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lunedì 4 marzo 2013

ALLA "RIVA" DI VERONA SI FANNO TURNI SENZA PAUSA

VERONA — «Questa non è una fabbrica, questa è una galera»: Dante Loi, della segreteria Fiom Cgil Verona, sa di usare parole di fuoco, ma le pronuncia con cognizione di causa. È davanti ai cancelli della Riva Acciaio di lungadige Galtarossa assieme agli operai che ieri hanno incrociato le braccia per otto ore. Trasuda rabbia: «Qui dentro è l'inferno. Qui dentro - dice - non si rispetta la dignità umana. I turnisti sono così pochi che non hanno tempo per mandare giù un boccone in mensa alla pausa pranzo, e i gruisti fanno pipì dalle gru, perché non hanno due minuti per correre in bagno». Immagini crude, ma se ieri i dipendenti hanno deciso di scioperare e manifestare, le ragioni della protesta sono proprio queste. Tutto nasce da quello che i sindacati (oltre a Dante Loi della Fiom, la fabbrica è seguita anche da Giovanni Ballan della Fim Cisl) definiscono il «mancato rispetto degli accordi presi a fine dicembre».
Le rsu Martino Braccioforte, Roberto Germaci e Hamid En Nadif ricostruiscono gli eventi. «Alla fine dell'anno scorso - spiegano - i sindacati hanno ritirato la costituzione di parte civile nel processo per la morte di un dipendente, chiedendo all'azienda di utilizzare l'eventuale somma del risarcimento evitato in investimenti per migliorare la sicurezza ambientale». Un gesto di distensione che ha portato le parti a chiudere un accordo che mancava da un anno sull'organizzazione del lavoro: squadre da 23 elementi sia al laminatoio che in acciaieria. Qualche settimana fa, però, l'azienda (controllata dalla famiglia Riva, la stessa dell'Ilva di Taranto) ha deciso di togliere dall'organico una persona per squadra, ritenendo di non compromettere la sicurezza delle operazioni. Per i dipendenti la realtà è un'altra: da quando è stato tolto l'uomo in più, i carichi di lavoro sono aumentati al punto da far saltare le pause per mensa e bisogni fisiologici, senza contare i riflessi sulla sicurezza. «La settimana scorsa - attacca Loi - si è rischiato un incidente grave, proprio perché il personale è ridotto all'osso e si mettono persone inesperte a fare lavori che non conoscono». Nella lettera di risposta inviata ai sindacati e allo Spisal per spiegare la dinamica dell'incidente in questione, la Riva Acciaio contesta questa ricostruzione e spiega che è stato determinato dall'avaria dei freni meccanici di una torretta, ed è stato risolto dall'intervento di personale perfettamente formato. Resta il fatto che i dipendenti si sentono sotto pressione. Robbi Fiorini manifesta assieme ai colleghi con gli occhiali scuri sul naso e una spilletta del Movimento 5 Stelle appuntata al petto: «Sono un dipendente della Riva - dice - oltre che un attivista dei 5 stelle. Ma sono qui in qualità di padre, che si sente umiliato per quello che succede in azienda». Su 430 dipendenti complessivi, quelli attualmente in cassa integrazione sono 260. Dato che gli amministrativi lavorano tutti a tempo pieno, gli operai in attività sono scarsi e la produzione è limitata. Ieri ai cancelli c'erano anche Giuseppe Campagnari di Sel e Michele Bertucco e Vincenzo D'arienzo del Pd: Provincia e Comune convocheranno presto commissioni ad hoc.
Davide Pyriochos

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