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giovedì 10 maggio 2012

I VOTI DI TARANTO FINISCONO IN MANO AI GIUDICI


Taranto, il voto finisce in mano ai giudici Taranto non è solo la città più inquinata d’Italia e d’Europa, ma anche un posto nel quale il voto non si può esprimere in totale libertà. Dove si consuma, in altre parole, una palese violazione del diritto democratico a votare il proprio candidato come nei più remoti regimi caucasici. Angelo Bonelli, candidato sindaco del cartello ambientalista, ha lanciato ieri queste accuse durante un incontro con la stampa nella sala del suo comitato elettorale stracolma di cittadini pronti all’applauso.
Voto di scambio, minacce, elettori ai quali è stato impedito fisicamente di votare in autonomia, addirittura un sequestro di persona e il passaggio obbligato tra due banchi come alla dogana. Bonelli, quale testimone diretto, ha descritto un quadro fosco nel quale «loschi figuri, in alcuni quartieri come Tamburi, Paolo VI, ma anche Borgo e Italia Montegranaro (hanno suggerito dalla sala, ndr) in cambio di 50, 100 euro controllavano tre quattro cinque tessere elettorali». Ha anche segnalato il caso di un ragazzo fermato dagli occupanti di un’auto mentre andava al seggio elettorale, bloccato, minacciato e prelevato, spaventato al punto che ora non risponde neanche più al telefono. «Andrò dal questore e dal procuratore della repubblica perché è inammissibile che pezzi di delinquenza possano condizionare il voto – ha sibilato ieri il numero uno nazionale dei Verdi – sono cose di una gravità inaudita e spero che l’autorità giudiziaria possa liberare la città da queste persone».
A Taranto il voto, che ha portato all’exploit della galassia ambientalista ascesa al 7.60 per cento dall’1.95 di cinque anni fa della federazione dei Verdi, è quindi in parte inquinato. In virtù dei 7241 voti guadagnati come raggruppamento di liste, gli ecologisti saranno presenti nel prossimo consiglio comunale con tre consiglieri, Bonelli compreso. Il candidato sindaco ha sovrastato le sue liste raccogliendo sul piano personale 12.277 consensi, a dimostrazione che migliaia di tarantini hanno preferito altri gruppi ma hanno coagulato sul suo nome il voto d’opinione. E’ la più alta espressione disgiunta di questa tornata elettorale, pari a 5.036 voti, che al ballottaggio dovranno pur essere indirizzati su Cito o su Stefàno almeno in parte, a meno di un’astensione generalizzata. «Non faremo alcun apparentamento – ha confermato Bonelli – ma ascolteremo con attenzione ciò che il sindaco uscente dirà ai tarantini. Non c’è alcuna possibilità che possa esserci qualche vicinanza con Mario Cito. Nei prossimi giorni si riuniranno i componenti delle liste e decideranno quale atteggiamento assumere in vista del secondo turno».
Lui, intanto, ha ripetuto che non lascerà la città di Taranto e farà il consigliere comunale dove gli ambientalisti saranno presenti con un unico gruppo. «Se il 12 per cento dei tarantini ci ha dato il consenso siamo destinati a crescere come progetto politico e culturale – ha affermato – e Taranto è un simbolo di una grande questione morale nazionale ed è un problema anche di chi non ci ha votato. Ha inoltre annunciato che uno dei primi atti in consiglio comunale sarà chiedere immediatamente la valutazione del danno ambientale causa inquinamento, valutabile in 7-8 miliardi di euro, altrimenti si rivolgerà alla Corte dei conti.
L’agenda
«Porteremo nel consiglio comunale di Taranto – ha aggiunto sempre il leader ambientalista Bonelli – saperi e intelligenze». Ha ammesso che da tempo ha pronto un esposto da presentare in Procura, tenuto nel cassetto finora per non influenzare, evidentemente, l’andamento elettorale. Trae spunto dall’indagine epidemiologica ponendo le basi per un’estensione tecnica delle ipotesi di reato da disastro ambientale a omicidio. «Chiameremo i tarantini alla mobilitazione – ha infine concluso – se non prenderanno il via le bonifiche. Chiederò alla commissione Ambiente dell’Unione europea di effettuare un sopralluogo a Taranto».
Cesare Bechis

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