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lunedì 16 luglio 2012

VENDOLA SI PRODIGA PER SALVARE L'ILVA

di BEPI MARTELLOTTA
BARI - Sciolti i nodi «tecnici», col tavolo tra ministeri e Regione convocato nei giorni scorsi a Roma, tocca alla politica fare la sua parte. Ed ecco che il governatore Nichi Vendola spinge l’acceleratore sulle «Norme a tutela della salute, dell'ambiente e del territorio sulle emissioni industriali inquinanti» per evitare che già mercoledì prossimo il giudice di Taranto possa decidere a favore della richiesta della Procura e autorizzare i sigilli all’impianto del ciclo a caldo dell’Ilva, finita sotto processo per disastro ambientale. 

Ieri il presidente del consiglio Onofrio Introna ha chiamato sia i capigruppo sia il presidente della commissione Ambiente Donato Pentassuglia: il disegno di legge tornerà all’esame della commissione per recepire gli emendamenti concordati dal governatore col ministro dell’Ambiente Corrado Clini già lunedì 16 e approderà in Aula, con un ordine del giorno concordato da tutti i capigruppo, martedì 17. In tal modo, al vertice di mercoledì a Roma, preparatorio del nuovo incontro tra il presidente della Regione e i ministeri, le strutture regionali arriveranno con la legge approvata (e «ripulita» di eventuali rilievi costituzionali), onde scongiurare il rischio dei sigilli all’impianto e il blocco non solo dell’intera produzione nazionale dell’acciaio ma anche del lavoro per almeno 18mila famiglie, che tra azienda e indotto vivono dall’Ilva. 

I segnali inviati nelle scorse settimane dall’azienda siderurgica sono inequivocabili: il cambio dei vertici e la guida affidata all’ex prefetto Ferrante hanno voluto segnare il cambio di passo sulle leggi ambientali sinora varate dalla Regione (dalla stretta alla diossina alla riduzione dei tetti concessi per il benzo(a)pirene) e quelle in arrivo. E perfino le polemiche insorte tra il presidente di Confindustria Bozzetto (che aveva preso di mira il ddl del consigliere di Sel Cervellera oggi tornato in auge) e lo stesso governatore hanno ceduto il passo rispetto all’emergenza ambientale-industriale-occupazionale che già mercoledì, a Taranto, potrebbe manifestarsi. 

Sedata, dunque, ogni polemica sulla Vds (la valutazione del danno sanitario provocato da industrie inqinanti) introdotta dalla nuova legge e incentrata proprio sui danni alla salute divenuti oggetto dell’inchiesta della Procura. Si andrà avanti, a braccetto, tra istituzioni regionali e ministeriali e palazzi di giustizia, per evitare il crac del più grosso impianto siderurgico d’Europa. Un percorso, questo, che a breve culminerà nello stanziamento di 300 milioni di euro (200 a carico dello Stato e 100 forniti dalla Regione tramite i fondi Fas) per la bonifica del sito nazionale di Taranto, già autorizzata dal premier Monti lo scorso aprile all’indomani dei forti appelli lanciati da Vendola. 

«Confronto, concertazione, dialogo e leale collaborazione istituzionale, al netto di appartenenze e ideologie, stanno garantendo che la questione ambientale di Taranto - dice Rocco Palese (Pdl) - siano affrontate con l’unico obiettivo possibile per il bene della città, ossia conciliare l’esigenza di tutela della salute e dell’ambiente con l’esigenza di tutela del lavoro e dello sviluppo».

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