Fabri Fibra è il benvenuto. "Il nostro palco è aperto a tutti. A chiunque abbia voglia di parlare di lavoro, di cantarlo, accanto agli operai. Fabri è il benvenuto". Michele Riondino e Andrea Rivera presentano così il grande concerto del Primo maggio di Taranto: "Questo è l'unico posto dove ha ancora senso parlare del lavoro - hanno detto in un parco nella periferia della città, una sorta di cartografia dell'abbandono - Non può esserci un primo maggio se non a Taranto" ha detto Riondino che a Taranto è nato e da qui, accanto ai suoi vecchi amici, con la maglietta dei "Lavoratori liberi e pensanti" ha deciso di fare partire la crociata intellettuale in difesa dell'ambiente e in difesa del lavoro. Il primo maggio al Parco Archeologico delle Mura Greche, dalle 10 alle 24, saliranno sul palco attori, scrittori e poi chiaramente tanta musica: hanno già dato la loro adesione Fiorella Mannoia, Luca Barbarossa, gli Officina Zoè, Daniele Sep, The Niro, Andrea Rivera, Elio Germano, Pierpaolo Capovilla del Teatro degli Orrori. Titolo dell'iniziativa: 'Sì ai diritti no ai ricatti. Lavoro? Ma quale Lavoro?'.
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"Ma l'elenco
è in continua crescita, stanno continuando ad arrivare adesioni: noi non vogliamo essere come piazza San Giovanni - ha detto ieri Riondino - non vogliamo fare un Sanremo di sinistra. Non ce ne frega nulla di chi presenta, ci interessa relativamente di chi canta. Ci interessa di cosa si parla: di lavoro, certamente, ma anche di ambiente e di tutte quelle realtà dove il territorio è stato violentato in nome del profitto". Riondino e gli organizzatori del concerto di Taranto sono critici con i sindacati: "Qui per anni tutto è stato abbandonato, sono stati abdicati i diritti. E purtroppo è stato possibile farlo grazie alla complice distrazione della stampa, della società civile e dei sindacati che da guardiani sono diventati spesso complici".
Proprio per questa differenza, gli organizzatori del concerto di Taranto sarebbero ben felici di avere Fabri Fibra, ospita non gradito a Roma visti i suoi vecchi testi tacciati di sessismo e omofobia da associazioni di donne. "Non ci siamo capiti: come si può essere dalla parte del femminicidio: io racconto storie". "Una censura assurda" hanno tuonato tutti i suoi colleghi a partire da Jovanotti. "Se vuole parlare di lavoro, noi siamo qui" dicono da Taranto. "Il nostro è un palco aperto".
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