Il
destino dell’Ilva di Taranto potrebbe decidersi tra una settimana. Il
19 luglio, al Ministero dell’Ambiente, è stato convocato un tavolo
istituzionale dal ministro Corrado Clini. Stamattina, in una riunione
tecnica alla quale hanno partecipato rappresentanti della Regione Puglia
e dei ministeri dello Sviluppo economico e della Coesione territoriale,
è stata esaminata la situazione dello stabilimento tarantino. Sul
tavolo, il procedimento aperto dalla magistratura, in cui si contesta,
tra l’altro, il reato di disastro ambientale. Giovedì prossimo si
verificherà a che punto sono l’autorizzazione ambientale integrata degli
impianti, e la bonifica del sito industriale. La magistratura potrebbe
chiedere lo stop, anche solo parziale, dell’Ilva. Qualche giorno fa, a
seguito della chiusura del procedimento in cui sono indagati, si sono
dimessi il direttore dell’impianto tarantino Luigi Capogrosso, e il
presidente della società Nicola Riva. Entrambi sono ritenuti
responsabili della morte di 15 operai, causata dalla prolungata
esposizione all’amianto. Lo spauracchio della chiusura della Grande
Fabbrica tarantina preoccupa i sindacati. Per la Fim Cisl, “sarebbe una
bomba sociale inedita per il nostro Paese, in uno dei territori del Sud
Italia, tra i più martoriati da questi anni di crisi e a cui si sommano
carenze e inefficienze strutturali ben note al Governo e alle
istituzioni locali”. Di “iattura” parla la Uil: a rischio ci sarebbero
5mila posti di lavoro. Ma il caso dell’Ilva investe da vicino anche il
ministero dell’Ambiente, che nel 2011 aveva rilasciato l’Autorizzazione
Integrata Ambientale.I rappresentanti sindacali questa mattina hanno chiesto aiuto anche al governatore Nichi Vendola, mentre il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, ha dichiarato che a pagare le bonifiche deve essere l’azienda.