
Dopo
aver centralizzato attività in passato svolte da ditte esterne, ora
l’Ilva sembra intenzionata a compiere il percorso inverso. Cosa sta
accadendo nel colosso siderurgico? Per ora ci sono un po’ di elementi
concreti e qualche sensazione. Tra i dati di fatto già acclarati c’è la
presenza della Steel Service, realtà gemmata dalla Semat, che si occupa
dei servizi di pulizia industriale. Ed è proprio questa presenza a
preoccupare i sindacati. «In questa realtà – spiega Antonio Talò,
segretario generale della Uilm – i lavoratori sono sottoposti a
trattamenti salariali diversi. I 150 che provengono dalla Semat hanno
mantenuto la retribuzione che già avevano. Agli altri 60 dipendenti neo
assunti, invece, viene applicato il contratto del settore servizi ed
erogata una retribuzione diversa. C’è, quindi, una situazione iniqua di
cui vogliamo discutere. Ma non si tratta solo di una questione di soldi,
benchè non di secondaria importanza. Vogliamo capire cosa intende fare
l’Ilva. Vuole avviare una nuova fase di terziarizzazione delle attività,
come accadde a fine anni Novanta? Se così fosse ci sarebbero un po’ di
cose da discutere a cominciare da quale contratto applicare ai
lavoratori. A nostro avviso, considerate le attività svolte ed i luoghi
di lavoro, il contratto di riferimento deve essere quello dei
metalmeccanici. E non solo per una questione salariale. Per noi non sono
secondari gli aspetti che attengono alla sicurezza, ai ritmi di
produzione».
Nei prossimi giorni, quindi, potrebbe aprirsi una fase
di confronto con l’azienda anche perchè ci sono segnali che lasciano
pensare che il ricorso a terzi potrebbe ampliarsi. «Un’area che stiamo
attentamente monitorando da questo punto di vista – continua Talò – è
quella della Manutenzione refrattari. A seguito dell’ormai imminente
ripartenza dell’Afo 4, programmata tra fine marzo e inizio aprile,
l’Ilva sta spostando il personale di questo reparto proprio
sull’altoforno per sopperire alla mancanza di personale. Non vorremmo
che per effetto di questo svuotamento, le Manutenzioni refrattarie
subissero la stessa sorte delle pulizie industriali con l’ingresso di
ditte e lavoratori esterni. Se questi sono i piani dell’azienda vorremmo
esserne messi a conoscenza».