Decine di lavoratori dell'Ilva si sono radunati all'interno dello
stabilimento, nell'area della direzione, e stanno protestando perché
l'azienda avrebbe iniziato a spegnere le luci e a interrompere
l'erogazione dell'acqua nei reparti sottoposti a sequestro. Lo si
apprende da fonti sindacali.
I SINDACATI - «C'è fermento in fabbrica, c'è molta agitazione. Qualcuno vorrebbe che i lavoratori lasciassero i reparti per andare a protestare». Lo ha detto il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli partecipando a Taranto all'attivo provinciale del sindacato. «Noi - ha aggiunto - siamo completamente estranei a una iniziativa di questo genere. Siamo un'organizzazione sindacale che usa buon senso e cervello anche quando lotta». Il fermo di alcuni degli impianti sottoposti a sequestro sembra imminente dopo l'ultima direttiva dei custodi giudiziari, che peraltro hanno bocciato il piano di investimenti per il risanamento ambientale presentato dall'Ilva. «In azienda c'è molta agitazione. I capi stanno istigando alla rivolta contro la magistratura e i sindacati stanno dicendo cosa fare». Lo dice il segretario provinciale della Fiom Cgil di Taranto Donato Stefanelli. «Come Fiom - ha spiegato - riteniamo che si debbano fare quanto prima assemblee con tutti i lavoratori per far partire la vertenza nei confronti dell'Ilva, che deve smetterla con il gioco d'azzardo che sta facendo, con questa guerriglia giudiziaria che non ci interessa, e deve cacciare fuori i soldi per fare un vero piano di risanamento».
GLI OPERAI - «Sono oltre 300 i lavoratori degli impianti dell'area a caldo che hanno deciso di scioperare e manifestare all'esterno della direzione dell'Ilva. Sono gli operai che hanno potuto lasciare il posto di comandata perché gli impianti sono in marcia». Lo dice il segretario provinciale della Uilm, Antonio Talò. «Gli operai hanno visto i telegiornali, hanno appreso che i custodi avevano bocciato il piano dell'azienda e temendo per il loro futuro - aggiunge Talò - hanno iniziato questa protesta. Noi stiamo dicendo di aspettare la decisione del gip sulla richiesta dell'azienda di continuare la produzione». I lavoratori tengono un'assemblea all'esterno dello stabilimento, ma non hanno occupato la statale Appia, «anche se - spiega Talò - vorrebbero tornare alla mobilitazione», come accadde in agosto. Il segretario della Uilm fa presente che «in fabbrica c'è grande tensione e ovviamente sono circolate anche voci, poi rivelatesi infondate, che l'azienda aveva iniziato a spegnere le luci e a interrompere l'erogazione dell'acqua».
L'AZIENDA - Nessuna iniziativa decisiva per la fermata degli impianti sembra essere stata assunta per ora dall' azienda che attende dalla procura, in queste ore, risposte ufficiali al piano di interventi immediati proposti per un investimento complessivo di 400 milioni di euro. Sul piano aziendale tuttavia ieri sera si sono già espressi i custodi dandone un giudizio negativo. Attualmente l'Ilva sta producendo - secondo gli ultimi dati resi noti dal presidente, Bruno Ferrante - 22.000 tonnellate di ghisa al giorno anche se dovrebbe essere imminente una frenata per assecondare le disposizioni impartite dai custodi giudiziari il 17 settembre scorso e ribadite ieri: in primis fermata dell' altoforno 1 e delle batterie coke 5-6. Per fermare l'altoforno -il cui stop per manutenzione era peraltro già prevista - occorreranno circa tre mesi. Per fermare i forni delle batterie circa 15 giorni.
IL MINISTRO - «Non è stato bocciato nulla. I custodi giudiziari hanno espresso un parere che ora sarà al vaglio del procuratore, del gip ed eventualmente del tribunale del riesame»: così il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ha commentato le notizie relative alla valutazione dei custodi giudiziari sul piano di investimenti per risanare gli impianti dell'Ilva di Taranto. Lo ha fatto a Spoleto a margine di un convegno sul tema «Spoleto città a misura d'uomo: un progetto a confronto». Clini ha tra l'altro annunciato che fra «pochissimi giorni» saranno pronte le prescrizioni del ministero dell'Ambiente, che potranno, o meno, consentire l'attività dell'azienda. Riguardo all'esito di questa vicenda, il ministro ha detto di non essere «nè fiducioso nè pessimista». «È comunque il ministro dell'ambiente - ha aggiunto - ad avere per legge nazionale la responsabilità di autorizzare tale impianto ed è quello che sto facendo». «Entro la fine del mese - ha spiegato ancora Clini - quindi fra pochissimi giorni, avrò il documento conclusivo della procedura e in questo fisserò le prescrizioni che il ministro deve dare per l'attività dell'azienda. Ricordo che nè il procuratore della Repubblica, nè il gip, nè il presidente del tribunale hanno l'autorità per autorizzare un impianto industriale, per cui alla fine andremo a chiarire anche questa diatriba o questo conflitto che si potrebbe creare. Perchè mentre la procura della Repubblica deve perseguire i reati, e deve farlo con rigore, le decisioni su come una fabbrica deve essere gestita - ha concluso Clini -, e quali sono le tecnologie che devono essere utilizzate sono di competenza dell'amministrazione».
