
Occhi solo sul campo è una scelta chiara. Da ora in poi, nessuna distrazione. Ed è anche una conseguenza: chiedendo l’incasso dei proventi derivanti dai diritti d’immagine, i giocatori hanno lasciato alla società l’onere di garantire i pagamenti entro sessanta giorni e hanno compiuto l’ultima azione possibile. Ora sono persino più liberi, non hanno ulteriori appuntamenti da fissare né attese a breve termine: si gioca e basta. Poi, succeda quel che deve succedere.
Sono già troppe le energie spese dalla squadra per via di incontri andati a vuoto, promesse non mantenute e emergenze incrociate. E ci sono sette giornate intense da giocare, per stabilire il destino sportivo. Del resto – di tutto il resto – si parlerà a fine stagione. Il campo deve ancora chiarire. Le vicende economiche, invece, sono chiare: i giocatori allo stato attuale hanno ricevuto quasi tutti dell’organico le mensilità federali fino a dicembre (alcuni qualcosa in meno). Queste però sono una parte dell’ingaggio, quella che servirebbe per evitare penalizzazioni (ma il Taranto è comunque arrivato in ritardo alle scadenze) e per le prestazioni sportive. I diritti d’immagine hanno invece una natura commerciale e finora a quanto pare non erano stati corrisposti per nulla: l’altro giorno è arrivato un mini-acconto a fronte di scadenza e come è andata è ormai noto. Vanno solo un po’ più spedite le richieste di diritti d’immagine di chi è andato via prima della fine della stagione, che non hanno atteso una settimana come il resto del gruppo.
Bisogna capire cosa ne pensa la società dalla quale non trapela eccessiva preoccupazione (ma fastidio, quello sì: però bastavano le parole di D’Addario jr a svelarlo). Di contro il club ha deciso di non far tenere a Dionigi la consueta conferenza stampa settimanale. Silenzio totale, anche sulle iniziative sociali che avevano fin qui caratterizzato (e abbellito non poco) l’attività del Taranto e da un mese sono sospese. Sono scelte.
Fulvio Paglialunga