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mercoledì 22 giugno 2011

IL BLUFF DELLA BONIFICA DEL RIONE TAMBURI DI TARANTO



TARANTO - Un anno fa l’ordinanza del sindaco Ezio Stefàno per vietare l’accesso ad una serie di aree del rione Tamburi. Aree non asfaltate e nemmeno di verde pubblico, dove le analisi avevano riscontrato una diffusa e grave presenza di sostanze inquinanti. Un anno dopo il comitato «Donne per Taranto», lo stesso che si è mobilitato nei mesi scorsi raccogliendo 7mila firme per chiedere indagini epidemiologiche tra i cittadini dei Tamburi finalizzate ad appurare il nesso tra malattie ed esposizione all’inquinamento, torna alla carica sul problema delle aree vietate e chiede al sindaco cosa ne è di quell’ordinanza e quali risultati si sono nel frattempo avuti.

«A pochi giorni dall’”anniversario” dell’ordinanza numero 45 del 23 giugno 2010 con la quale si sanciva il divieto di accesso nelle aree a verde del quartiere Tamburi “fino all’ultimazione dei lavori di bonifica previsti dal progetto approvato, e comunque fino a nuova comunicazione ufficiale”», il comitato «Donne per Taranto», si legge nella nota inviata al Comune, «quale sia ad oggi lo stato dell’arte e in particolare». In particolare, «vista la natura “contingibile ed urgente” dell’ordinanza in esame», il comitato si chiede «se la stessa sia mai stata applicata e quali misure siano state adottate da questo Comune per far sì che fosse resa esecutiva». E ancora, «se l’ordinanza sia tutt’ora vigente, non essendo stata ufficialmente revocata; quali azioni precauzionali siano state adottate fino ad oggi dal sindaco di Taranto, autorità sanitaria locale, al fine di tutelare la salute e la vita dei bambini del quartiere Tamburi, maggiormente esposti a fattori cancerogeni presenti sul terreno e che a tutt’oggi, continuando inconsapevolemente a giocare in esso, entrano inesorabilmente in contatto» (in proposito il comitato «Donne per Taranto allega anche delle foto scattate ai Tamburi il 19 e 19 giugno scorsi - ndr). Al Comune, inoltre, il comitato chiede «quale tipo d’impegno intenda assumere per la bonifica dei terreni contaminati, come da relazione tecnica del Comune stesso “Progetto esecutivo di bonifica dei suoli e piano d’indagini integrative sulla falda sotteranea”».

Della questione la «Gazzetta» s’è occupata con il 10 aprile scorso. In quell’occasione spiegammo che, nell’ambito di un piano più complessivo da 10 milioni di euro per i Tamburi, la riqualificazione delle aree Deledda, Archimede, Angeli Custodi, Orsini e Galeso era stata fermata dalla Regione perchè si era creato un conflitto tra Comune che, avendo rilevato la presenza di berillio nel terreno (una sostanza usata nel processo industriale per indurire le leghe), ha chiesto di bonificare le stesse aree prima di partire con i lavori, e l’Istituto superiore di Sanità per il quale in quei terreni c’è sì del berillio ma non in quantità tale da giustificare la bonifica. Ovvero, in altre parti d’Europa e d’ Italia ci sono concentrazioni superiori». Ed è a quel punto che la Regione ha posto fine al ping pong e bloccato tutto per il momento.

FONTE: GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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