di ALESSANDRA CAVALLARO
Maschio, operaio, sposato o convivente, tipo di gioco preferito le slot machine. E’ questo l’identikit del giocatore d’azzardo su un campione di 135 pazienti presi in carica dall’ambulatorio «Gioco d’azzardo e nuove dipendenze» del Dipartimento di Dipendenze patologiche della Asl di Taranto diretto da Vincenza Ariano che si avvale della stretta collaborazione di Margherita Taddeo, psicologa e psicoterapeuta.
A Taranto le percentuali parlano chiaro in quanto ad «accaniti» di slot, gratta e vinci, scommesse sportive. L’86 per cento sono uomini, solo il 14 per cento donne; il 48 per cento sposati o conviventi, il 28 per cento single, il 19 per cento separati, il 5 per cento vedovi. Nel 32 per cento dei casi si tratta di operai, il 25 per cento, invece, sono impiegati, il 20 per cento pensionati (anche se questa categoria sta crescendo), solo il 2 per cento studenti mentre la restante parte è divisa equamente il 7 per cento tra casalinghe, liberi professionisti e disoccupati. Il primato sulla tipologia di gioco lo detiene la slot machine, il 48 per cento, a seguire gratta e vinci, 28 per cento, scommesse sportive per cento, una percentuale residuale per poker on line, lotto, bingo.
Il Gap, Gioco d’azzardo patologico, è dipendenza, bisogno, disturbo. Chi soffre di questa patologia arriva a rovinare se stesso e chi gli sta accanto, a volte senza nemmeno rendersene conto. La crisi nera che ha colpito e colpisce ogni classe sociale, la necessità di evadere dalla routine e di provare emozioni forti, l’assenza di carezze positive in un mondo colpevolista, sono gli ingredienti di cui si nutre questa malattia che distrugge affetti e legami in maniera silenziosa rispetto alle dipendenze più conosciute come droga o alcol. Il Gap, è riconosciuto dall’Associazione psichiatrica americana come una vera e propria patologia ed è catalogata nel «Manuale diagnostico dei disturbi mentali» nel Dsm. Ultimamente a dargli una forma giuridica è stata la legge Balduzzi che lo ha riconosciuto come «patologia».
Maschio, operaio, sposato o convivente, tipo di gioco preferito le slot machine. E’ questo l’identikit del giocatore d’azzardo su un campione di 135 pazienti presi in carica dall’ambulatorio «Gioco d’azzardo e nuove dipendenze» del Dipartimento di Dipendenze patologiche della Asl di Taranto diretto da Vincenza Ariano che si avvale della stretta collaborazione di Margherita Taddeo, psicologa e psicoterapeuta.
A Taranto le percentuali parlano chiaro in quanto ad «accaniti» di slot, gratta e vinci, scommesse sportive. L’86 per cento sono uomini, solo il 14 per cento donne; il 48 per cento sposati o conviventi, il 28 per cento single, il 19 per cento separati, il 5 per cento vedovi. Nel 32 per cento dei casi si tratta di operai, il 25 per cento, invece, sono impiegati, il 20 per cento pensionati (anche se questa categoria sta crescendo), solo il 2 per cento studenti mentre la restante parte è divisa equamente il 7 per cento tra casalinghe, liberi professionisti e disoccupati. Il primato sulla tipologia di gioco lo detiene la slot machine, il 48 per cento, a seguire gratta e vinci, 28 per cento, scommesse sportive per cento, una percentuale residuale per poker on line, lotto, bingo.
Il Gap, Gioco d’azzardo patologico, è dipendenza, bisogno, disturbo. Chi soffre di questa patologia arriva a rovinare se stesso e chi gli sta accanto, a volte senza nemmeno rendersene conto. La crisi nera che ha colpito e colpisce ogni classe sociale, la necessità di evadere dalla routine e di provare emozioni forti, l’assenza di carezze positive in un mondo colpevolista, sono gli ingredienti di cui si nutre questa malattia che distrugge affetti e legami in maniera silenziosa rispetto alle dipendenze più conosciute come droga o alcol. Il Gap, è riconosciuto dall’Associazione psichiatrica americana come una vera e propria patologia ed è catalogata nel «Manuale diagnostico dei disturbi mentali» nel Dsm. Ultimamente a dargli una forma giuridica è stata la legge Balduzzi che lo ha riconosciuto come «patologia».
«Negli anni - ammette Taddeo - è cresciuta anche la richiesta di aiuto da parte della famiglia del giocatore. Questo perché la dipendenza ha enormi ripercussioni sociali e relazionali e ovviamente economiche sulle persone vicine». L’accesso al servizio è gratuito, basta una semplice telefonata oppure recarsi direttamente nella sede dell’ambula - torio, la stessa del Dipartimento di Dipendenze patologiche in via Lazio 45. Subito dopo viene fissato un appuntamento, viene fatta una diagnosi preliminare, e comincia il cammino terapeutico, che può essere personale o familiare, sempre tenendo conto dello storyboard del paziente. A volte è necessaria anche una terapia farmacologica. Non ci sono tempi clinici certi. Il ciclo si chiude con il monitoraggio. «In Puglia si spendono circa 6 miliardi all’anno nel gioco d’azzardo - commenta infine la direttrice del Ddp dell’Asl di Taranto -. Denaro che viene sottratto all’economia del territorio. Perché è ovvio che chi spende, e perde, soldi, non sarà in grado di immetterli altrove. Immaginiamo questo cosa significhi per una città come la nostra dove si sente spesso parlare della necessità di creare una nuova economia».
Dove s’insinua povertà e miseria, diventa quasi una necessità affidarsi alla dea bendata. Invece per sopravvivere e ricominciare basterebbe tenere gli occhi ben aperti.
FONTE: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizie-nascoste/a-taranto-operai-e-impiegati-schiavi-delle-slot-no694997/