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venerdì 11 luglio 2014

IN DIFESA DELLA STORIA TARANTINA E DEL SUO FUTURO DA SALVARE

Che senso ha oggi parlare della storia di Taranto? La storia nasce dall’interesse del passato e dal piacere di scoprire in esso fatti nuovi. Lo storico Lacombe faceva appello alle emozioni, oltre che alla verità obiettiva: “...che utilità c’è per noi di sapere[…]che un macedone di nome Alessandro ha battuto i Persi nel luogo tale e tale, nell’anno tale e tale[…]quando non se ne trae in fondo una verità o un’emozione?”. Sembrerebbe che tremila anni di storia fossero rimasti dimenticati e che per un’idea di progresso, garantito dallo sviluppo sia della scienza sia della tecnica, si potesse legittimare quell’evidente decadimento sociale, economico e culturale in itinere. Hume una volta affermò che un medico non poteva arrischiare previsioni superiori a quattordici giorni e un politico al massimo poteva prevedere un futuro di alcuni anni. La storia politica tarantina è stata in grado di colmare il vuoto abissale con il resto del Paese in termini di sviluppo, espansione e crescita? Probabilmente le discutibili intuizioni politiche del passato non potranno essere più sanate, ma non bisogna cadere negli stessi sbagli. E’ di questi tempi, infatti, un progetto che nasconderebbe al suo interno logiche di profitto a danno dei beni comuni dell’ambiente.
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Praticamente l’ area ionica diventerebbe un’enorme piattaforma petrolifera in un territorio già ampiamente “trivellato” dall’inquinamento industriale che da anni causa disastri anche in termini di vite umane. Nonostante l’idea che la città debba considerarsi a vocazione turistica (ormai è un detto popolare) nei fatti, a quanto pare, azioni incisive, per favorire un ripensamento  progettuale “compatibile” affinché la storia non si ripeta, tardano ad arrivare. Delle interrogazioni parlamentari, delle promesse istituzionali, delle varianti e delle valutazioni dell’impatto ambientale, saremo solo spettatori delle decisioni a più livelli? Sembra che la politica abbia messo da parte la cultura, ossia la storia, facendo leva sul futuro passato. Lo sviluppo “graduale e progressivo” della democrazia e dell’eguaglianza è inarrestabile e varrebbe la pena favorirne con coraggio il suo corso. Certamente in Alexis de Tocqueville affiorava, all’indomani della rivoluzione industriale, quanto meno se non preoccupazione, nostalgia e rimpianto del vecchio mondo. ”Poiché il passato non rischiara più l’avvenire, lo spirito avanza nelle tenebre”. Quando si parla di Taranto bisogna ricordare (ai politici?) i nomi illustri di Archita, Aristosseno, Andronico, quest’ ultimo ha tradotto per primo l’Odissea di Omero in latino, i quali, attraverso una giusta politica di sviluppo e conoscenza, fecero di Taranto la metropoli più ricca dell’area magnogreca. Sembra di assistere, oggi, all’arroganza di chi odia il passato e che risuona sulle labbra di chi pensa solo al potere. Non è possibile comprendere una Taranto senza quelle suggestive vedute che portarono i pittori del Grand Tour a dipingere meravigliosi paesaggi, apprezzandone l’architettura, la cultura, l’ambiente circostante. Un’emozionante paesaggio d’ulivi, di orti e pini, ora circondato da un’isola nera fatta di solo squallore. Dovrebbe esserci un’azione più convinta da parte di tutta la popolazione, non solo rimandare le meritevoli battaglie “esistenziali” alle ragazze ed ai ragazzi che passano sotto la sigla “ambientalisti”. Taranto è un romanzo che deve essere riscritto, ma alla voce archeologia, ambiente, turismo, perciò, insieme, diremo solo parole in difesa della sua storia, una grande opportunità  di vita per tutti i suoi cittadini.
MASSIMILIANO RASO
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