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venerdì 26 aprile 2013

E' UFFICIALE, ANCHE IL SINDACO STEFANO E' INDAGATO

di MIMMO MAZZA Abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. Il sindaco di Taranto Ezio Stefàno, rieletto lo scorso anno a capo di una coalizione di centrosinistra, entra a pieno titolo nell’inchiesta denominata «Ambiente svenduto», deflagrata nel novembre scorso con l’arresto dell’assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva (scarcerato sabato scorso), dell’ex portavoce dell’Ilva Girolamo Archinà, dell’ex consulente della Procura e preside del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti, una nuova ordinanza nei confronti del patron Emilio Riva e dell’ex direttore dello stabilimento siderurgico Luigi Capogrosso (già finiti ai domiciliari il 26 luglio nell’ambito dell’indagine sull’inquinamento) e l’emissione di una mandato di cattura internazionale nei confronti di Fabio Riva, il vicepresidente di Riva Group trovato a Londra agli inizi di gennaio dagli agenti dell’In - terpol allertati dai militari della Guardia di Finanza, in attesa di estradizione. 

Il coinvolgimento del primo cittadino emerge, come la Gazzetta è in grado di rilevare, dalla lettura della proroga delle indagini preliminari disposta dal giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco su richiesta del procuratore capo Franco Sebastio, del procuratore aggiunto Pietro Argentino e dei sostituti Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile e Remo Epifani. 
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Il gip ha disposto altri sei mesi di indagini per fare piena luce nell’inchiesta «Ambiente svenduto» e far venire a galla le responsabilità di quanti avrebbero consentito all’Ilva di evitare o pilotare i controlli ambientali negli ultimi quattro anni. Nella richiesta di proroga delle indagini preliminari i pubblici ministeri scrivono di fatti già noti, come quelli che hanno portato alla prima ondata di arresti, e di ipotesi di reato finora rimaste coperte da segreto, come quelle che riguardano il sindaco Ippazio Stefàno, iscritto nel registro delle notizie di reato per abuso d’ufficio e omissione di atti d’uf ficio, oppure il coinvolgimento diretto dell’Ilva, quale società, ai sensi della legge 231 del 2001 che prevede la responsabilità giuridica delle imprese per fatti commessi da persone che operano nella società. 

Due gli episodi che riguardano l’Ilva. Il primo è quello per per corruzione in atti giudiziari che vede indagati anche Lorenzo Liberti, Girolamo Archinà, Fabio Riva e Luigi Capogrosso; il secondo, invece, riguarda due violazioni al codice dell’ambiente relative alle imponenti emissioni diffuse e fuggitive nocive in atmosfera e allo smaltimento di rifiuti in assenza di autorizzazione.

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