A Maurizio Lasi è sfuggita la grande occasione di vincere la coppa Italia anche con una squadra femminile. L'aveva già vinta con la maschile (a Rieti) e se avesse vinto anche quella con il Famila sarebbe stato sicuramente il primo allenatore italiano a farlo. Ma forse questo interessava poco o nulla al tecnico arancione, quello che interessava era regalare l'ennesima coccarda davanti al pubblico amico. Ma questo è successo solo una volta nella prima edizione vinta a Schio, nel lontano 1996. Le altre quattro volte, compresa quella di domenica, è stato un fallimento. Perché, effettivamente, di fallimento si tratta: una sconfitta che non lascia dubbi, che ha messo sul piatto una squadra tecnicamente superiore, in tutti i fondamentali: tecnici e caratteriali. Dice Maurizio Lasi. «Dobbiamo avere le convinzione di essere cresciute come gruppo, vedo che questo c'è solo in modo altalenante; appena incontriamo qualche difficoltà, che oggi si chiama Taranto, ritroviamo tutti quei difetti che avevamo ad inizio stagione». Ma c'è qualcosa da salvare di quanto successo nello scorso fine settimana? «C'è il fatto che con Taranto abbiamo perso tre volte di cui due in casa nostra. Sicuramente con i rinforzi che ha operato quest'anno è di gran lunga più forte della formazione vista lo scorso anno e molto più competitiva. A parte la prima gara, nelle altre due partite entrambe le squadre erano al completo. La realtà è che per ben due volte in casa ci hanno battuto, e non di poco». C'è stato un vostro “lato debole” dove il Taranto ha affondato il colpo per mettervi a kappaò? «Taranto ci ha colpito da tutte le parti. Non c'è stato un punto ben preciso. Sottana ha giocato benissimo, sono due partite che ci fa canestro: chiudi le esterne e ti puniscono con le lunghe che possono giocare dentro e fuori. E questo condiziona ovviamente tutte le difese. Quindi: o riusciamo ad essere aggressive per quaranta minuti o loro, forti di giocatrici che hanno nella loro atipicità l'asso in più, possono farti male da tutte le parti». Ovviamente il discorso riguarda Godin, Giauro e Vaughin . Il Famila queste giocatrici non le possiede. Ci sarà anche nel Taranto un tallone d'Achille, un punto debole da sfruttare in un prossimo futuro. L'ha individuato? «La delusione è stata tanta. Archiviamo questa coppa Italia. Poi andremo a vedere dove poter mettere qualche sassolino nel loro attacco e magari agevolare il nostro, però queste sono cose che penseremo dopo, prima bisogna arrivare ad un'altra finale, e dico questo perché ancora non è scontato nulla e nei playoff inizia un altro campionato».
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