Gravissima la presa di posizione dei nostri politici. Sbagliano a schierarsi "tout court" a favore di un agglomerato industriale imponente situato dentro una citta e a non tener conto che ogni mese che passa, almeno 3 persone, tra adulti e bambini, lasciano questa terra a causa dei veleni sprigionati da quegli impianti.
I nostri politici dimenticano che:
a Taranto, i periti del tribunale, illustri luminari della scienza medica, nominati dal gip di Taranto, Patrizia Todisco, hanno stilato una corposa ed autorevole relazione epidemiologica, in cui si prova che, tra il 2004 e il 2010, vi sarebbero stati mediamente 83 morti all’anno attribuibili ai superamenti di polveri sottili nell’aria e alle emissioni in atmosfera di sostanze cancerogene provenienti dalla vicina industria. Dimenticano che i ricoveri attribuibili a quel tipo di inquinamento per le sole cause cardio-respiratorie ammonterebbero a 64 all’anno. Dimenticano che la media dei decessi sale però fino a 91 casi, se si prendono in considerazione i quartieri Tamburi e Borgo, geograficamente più vicini alla fabbrica dove è osservabile una forte associazione tra inquinamento dell’aria ed eventi sanitari scientificamente documentabili per questa popolazione”. Inoltre, i nostri politici non considerano che a Paolo VI vi è una percentuale ancora maggiore di decessi rispetto alla media complessiva della città e che anche il numero delle patologie a carico dell’apparato respiratorio è addirittura superiore del 64%. Ciò sarebbe riconducibile all’ubicazione altamente a rischio del quartiere stesso e al fatto che vi sia un alto numero di quegli abitanti che hanno lavorato e lavorano in acciaieria. Dimenticano che i periti del tribunale hanno accertato che per bambini e per gli adolescenti fino a 14 anni vi sia “un effetto statisticamente significativo per i ricoveri ospedalieri per cause respiratorie” e un’elevata presenza di tumori e di malformazioni in età pediatrica. Forse fingono di non conoscere la tragica situazione dei lavoratori dell'Ilva di Taranto tra i quali si registrano eccessi di ricoveri per cause tumorali, cardiovascolari e respiratorie da far rabbrividire.
I nostri politici, invece, dovrebbero fermamente sostenere una eventuale azione della magistratura intesa a fermare subito quegli impianti inquinanti che, come dicono gli stessi periti e luminari della scienza medica, Annibale Biggeri, Maria Triassi, Francesco Forastiere, "hanno causato e causano nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte".
Atteggiamento simile a quello dei nostri politici è anche quello dei nostri sindacalisti. Anche loro dovrebbero mostrare più sensibilità alle tematiche ambientali e a quelle sanitarie in cui gli stessi lavoratori sono coinvolti, mettendo in serio pericolo la loro salute e la loro stessa vita. Fatte salve le posizioni a tutela del diritto alla salvaguardia del posto di lavoro, i sindacati non dovrebbero assumere atteggiamenti che sostengano il panico e la tensione, già diffusa tra i lavoratori e finalmente comprendano ed accettino la tesi che un’industria così imponente e vetusta che fabbrica acciaio non potrà mai essere compatibile con la salute dei cittadini che vivono a pochi metri da essa. Si dovrebbe, al contrario, sollecitare l'attivazione di processi di riconversione per dare a Taranto nuove economie che non inquinano e che non causino così tante malattie e morti. Occorre, altresì, che il Governo e gli enti locali si attivino in sinergia per garantire il sostentamento dei lavoratori e della loro riqualificazione professionale, al fine di non lasciarli soli con le loro famiglie, reclamando l’utilizzo di tutti i mezzi e gli strumenti possibili a sostegno della loro sicurezza economica, della loro salute e di quella di tutti i cittadini di Taranto.
Prof. Fabio Matacchiera