Sostieni anche tu la WEBTV di Taranto. Lavoriamo insieme per la nuova divulgazione...... TARAStv e' parte della Taranto che cambia...... Chiedi informazioni su come farne parte al 3381488022 oppure scrivi a: tarasproduzioni@libero.it TARAStv... chi la fa sei Tu !!

venerdì 23 marzo 2012

L'ARTICOLO 18? LA RIFORMA ANDREBBE ESTESA AGLI ENTI PUBBLICI

Sarà la (declinante) tradizione industriale, sarà che di vertenze legate ai licenziamenti - giusta causa o no - ne sono passate tante sotto i tre ponti dagli albori della moderna storia economica tarantina (sono 115 le aziende con più di quindici dipendenti iscritte a Confindustria), fatto sta che parlare di articolo 18, delle modifiche del governo, del «no» della Cgil, dello sciopero Fiom, non scalda i cuori degli imprenditori, anzi. 

È Vito Chirulli della Serveco a fiondarsi nel varco aperto dalle polemiche, provocando con cognizione di causa: «L’articolo 18? La riforma andrebbe estesa agli Enti pubblici. La vecchia norma sui licenziamenti ha fatto il suo tempo per cui parlare della sua modifica e dell’applicazione ai privati non mi sembra poi così significativo. Ma secondo voi quale imprenditore si diverte a licenziare i propri dipendenti? Io temo due cose: la mancanza di lavoro per i problemi legati alla crescita e l’”iperprotezione” per i dipendenti degli Enti pubblici che questa riforma, nei fatti, accrescerà». 

L’economia tarantina resta legata in gran parte alle attività industriali: l’indotto siderurgico e la metalmeccanica (34 aziende con oltre 15 dipendenti), le aziende chimiche (sono 16 quelle con più di 15 dipendenti). E poi il tessile con 12 ditte di medie dimensioni (sempre con più di 15 addetti). Ma la crisi si fa sentire e dal 2008 non dà tregua. I problemi delle aziende dell’appalto Ilva sono emblematici e i timori sindacali (si evincono nell’articolo sullo sciopero della Fiom) sono proprio quelli di un utilizzo «improprio» della riforma dell’articolo 18: un grimaldello per superare le secche degli ammortizzatori sociali in via di esaurimento. 

«Cgil e Fiom vedono la riforma come un tabù» spiega il direttore di Confindustria Taranto Franco Murgino. A suo giudizio l’attenzione va spostata sulla politica, sui partiti: «Cosa farà il Pd? Il testo che riforma l’articolo 18, introducendo il licenziamento per motivi economici, si può migliorare. Tornare indietro sarebbe un errore imperdonabile, perché è l’Europa a chiederci la riforma del mercato del lavoro. E il peso sulle nuove generazioni, cresciute all’ombra di precarietà e disoccupazione, sarà insostenibile. Ma altrettanto insostenibile è il peso di 27 mensilità da far pagare alle aziende. Se si licenziano quindici dipendenti, per esempio, il pagamento di 27 mensilità a ognuno di loro costringerà l’imprenditore a chiudere la propria attività». 

«Per quanto riguarda la nostra realtà, pensando ad esempio alle aziende dell’appalto Ilva, la presa di posizione della Fiom che vede il rischio di un uso strumentale della riforma non ha ragione d’essere» sottolinea il direttore di Confindustria. «In questo caso siamo di fronte ad un grave problema: si stanno esaurendo gli ultimi ammortizzatori sociali a disposizione. La questione è seria perché in provincia di Taranto abbiamo da oltre dieci anni cassintegrati della Belleli. Certo, con le nuove regole subentrerebbe l’assicurazione per i lavoratori licenziati, ma l’urgenza è quella di trovare alternative vere: di fatto - conclude Murgino - chi è in cassa integrazione in deroga ha perso il posto di lavoro. Deve quindi avere a disposizione strumenti per poter tornare nel mondo del lavoro con un sostegno economico entro tempi precisi». 

«L’articolo 18 è l’ultimo problema per noi imprenditori» spiega Vincenzo Cesareo presidente della sezione metalmeccanici di Confindustria. «Già ora in molti casi, pur in presenza di un licenziamento legittimo, dopo quattro anni di vertenza il giudice condanna l’azienda a pagare una montagna di soldi al dipendente con un aggravio di costi difficilmente sostenibile. E il peso della crisi anche nei giudizi si fa sentire. Occorrono certezza del diritto e procedure più brevi. L’altro aspetto è quello della flessibilità, senza la quale non aiutiamo l’occupazione. Nel Tarantino, per tradizione, le aziende sono flessibili lavorando soprattutto nell’appalto metalmeccanico ed edile dove oggi hai bisogno di 200 dipendenti e domani di 50. Se c’è meno preoccupazione di licenziare si potrà assumere più facilmente. La riforma del lavoro deve essere integrale e dovrebbe seguire il modello tedesco. A Taranto il mercato del lavoro va aperto, l’urgenza è massima. Ecco perché qui sbaglia due volte chi difende il passato». 
Fulvio Colucci  

LE PIU' CLICCATE DELLA SETTIMANA

CERCA NEL SITO