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venerdì 7 febbraio 2014

ILVA ASSICURA. NIENTE TAGLI A TARANTO

Non c’è l’Ilva di Taranto nei tagli annunciati ieri dall’azienda a Roma nell’incontro col coordinamento sindacale di tutti gli stabilimenti del gruppo. Ci sono invece i siti di Patrica, in provincia di Frosinone, e di Torino. Sono destinati a chiudere entrambi per l’azienda. A Patrica lavorano in 67 e l’ultima attività ha riguardato la zincatura, non essendo mai partita quella nuova, cioè la carpenteria. A Torino, invece, che è un centro servizi, gli addetti sono 22. Per Patrica si profila il ricorso alla mobilità mentre per Torino potrebbe scattare il trasferimento in due siti Ilva non distanti: Racconigi, in provincia di Cuneo, e Novi Ligure, in provincia di Alessandria.

Sebbene Taranto in questi tagli non sia compresa, nei sindacati si fa comunque strada un timore e un interrogativo, che poi hanno la stessa matrice: e se questi primi ridimensionamenti non fossero che l’inizio? Oltretutto, il piano industriale dell’azienda non è stato ancora presentato e questo sarà il documento che indicherà la «nuova» Ilva. Taranto può quindi dirsi al riparo? Sindacati e lavoratori lo sperano.
Alla presentazione del piano industriale non manca molto. Tra un mese Bondi dovrebbe renderlo noto a valle del piano ambientale che è invece atteso entro la fine del mese. Il piano industriale varrà circa 3 miliardi tra risanamento ambientale degli impianti per attuare le prescrizioni dell’Aia, innovazione tecnologica con l’uso del preridotto e del gas al posto, rispettivamente, dell’agglomerato di minerali e del carbon coke, e manutenzione di tutto ciò (e non è poco a Taranto) che necessita di essere ripristinato in termini di sicurezza e agibilità.
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L’azienda ha annunciato che Bondi sta già lavorando sul piano, compresa, fa sapere in una nota la Fim Cisl, «la ricerca delle diverse fonti di finanziamento». In attesa di capire quale sarà il futuro dell’Ilva, i sindacati provano intanto a fermare l’azienda sui tagli annunciati. «Non è accettabile che preventivamente al confronto sul piano industriale l’azienda esordisca con la chiusura di due stabilimenti. Chiediamo di aprire immediatamente il confronto per ché non avvengano i licenziamenti e si trovino soluzioni alternative per i due siti» dicono, in una nota congiunta, Franco Bentivogli e Cosimo Panarelli, rispettivamente di Fim Cisl nazionale e Taranto.

Ieri, intanto, il Senato ha convertito in legge il decreto 136 che contiene una serie di norme sull’Ilva oltrechè sulla Terra dei Fuochi in Campania. La Camera lo aveva già approvato il 31 gennaio. Veloce l’approvazione del Senato. Tutto si è «consumato» in pochissimi giorni anche perché il provvedimento era già stato ampiamente emendato dalla Camera tra commissione Ambiente e Aula. Ha commentato su Twitter il premier Enrico Letta: «Il decreto legge sulla Terra dei fuochi è stato oggi convertito in legge. Dopo decenni è la prima risposta a quel dramma. Impegno ora ad applicarlo bene».

Uno dei punti fondamentali del decreto è l’aumento di capitale dell’Ilva finalizzato al risanamento ambientale. Il percorso individuato - frutto di un emendamento approvato in commissione Ambiente - prevede che il commissario Bondi proponga alla proprietà dell’azienda, i Riva, l’aumento di capitale. In caso di rifiuto, Bondi potrà rivolgersi a investitori terzi e, ancora, chiedere all’autorità giudiziaria lo svincolo delle somme sequestrate agli stessi Riva anche per reati diversi da quelli ambientali. Un percorso «ardito» e rispetto al quale non è affatto escluso che i Riva facciano ricorso, impugnando con i loro avvocati il decreto per incostituzionalità.

FONTE: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/ilva-niente-tagli-a-taranto-ma-i-sindacati-non-si-fidano-no691944

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