di commercializzare le 1700 tonnellate di rotoli di acciaio attualmente fermi, (i cosiddetti coils del valore di circa 1 miliardo di euro), possa essere interrotta prima. I magazzini con i rotoli gia' realizzati in pratica sono pieni. Non ci sono spazi per collocare i nuovi prodotti.
Sulla base di questa difficolta', l'azienda ha deciso di fermare il resto degli impianti dell'area a freddo, cioe' il tubificio R, che non era previsto nella vecchia cassa integrazione, il treno nastri 2, la finitura nastri e quota parte di servizi e staff e quindi anche la manutenzione. Per i 1428 operai si tratta di una cassa integrazione in deroga perche' non deriva da un problema di mercato. L'area a freddo di Taranto, che conta circa 300 dipendenti complessivamente, si avvia alla quasi totale paralisi. Infatti gia' circa 1950 posizioni lavorative erano interessate da una richiesta di cassa integrazione guadagni (area tubifici, rivestimenti tubificio, una parte del Laf-Laminatoio a freddo, treno nastri 1) per l'effetto di problemi di mercato. Di questi, circa 900 casse integrazioni sono gia' partite e dureranno, sempre secondo le previsioni massime, tredici settimane: essendo iniziate ai primi di dicembre, dovrebbero finire agli inizi di marzo. ''Questo e' un tetto massimo - spiega Mimmo Panarelli, segretario territoriale della Fim Cisl all'Adnkronos - perche' sono convinto che, se si riesce a liberare i magazzini e a ripartire con la vendita e la spedizione dei prodotti finiti, molto probabilmente questo permettera' di ripartire gradualmente con gli impianti dell'area a freddo. E quindi la cassa integrazione potrebbe ridursi notevolmente''. Ci sono poi 200 lavoratori ancora in cassa integrazione a causa delle conseguenze del tornado del 28 novembre (erano 1031 ma poi con la graduale ripresa degli impianti il numero si sta assottigliando).