No alla realizzazione del parco eolico nel mar Grande di Taranto. Il Comune passa all’azione e conferisce il mandato agli avvocati Filiberto Morelli e Maddalena Cotimbo di presentare ricorso al Tar per l’annullamento, con sospensiva, del provvedimento con il quale il ministero delle Infrastrutture ha concesso il 27 giugno scorso l’autorizzazione unica alla realizzazione del progetto da parte della società Beleolico. Decisione preceduta da una conferenza dei servizi durante la quale enti e amministrazioni interessate avevano fornito il loro parere assolutamente negativo rispetto al progetto ma, purtroppo, non vincolante. E così il consiglio comunale di Taranto, il 5 aprile di quest’anno, si era espresso con una delibera contrario al parco eolico, un provvedimento privo di un’istruttoria tecnica e articolato attorno a ragioni «politiche».
Tanto è vero che ai primi di giugno il ministero dell’Ambiente aveva spedito a Palazzo di città il proprio parere positivo definendo il «no» dell’amministrazione comunale carente di motivazioni e non tecnicamente suffragato. Anche la Regione, in precedenza, aveva dato parere negativo, mentre nessun parere era arrivato dalla Provincia, nel frattempo passata al commissario. La società «Beleolico», dopo aver ottenuto l’autorizzazione a costruire, ha mandato avanti le fasi preliminari del progetto. Ha effettuato carotaggi e caratterizzazioni, ha firmato contratti di fornitura anche con Vestas per gli aerogeneratori, ha acquistato certificati di borsa di energia elettrica, tutti costi in parte già sostenuti che potrebbero perdere di valore nel caso il tribunale amministrativo sospendesse la realizzazione del progetto. Il progetto fu presentato la prima volta nel 2008 da «Societ Energy», diventata poi «Beleolico srl» con l’ingresso nella compagine societaria tarantina di un socio francese, avviando una lunga istruttoria chiusa l’estate scorsa tra l’opposizione di enti locali, ambientalisti, ordine degli architetti, Lipu e «Jonian Dolphin Conservation».
Esso prevede la realizzazione nella rada esterna del porto di Taranto di un parco costituito da 10 aerogeneratori, ognuno di tre megawatt di potenza, capace di generare trenta megawatt di energia. Sono disposti in due diverse aree: sei turbine sono esterne alla diga foranea e quattro sono esterne al molo polisettoriale. Le torri, stando alle loro caratteristiche, si ergeranno sul mare per un’altezza di circa 110 metri e convoglieranno l’energia prodotta alla rete nazionale attraverso un cavo sottomarino lungo circa due chilometri. I trenta megawatt di energia sono sufficienti a rendere il porto di Taranto autonomo e indipendente sul piano del fabbisogno energetico. L’opera è «near shore» e occupa una porzione di mare territoriale di fronte alla zona industriale prospiciente il terminal container e il quinto sporgente, un’area che non ricade nel sito di interesse nazionale né interessa direttamente aree Sic (interesse comunitario) o Zps (zone protezione speciale). Il parco eolico si attesterebbe, se realizzato, su uno specchio d’acqua che dista cento metri dalla costa e sette chilometri dal centro di Taranto.