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martedì 11 settembre 2012

TARANTO ANCORA AVVELENATA. QUESTA VOLTA CI PENSA L'ENI

La nube nera s’è allungata come un’ombra su Taranto. Rinnovando un incubo ben conosciuto da tutti i cittadini jonici: inquinamento, basta la parola, che peraltro agita non poco i tarantini dopo quanto sta succedendo attorno all’Ilva e al suo sequestro. La cortina color pece, visibile da diversi punti della città, s’è levata ieri intorno alle 10 dalla raffineria Eni. Lì è divampato l’incendio, un incidente che ha causato il ferimento di un operaio. Si tratta di Luigi Ancora, ha 44 anni ed è ricoverato nel reparto Grandi ustionati del “Perrino” di Brindisi: ha riportato ustioni sul 15% del corpo, ma le sue condizioni non sembrano essere particolarmente preoccupanti. La prognosi resta tuttavia riservata, in virtù delle ferite riportate.

Una mattinata di paura, a Taranto. E d’allarme ambientale, oltretutto confermato e certificato da quanto nelle ore successiva registrato dall’Arpa: la centralina di monitoraggio di via Machiavelli, nel rione Tamburi, ha rilevato un aumento dei valori di benzene in concomitanza con l’incendio nella raffineria, ha spiegato l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Il tam-tam in città è comunque scattato subito, quando la nube s’è sollevata dallo stabilimento.

Insomma: emergenza senza fine. E che stavolta s’associa al delicato fronte dell’infortunistica sul lavoro. Un altro operaio sarebbe inoltre rimasto ferito in modo lieve, ieri: sarebbe stato colpito alla fronte da una manichetta, e ha riportato lievi ferite. Si tratta del terzo incidente avvenuto nello stabilimento Eni Refining & Marketing di Taranto dallo scorso mese di aprile: altri due episodi simili si sono verificati infatti il 7 aprile e 12 marzo. Senza feriti.

Ma qual è stata la genesi dell’incendio? L’azienda ha spiegato che le fiamme si sono sviluppate in corrispondenza di una tubazione a sud del serbatoio T3148 esternamente al bacino di contenimento. «Nell’area - spiega la società - era in corso l’attività di isolamento della tubazione, finalizzata all’inserimento di valvole controllabili da remoto, in ottemperanza a una specifica prescrizione del Comitato Tecnico Regionale. Durante questa fase, che prevede l’apertura della tubazione, la benzina ha trovato un innesco che ne ha causato la combustione per ragioni ancora in fase di accertamento». Quindici minuti di combustione, che hanno sviluppato quel fumo nero visibile da larga parte della città. Circa un metro cubo la quantità di idrocarburi combusti nell’incendio.

Immediato l’intervento sul posto dei vigili del fuoco del presidio interno all’azienda. Un intervento tempestivo e decisivo, perché ha impedito l’ulteriore propagarsi delle fiamme e dunque l’esplosione. Che avrebbe avuto esiti tragici e disastrosi. L’Arpa sta inoltre verificando se possano esserci eventuali ripercussioni dal punto di vista ambientale non solo per quanto riguarda l’aria, ma anche per il suolo e la falda acquifera.

Il 44enne operaio ferito è un dipendente della ditta di meccanica Tps. Inizialmente era stato trasferito all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, salvo poi disporre il ricovero al centro d’eccellenza brindisino. Quando è divampato l’incendio erano al lavoro gli operai di due ditte: la Tps e un’azienda di smaltimento. L’azienda ha provveduto immediatamente a informare gli organi di controllo e istituzionali. «Ma l’incendio non ha in nessun modo coinvolto i serbatoi e gli impianti della raffineria, la quale è regolarmente in marcia», precisa in una nota Eni.

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