
Ed i bambini sono veri, naturali, spontanei, giocano e si muovono con espressioni tipiche dell'infanzia. Per capire quali fattori spingeranno Raffaello ad andarsene da Firenze, senza non prima aver lasciato incompiuta una tavola ricordata con il nome di Madonna del Baldacchino, basta leggere le parole del primo storico dell’arte italiano Giorgio Vasari. La sua repentina partenza dalla città toscana è giustificata in questi termini: ” e questo avvenne, perché Bramante da Urbino (…) gli scrisse che aveva operato con il papa, il quale aveva fatto fare certe stanze, ch’egli potrebbe in quelle mostrar il valor suo…”. Nella stanza della Segnatura, adibita a biblioteca, Raffaello celebrò la cultura umanistica dipingendo, tra l’altro, la famosa Scuola di Atene.Furono caratterizzati per la ritrattistica laddove nelle opere di destinazione privata perseguì la naturalezza degli atteggiamenti, come nel caso della Madonna della Seggiola. Nella Madonna della Sistina, invece, si distaccò dallo schema della pala architettonica e presentò all’osservatore il momento di una diretta e personale esperienza divina. La vita di Raffaello, come tutti sanno, è stata brevissima. Certamente ha concluso l’esperienza terrena con una tra le più straordinarie realizzazioni artistiche di tutti i tempi: la "Trasfigurazione" . Un’opera, una meravigliosa creazione che lascia un segno, un marchio al grandioso ciclo dei suoi immortali capolavori, come eterna fu la consacrazione che il Vasari ne diede nelle Vite dei più eccellenti pittori, scultori ed architetti: “ Quanto largo e benigno si dimostri talora il cielo nell’accumulare in una parola sola l’infinite ricchezze dè suoi tesori e tutte quelle grazie è più rari doni che in lungo spazio di tempo suol comparire fra molti individui, chiaramente potè vedersi nel non meno eccellente che grazioso Raffael Sanzio da Urbino”.
Massimiliano Raso