Ad Avetrana il giorno dopo la sentenza della corte d'assise di Taranto che ieri per l'omicidio di Sarah Scazzi ha condannato all'ergastolo Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano, tornano le troupe televisive e il paese, suo malgrado, diventa nuovamente la ribalta mediatica di un caso che nei mesi passati ha tenuto banco.
Ma oggi piu' che mai Avetrana sembra vivere con fastidio, e forse anche con irritazione, l'assalto delle telecamere. Dopo essere stata per tanto tempo alla ribalta, sia pure una ribalta negativa visto che si parlava dell'omicidio di una ragazza di 15 anni da parte dei suoi familiari, Avetrana sperava probabilmente in un po' di pace e di tranquillita', e invece cosi' non e' nel giorno dopo la sentenza e forse non lo sara' per qualche altro giorno ancora.
In paese si ha poca voglia di parlare della vicenda: sulla sentenza la gente che si ritrova in piazza per la domenica e la passeggiata nella via principale, osserva che e' stato giusto aver condannato all'ergastolo Sabrina e Cosima, entrambe ritenute responsabili di omicidio volontario, sequestro di persona e soppressione di cadavere. L'opinione pubblica di Avetrana, infatti, da tempo ha maturato il convincimento che ad uccidere Sarah siano state le due donne, prova ne e' anche l'applauso che a maggio 2011 sottolineo' l'arresto di Cosima.
E un applauso, sia pure piu' contenuto rispetto a quello di due anni fa, c'e' stato anche ieri pomeriggio nell'aula di Palazzo di Giustizia a Taranto quando il presidente della corte d'assise, Rina Trunfio, ha letto il dispositivo della sentenza che condannava all'ergastolo Sabrina e Cosima, accogliendo cosi' in pieno la richiesta formulata dalla pubblica accusa. "La sentenza e' giusta, si', ma deve rimanere cosi'" afferma un cittadino di Avetrana, riferendosi al fatto che la condanna di ieri costituisce solo il primo grado del giudizio.
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D'altra parte gli avvocati di Cosima e Sabrina si preparano a dare battaglia in corte d'appello, tant'e' che l'avvocato Luigi De Jaco, che difende Cosima, gia' ieri si e' detto "fiducioso" e "tranquillo" circa la possibilita' di ribaltare in appello il pronunciamento dei giudici dell'assise, "con buona pace - ha sottolineato ancora De Jaco - dei media". La difesa di Cosima e anche quella di Sabrina ritengono infatti che su questo processo abbia pesato molto la pressione dei media e la circostanza che ci sia stato negli studi televisivi un dibattimento "parallelo" a quello delle aule di giustizia.
Processo solo alla prima tappa dunque.
In verita' anche il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, ieri in aula alla lettura della sentenza, se da un lato ha espresso soddisfazione per aver visto, da parte dei giudici, riconosciuto il lavoro compiuto dalla Procura nei mesi passati - un riconoscimento, ha puntualizzato, che sottolinea "come non siano stati fatti errori marchiani o grossolani da parte dei pm" -, dall'altro ha pure ricordato come l'ordinamento preveda tre gradi di giudizio e che sino all'ultimo vale per tutti la presunzione di innocenza. Battaglia legale, quindi, tutt'altro che conclusa.
Lo sanno gli avvocati ma lo sa bene anche Avetrana, che oggi, nei commenti della sua gente, ritiene che non riuscira' piu' a scrollarsi di dosso il marchio che l'omicidio Scazzi le ha in qualche modo impresso, ovvero di "paese dell'orrore". Perche' non ci saranno piu' le comitive del "turismo macabro" che vanno a visitare le strade dove affacciano le abitazioni delle famiglie Scazzi e Misseri, poco distanti l'una dall'altra, ma il ricordo di quell'omicidio e di quella ragazza uccisa all'eta' di 15 anni (per un movente di gelosia di Sabrina nei confronti di Sarah come hanno sostenuto i pm nel processo) e' comunque difficile da cancellare. O, quantomeno, questo non potra' avvenire certo adesso.
"Siamo purtroppo entrati nel vocabolario del crimine" sottolinea il sindaco Marco De Marco.
Sentenza "giusta" quella che i giudici hanno inflitto a Sabrina e Cosima, dice oggi la gente di Avetrana, che non risparmia critiche nemmeno a Michele Misseri, padre di Sabrina, ieri condannato a otto anni per soppressione di cadavere, un anno in meno rispetto a quanto chiesto dall'accusa (e due anni in meno, da otto a sei, hanno ottenuto anche il fratello di Michele, Carmine, e il nipote, Cosimo Cosma, accusati di concorso in soppressione di cadavere). In due anni il giudizio di Avetrana su Michele - attualmente libero e soggetto solo all'obbligo di firma, ogni giorno, presso la caserma Carabinieri di Avetrana - si e' completamente ribaltato.
La sera della sua confessione del delitto, il 6 ottobre del 2010, Avetrana reagi' infatti incredula e sorpresa in quanto riteneva impossibile che un uomo da tutti conosciuto come gran lavoratore, che andava nei campi all'alba e che si era sacrificato tanto, avesse commesso un delitto cosi' efferato. Oggi, invece, di quel giudizio resta poco quanto nulla e nei discorsi della piazza di Avetrana Michele e' visto come la persona che sapeva, conosceva, ma che ha taciuto e nascosto. In definitiva, questo piccolo paese ad economia agricola al confine tra le provincie di Taranto e Lecce vorrebbe dimenticare la tragedia e tutto quello che e' ruotato attorno e cercare di mantenere vivo solo il ricordo di Sarah, di una ragazza a cui la vita e' stata spezzata in un pomeriggio di agosto. "Perche' - commenta ancora il sindaco di Avetrana, De Marco - la sentenza al nostro paese non aggiunge e non toglie nulla perche' Sarah e' morta e niente potra'
riportarla in vita".