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martedì 14 gennaio 2014

LE MADONNE DI RAFFAELLO. LA BELLEZZA CLASSICA DEL DIVIN PITTORE

“Il pittore ha l’obbligo di fare le cose non come le fa la natura, ma come ella dovrebbe fare”. Con queste parole Raffaello si fa interprete del sogno estetico dell’età rinascimentale. Si perché è impossibile pensare ad una rinascita, tanto dello spirito, quanto dell’arte senza la sua creatività divina. Dei suoi cieli Berenson disse una volta che avrebbe voluto definirli “una guaina dell’anima”. Nato ad Urbino nel 1483, la sua attività non può prescindere dall’orbita culturale della grande corte dei Montefeltro. All’epoca  Urbino, stando alle parole dell’architetto Baldassarre Castiglione, era “una città in forma di palazzo”. Un interpretazione che bene si addice per un polo d’eccellenza che attirava grandi artisti da tutta Europa. Raffaello nelle sue madonne crea un tipo di bellezza femminile aggraziato e pieno di dolcezza che diventa un punto di riferimento per tutti gli altri artisti nei secoli successivi. Tra il 1500 ed il 1504 Raffaello incominciò a produrre alcune Madonne con il Bambino tra le quali, probabilmente la più importante, la Madonna di Solly. Contrariamente al Perugino, egli studia le figure inserendole in paesaggi sempre diversi, variando i motivi affettivi dell’anima che legano le medesime figure. Raffaello era molto stimato dall’aristocrazia fiorentina. Lo ricorda anche il Vasari quando l’artista fu ospite dell’umanista fiorentino Taddeo Taddei che “…lo volle sempre in casa sua e alla sua tavola (…) e Raffaello, che era la gentilezza stessa, per non esser vinto di cortesia, gli fece dei quadri”. A sentire i critici uno di questi quadri di “cortesia” fu la Madonna con il Bambino e san Giovannino e un altro piccolo santo, conosciuto anche come Madonna di Terranova. Nel clima favorevole dei salotti di Firenze, realizza numerose Madonne: la Madonna con il Bambino, san Giuseppe, sant’Elisabetta e san Giovannino; la Madonna del Granduca; la Madonna Tempi; la Madonna del Cardellino. Quello che caratterizza le madonna di Raffaello è un particolare senso di protezione della Vergine nei confronti del bambino che lo s’intuisce ad un primo impatto ottico.  
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Ed i bambini sono veri, naturali, spontanei, giocano e si muovono con espressioni  tipiche dell'infanzia. Per capire quali fattori spingeranno Raffaello ad andarsene da Firenze, senza non prima aver lasciato incompiuta una tavola ricordata con il nome di Madonna del Baldacchino, basta leggere le parole del primo storico dell’arte italiano Giorgio Vasari. La sua repentina partenza dalla città toscana è giustificata in questi termini: ” e questo avvenne, perché Bramante da Urbino (…) gli scrisse che aveva operato con il papa, il quale aveva fatto fare certe stanze, ch’egli potrebbe in quelle mostrar il valor suo…”. Nella stanza della Segnatura, adibita a biblioteca, Raffaello celebrò la cultura umanistica dipingendo, tra l’altro, la famosa Scuola di Atene.Furono caratterizzati per la ritrattistica laddove nelle opere di destinazione privata perseguì la naturalezza degli atteggiamenti, come nel caso della Madonna della Seggiola. Nella Madonna della Sistina, invece, si distaccò dallo schema della pala architettonica e presentò all’osservatore il momento di una diretta e personale esperienza divina. La vita di Raffaello, come tutti sanno, è stata brevissima. Certamente ha concluso l’esperienza terrena con una tra le più straordinarie realizzazioni artistiche di tutti i tempi: la "Trasfigurazione" . Un’opera, una meravigliosa creazione che lascia un segno, un marchio al grandioso ciclo dei suoi immortali capolavori, come eterna fu la consacrazione che il Vasari ne diede nelle Vite dei più eccellenti pittori, scultori ed architetti: “ Quanto largo e benigno si dimostri talora il cielo nell’accumulare in una parola sola l’infinite ricchezze dè suoi tesori e tutte quelle grazie è più rari doni che in lungo spazio di tempo suol comparire fra molti individui, chiaramente potè vedersi nel non meno eccellente che grazioso Raffael Sanzio da Urbino”.

Massimiliano Raso
 

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