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giovedì 31 maggio 2012

RIAPERTURA DELL'AIA. L'ILVA FA RICORSO

L’Ilva di Taranto non ci sta e prepara ricorsi in tribunale. Sarebbe infatti pronto il ricorso dell’azienda al Tar per impedire la riapertura dell’autorizzazione integrata ambientale voluta da Corrado Clini, nuovo titolare del Ministero dell’Ambiente. Il ricorso, che verrà presentato a breve alla sezione di Lecce del Tar di Puglia è volto, secondo un comunicato dello stabilimento, a “rispettare quanto le stesse istituzioni, all’esito di un lungo lavoro con tutti i soggetti coinvolti, meno di un anno fa, hanno deciso con il rilascio dell’Aia (l’autorizzazione sopracitata, ndr)”. Concessa dall’ex Ministro Prestigiacomo, l’Aia verrà quindi probabilmente riesaminata dal Tribunale.
L’assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, ha già precisato che la Regione si costituirà in giudizio contro la proposizione dell’Ilva, motivando così la scelta: “ben consapevoli che l’azienda stia esercitando un proprio diritto, non possiamo che tutelare in tutte le sedi opportune le istanze relative alla salute dei cittadini e alla qualità dell’ambiente, stigmatizzando un atteggiamento che appare oggi più che mai pretestuoso nella misura in cui tenta di sottrarsi al confronto tecnico, nelle sedi istituzionali, mentre si va delineando il piano di risanamento per l’area di Taranto”.
Il ripensamento del Ministero, era stato provocato dalle reazioni alle due perizie, chimica ed epidemiologica, inserite nell’incidente probatorio del procedimento avviato dalla procura di Taranto per disastro ambientale a carico dei vertici dell’Ilva. Il dicastero di Via Cristoforo Colombo, cita – a supporto della sua riflessione – anche il fatto che era stata varata la direttiva 75 del 2010 su Bat (Indice sintetico bilancio ambientale territoriale, ndr) più stringenti e le aziende erano tenute ad adeguarsi. L’Ilva però punterà i piedi, ribattendo che quella normativa non può essere presa a pretesto per riaprire la procedura per l’autorizzazione Aia, semplicemente perché il Ministero dell’Ambiente italiano non l’ha ancora recepita.
Anche Legambiente si fa sentire, aggiungendo qualche particolare in più alla vicenda: “L’Ilva dovrebbe mettersi d’accordo con se stessa – sottolinea la nota di firmata da Francesco Tarantini e Lunetta Franco, rispettivamente presidente di Legambiente Puglia e presidente del circolo di Taranto - da una parte ricorre al TAR contro la 'vecchia' AIA chiedendo la rimozione di alcune delle poche misure rigorose contenute in quella autorizzazione da noi già ritenuta del tutto insufficiente e inadeguata ad affrontare il carico inquinante che il siderurgico riversa sulla città di Taranto; dall’altro ricorre contro l’ipotesi di una nuova AIA di cui non si conoscono ancora né i contenuti (come è ovvio visto che il procedimento è stato aperto da pochissimi giorni), né le linee guida e gli eventuali cambiamenti rispetto alla vecchia autorizzazione. Il tutto mentre la città è letteralmente inondata da messaggi pubblicitari tesi a evidenziare l’impegno contro l’inquinamento di un’azienda che, da 3 anni, nei propri Rapporti sull’ambiente e la sicurezza propaganda i propri investimenti (sempre gli stessi nei 3 rapporti 2009, 2010 e 2011) per l’ambientalizzazione degli impianti tarantini”.

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