Il sindaco e la pistola

È un fiume in piena, il sindaco di Taranto, rieletto ieri con una percentuale di quasi il 70%. “Per qualche giorno sono stato anche sotto protezione – aggiunge – ma io volevo sentirmi libero di girare come ho sempre fatto anche di notte, ad esempio quando è crollato un palazzo o di prima mattina quando è crollata l’area di un mercato. O anche nella mia attività di medico volevo recarmi liberamente dai mie pazienti in auto o a piedi. Non ho reso noto le minacce per vari motivi: primo per non strumentalizzare questo fatto in modo che si potesse trasformare in un’arma a mio vantaggio. E poi anche per non dare una immagine sbagliata di Taranto che è fatta in prevalenza di persone perbene. Inoltre non volevo creare ansia alle persone a me vicine. Non potevo d’altra parte – continua Stefano – smettere di fare campagna elettorale. E del resto dovevo pensare a tutelare me e i miei familiari”.
Quindi Stefano sottolinea che “le città del Sud vivono un periodo di grandi sofferenze sociali”. E che ciò ha comportato anche gesti di esasperazione estrema della cittadinanza fino a giungere a gesti come quello di recarsi “a Palazzo di città con la benzina. In questi anni – continua il sindaco – ben 18 vigili sono finiti in ospedale a Taranto e anche io sono stato aggredito fortunatamente senza conseguenze. Porto la pistola più che altro come deterrente e come arma psicologica per me stesso”.
l primo cittadino spiega di “aver denunciato tutto alla Polizia che era molto preoccupata poiché si trattava di minacce concrete. Ma ho rifiutato la scorta: non tollero che persone più giovani di me possano rischiare la vita per proteggermi. Infine ricorda di aver preso il porto d’armi 30 anni fa all’epoca della campagna sociale contro la droga e l’Aids che si faceva nelle scuole e nei quartieri. Poi non l’ho più rinnovata. Cinque anni fa all’inizio del primo mandato l’ho rinnovata e ricordo che anche allora ci furono delle polemiche. Ma devo anche tutelarmi, non voglio immolarmi”.