
E’ la soluzione che va per la maggiore, ma non l’unica. Comunque i calciatori hanno paura della crisi economica in cui è piombata la società e cercano la strada per recuperare i loro stipendi di concerto con l’Assocalciatori, che dovrebbe mandare un emissario oggi o al massimo lunedì. Servirebbe una soluzione più rapida dell’accesso al fondo di garanzia (che ha tempi lunghi), nel caso la società dovesse essere totalmente inadempiente. Per inciso entro martedì servono 1,7 milioni per evitare di partire con sei punti di penalizzazione l’anno prossimo: di questi circa 800mila sono per gli stipendi fino al 30 marzo, il resto per i contributi. E la somma necessaria per gli emolumenti “secchi” non è facile da trovare, visto che anche l’arrivo dei contributi della Lega per i diritti tv rischia di diventare poco più di una goccia. Al Taranto spetterebbero 250mila euro, ma la possibilità – che nessuno è riuscito a scongiurare, nemmeno la Lega stessa – è che arrivi decurtata dal debito che il club rossoblù ha nei confronti del Chievo e dalle quote di incasso dovute alle società ospitate che non sono state ancora versate.
Gli uomini di Dionigi (che ormai è ad un passo dalla Reggina) l’hanno fatto sapere ai rappresentanti del club (visti poco – quasi niente – in questi giorni, in verità), che non hanno potuto che prendere atto. Si attende, però, anche una svolta societaria di rilievo. L’unica notizia che filtra dall’interno è quella di un incontro già avvenuto tra Enzo D’Addario e un non meglio precisato intermediario (che però sarebbe Pieroni, ma sul gruppo rappresentato non ci sono conferme). Arenatosi sulla richiesta economica (oltre all’accollo dei debiti societari) dell’attuale patron, ma forse ripetuto ieri, con pretese ridotte e con la convinzione maturata in D’Addario della necessità di vendere. Se qualcosa di buono verrà fuori, si potrebbe già sapere martedì. Altrimenti via ai gesti clamorosi: e a una squadra pronta a giocarsi i playoff fino in fondo per dimostrare il proprio attaccamento alla città. Già manifestato, ad esempio, nell’ultima partita interna: quando ai rossoblù arrivò l’ordine dalla tribuna di non andare ad esultare a fine gara sotto la Curva. E invece la squadra ci andò, marcando le differenze.
FONTE : CORRIERE DEL GIORNO