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
I SINDACATI - «C'è fermento in fabbrica, c'è molta agitazione. Qualcuno vorrebbe che i lavoratori lasciassero i reparti per andare a protestare». Lo ha detto il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli partecipando a Taranto all'attivo provinciale del sindacato. «Noi - ha aggiunto - siamo completamente estranei a una iniziativa di questo genere. Siamo un'organizzazione sindacale che usa buon senso e cervello anche quando lotta». Il fermo di alcuni degli impianti sottoposti a sequestro sembra imminente dopo l'ultima direttiva dei custodi giudiziari, che peraltro hanno bocciato il piano di investimenti per il risanamento ambientale presentato dall'Ilva. «In azienda c'è molta agitazione. I capi stanno istigando alla rivolta contro la magistratura e i sindacati stanno dicendo cosa fare». Lo dice il segretario provinciale della Fiom Cgil di Taranto Donato Stefanelli. «Come Fiom - ha spiegato - riteniamo che si debbano fare quanto prima assemblee con tutti i lavoratori per far partire la vertenza nei confronti dell'Ilva, che deve smetterla con il gioco d'azzardo che sta facendo, con questa guerriglia giudiziaria che non ci interessa, e deve cacciare fuori i soldi per fare un vero piano di risanamento».
GLI OPERAI - «Sono oltre 300 i lavoratori degli impianti dell'area a caldo che hanno deciso di scioperare e manifestare all'esterno della direzione dell'Ilva. Sono gli operai che hanno potuto lasciare il posto di comandata perché gli impianti sono in marcia». Lo dice il segretario provinciale della Uilm, Antonio Talò. «Gli operai hanno visto i telegiornali, hanno appreso che i custodi avevano bocciato il piano dell'azienda e temendo per il loro futuro - aggiunge Talò - hanno iniziato questa protesta. Noi stiamo dicendo di aspettare la decisione del gip sulla richiesta dell'azienda di continuare la produzione». I lavoratori tengono un'assemblea all'esterno dello stabilimento, ma non hanno occupato la statale Appia, «anche se - spiega Talò - vorrebbero tornare alla mobilitazione», come accadde in agosto. Il segretario della Uilm fa presente che «in fabbrica c'è grande tensione e ovviamente sono circolate anche voci, poi rivelatesi infondate, che l'azienda aveva iniziato a spegnere le luci e a interrompere l'erogazione dell'acqua».
L'AZIENDA - Nessuna iniziativa decisiva per la fermata degli impianti sembra essere stata assunta per ora dall' azienda che attende dalla procura, in queste ore, risposte ufficiali al piano di interventi immediati proposti per un investimento complessivo di 400 milioni di euro. Sul piano aziendale tuttavia ieri sera si sono già espressi i custodi dandone un giudizio negativo. Attualmente l'Ilva sta producendo - secondo gli ultimi dati resi noti dal presidente, Bruno Ferrante - 22.000 tonnellate di ghisa al giorno anche se dovrebbe essere imminente una frenata per assecondare le disposizioni impartite dai custodi giudiziari il 17 settembre scorso e ribadite ieri: in primis fermata dell' altoforno 1 e delle batterie coke 5-6. Per fermare l'altoforno -il cui stop per manutenzione era peraltro già prevista - occorreranno circa tre mesi. Per fermare i forni delle batterie circa 15 giorni.
IL MINISTRO - «Non è stato bocciato nulla. I custodi giudiziari hanno espresso un parere che ora sarà al vaglio del procuratore, del gip ed eventualmente del tribunale del riesame»: così il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ha commentato le notizie relative alla valutazione dei custodi giudiziari sul piano di investimenti per risanare gli impianti dell'Ilva di Taranto. Lo ha fatto a Spoleto a margine di un convegno sul tema «Spoleto città a misura d'uomo: un progetto a confronto». Clini ha tra l'altro annunciato che fra «pochissimi giorni» saranno pronte le prescrizioni del ministero dell'Ambiente, che potranno, o meno, consentire l'attività dell'azienda. Riguardo all'esito di questa vicenda, il ministro ha detto di non essere «nè fiducioso nè pessimista». «È comunque il ministro dell'ambiente - ha aggiunto - ad avere per legge nazionale la responsabilità di autorizzare tale impianto ed è quello che sto facendo». «Entro la fine del mese - ha spiegato ancora Clini - quindi fra pochissimi giorni, avrò il documento conclusivo della procedura e in questo fisserò le prescrizioni che il ministro deve dare per l'attività dell'azienda. Ricordo che nè il procuratore della Repubblica, nè il gip, nè il presidente del tribunale hanno l'autorità per autorizzare un impianto industriale, per cui alla fine andremo a chiarire anche questa diatriba o questo conflitto che si potrebbe creare. Perchè mentre la procura della Repubblica deve perseguire i reati, e deve farlo con rigore, le decisioni su come una fabbrica deve essere gestita - ha concluso Clini -, e quali sono le tecnologie che devono essere utilizzate sono di competenza dell'amministrazione».
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO