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lunedì 22 dicembre 2014

IL TANGO ARGENTINO IN ITALIA TRA PASSIONI,EMOZIONI E COMPETIZIONI

Il Tango è talmente italoargentino che il Pontefice, Papa Francesco, nella Piazza più bella del mondo, a Roma, ne ha “scandito” il tempo: “mi sembra che questa piazza diventi oggi un “2 x 4”. E’ successo che in Italia tremila tangueros abbiano preparato per il Santo Padre qualcosa di più di un semplice ballo, ma un’emozione a passi di danza, quasi silenziosa, quasi spirituale, quasi perfetta. Sembrano più che attuali le parole di Carlos Gavito, il più grande tanguero del mondo: “Il segreto del tango sta in quell’istante di improvvisazione che si crea tra passo e passo. Rendere l’impossibile una cosa possibile: ballare il silenzio”. Il "Rapporto Italiani nel Mondo 2011", ha precisato che al mondo “il Paese con più italiani è l’Argentina…”. Molto si deve anche all’attore italiano Rodolfo Valentino per ciò che concerne la diffusione del Tango in Italia, mediante il cinema. Ne I quattro cavalieri dell'apocalisse, infatti, ne interpreta una versione melodrammatica (anni '30), di amore e di guerra con il latin lover italiano in divisa da gaucho che balla il tango, un chiaro contributo all’espansione del tango nel vecchio continente. E’ nei vicoli di Buenos Aires, città dove “far fortuna”, metropoli i cui abitanti discendono in primo luogo dagli italiani, capitale della “Terra d’Argento”, che alla fine dell’Ottocento vede la luce un’affascinante magia danzante: il Tango. Certamente le prime famiglie di europei, soprattutto italiani, che sono sbarcate in Sudamerica non hanno trovato facili condizioni di vita. Spesso gli emigranti sono stati costretti a vivere in quartieri malsani, a volte costruiti dal nulla, come gli '"Orilla"; un destino che ha segnato le loro esistenze facendo prevale un sentimento di tristezza.

Ecco una ricostruzione chiarificatrice fornita dallo scrittore Ernesto Sabato: “La crescita violenta e tumultuosa di Buenos Aires, l’arrivo di milioni di esseri umani pieni di speranze e la loro quasi invariabile frustrazione, la nostalgia della patria lontana, il risentimento dei nativi contro l'invasione degli immigrati, (…), l’impossibilità di dare un senso sicuro all’esistenza, (…), tutto ciò si manifesta nella metafisica “tanghistica”. E’ noto come alcuni balli di matrice afro-latinoamericana siano nati nell’indigenza, nella povertà, nell'ambito della prostituzione per poi successivamente svilupparsi ed evolversi. Se inizialmente il Tango viene danzato tra uomini soli, “a dieci centesimi il giro compresa la dama” (Borges), in una società d’immigrazione nella quale mancano le donne, in coppia gioca molto  sull'improvvisazione, sull’eleganza e sulla passionalità. Ballo ufficialmente riconosciuto, in Italia la voglia di Tango è diventata una vera e propria malattia. Un esercito di appassionati, infatti, si dividono tra Scuole e Milonghe, Festival e Campionati, inscenando la classica formula di Lui dominante e Lei seduttrice, perché si continui a ribadire quell’atavico valore del corteggiamento tra un uomo e una donna. Seduzione e giochi di sguardi; sinuosità di gambe e corporeità; corteggiamento e amore. Sin dagli inizi del Novecento, le musiche maledettamente nostalgiche, sono state enfatizzate da nomi di compositori di chiare origini italiane: Aníbal Troilo, Juan D’Arienzo, Carlos Di Sarli, Osvaldo Pugliese, Francisco De Caro. Lo stesso direttore d’orchestra Astor Piazzolla aveva il padre pugliese. In Italia il tango si è modificato per facilitarne l'apprendimento. Difficile, però, pensare di cambiare un ballo istintivamente sensuale, che stimola le emozioni, che ascolta l’anima, imbrigliarlo in un sistema standardizzato, dove di erotico e passionale, inquietante e malinconico, c’è molto poco. Oggi molte creazioni vocali, poesie e stornelli hanno senso nel continuum evolutivo degli ultimi anni. Sembrerebbe affermarsi un genere conosciuto come tango elettronico le cui note accompagnano le esibizioni dei ballerini contemporanei. E ritroviamo il Tango in altri aspetti stilistici e nelle ulteriori varianti, come nel caso della Kizomba dove il limite tra elementi musicali e coreutici sono quasi impercettibili. Più di un secolo fa un uomo e una donna si stringevano forte, e danzavano. Ci mettevano il loro amore; provavano passioni, gioie e dolori ciò per camminare insieme lungo la vita, a passi di danza, in quei pochi attimi di un Tango. Una danza che coinvolge non solo il corpo, ma che s’impossessa della mente in un’infinità di sane emozioni.
MASSIMILIANO RASO

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