“Occhio per occhio ci farà tutti ciechi”
Il Mahatma Gandhi pronunciò la frase più lapidaria e più efficace nella storia del pacifismo mondiale: “Occhio per occhio ci renderà tutti ciechi”.
Vincenzo Sassanelli, prefetto distrettuale del Rotary di Puglia e Basilicata, ha concluso con queste parola la interessante conversazione tenuta al Club Taranto Magna Grecia sul tema “Parole e musica di pace”.
Una conversazione che si intersecava con una sorta di documentario realizzato dallo stesso ingegnere barese nove volte insignito della massima onorificenza rotariana, la “Paul Harris Fellow”.
Documentario e conversazione nei quali si sono incontrati la citazione di documenti storici di convenzioni internazionali per la pace, della fondazione dell’Unesco, della Carta delle Nazioni Unite, della Costituzione italiana; con brani musicali della tradizione pacifista, soprattutto quella statunitense degli anni Sessanta-Settanta.
E, fra i primi, i principi e i fondamenti del Rotary il cui scopo finale – ha ricordato in apertura il presidente del Club, Antonio Biella – è il perseguimento della pace.
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Una carrellata – si diceva – o forse meglio un galoppata fra parole e musica di pace:
Il Mahatma Gandhi pronunciò la frase più lapidaria e più efficace nella storia del pacifismo mondiale: “Occhio per occhio ci renderà tutti ciechi”.
Vincenzo Sassanelli, prefetto distrettuale del Rotary di Puglia e Basilicata, ha concluso con queste parola la interessante conversazione tenuta al Club Taranto Magna Grecia sul tema “Parole e musica di pace”.
Una conversazione che si intersecava con una sorta di documentario realizzato dallo stesso ingegnere barese nove volte insignito della massima onorificenza rotariana, la “Paul Harris Fellow”.
Documentario e conversazione nei quali si sono incontrati la citazione di documenti storici di convenzioni internazionali per la pace, della fondazione dell’Unesco, della Carta delle Nazioni Unite, della Costituzione italiana; con brani musicali della tradizione pacifista, soprattutto quella statunitense degli anni Sessanta-Settanta.
E, fra i primi, i principi e i fondamenti del Rotary il cui scopo finale – ha ricordato in apertura il presidente del Club, Antonio Biella – è il perseguimento della pace.
Una carrellata – si diceva – o forse meglio un galoppata fra parole e musica di pace:
dalle parole del presidente Pertini il giorno del suo insediamento (“Si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai”) a Martin Luther King, a don Tonino Bello; alle musiche, tante musiche. Quelle di De Andrè, che nel ’61 scrisse “La ballata dell’eroe” mentre a Berlino i sovietici alzavano il muro; la mitica “Blowing in the wind” di Bob Dylan che dava ai giovani una nuova coscienza (“Quante volte un uomo può voltare la testa fingendo di non vedere?”). E poi Joan Baez che adattava il gospel “We shall over come” e I Giganti con il loro “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”. C’era, in quei testi, tutta una generazione spaventata dai lager e dai gulag prima, e dal rischio nucleare poi. Ma, per molti, furono anche anni della giovinezza vissuta fra tanti ideali, un buon profumo di libertà e un’ottima colonna sonora.