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giovedì 16 febbraio 2012

LA LETTERA DI BIAGIO DE MARZO AI CITTADINI DI TARANTO


Lettera aperta ai cittadini, ai giovani e agli studenti di Taranto.

Venerdì 17 febbraio 2012 nel Tribunale di via Marche si svolgerà l’udienza che vede indagati i 4 vertici dell’Ilva: Emilio e Nicola Riva, presidente e vice presidente all’epoca dei fatti, Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento di Taranto, e Angelo Cavallo, responsabile del reparto Agglomerato 2 e del famigerato camino E 312 da cui fuoriesce la diossina. L’accusa è quella di disastro ambientale relativamente alle emissioni di diossina, di avvelenamento colposo di sostanze alimentari, di getto pericoloso di cose.
E’ un avvenimento che suscita in noi un po’ di orgoglio e tanta speranza: a Taranto inizia una nuova storia, fortemente voluta dai cittadini che ora intravedono la concreta possibilità di ottenere quello che auspicano da anni. Vale la pena ricordare alcune tappe importanti del lungo percorso.
Il 18 luglio 2006 PeaceLink lancia l'allarme diossina: “Taranto è la Seveso del Sud, ma i cittadini non lo sanno”. Su “La Voce del Popolo” del 1.9.2006, il Direttore Generale di ARPA Puglia prof. Giorgio Assennato dichiara: “A Taranto la pressione ambientale è altissima. C’è anche la diossina, eppure la classe dirigente non ha mai mosso un dito. Noi non abbiamo mezzi di controllo, siamo un nano contro un gigante”.
L’Espresso del 5.4.2007 riporta in copertina “Puglia – Pozzo dei veleni” con una foto impressionante di Taranto e pubblica due servizi che fanno riferimento a dati e considerazioni di ambientalisti impegnati.
Il 3 maggio 2007 PeaceLink presenta il “Dossier diossina” sulla base dei dati contenuti nei registri INES (Inventario Nazionale Emissioni e Sorgenti) e EPER (European Pollutant Emission Register): “A Taranto il 90,3% di diossina italiana prodotta dalla grande industria”. Sulla base di quei dati si individua nell’Ilva la sorgente di emissione, nell’impianto di agglomerazione, dove si preparano i minerali di ferro successivamente utilizzati negli altoforni.
Il 7 gennaio 2008 il Comitato per Taranto chiede alla Parmalat, proprietaria della centrale del latte di Taranto, di rendere pubblici i rilievi in autocontrollo sulla diossina nel latte conferito dai produttori locali, dati non pubblicati.
La “diossina di Taranto” arriva al “Costanzo show” durante la puntata del 1 febbraio 2008.
Il 9 febbraio 2008 l’associazione TarantoViva diffonde i risultati delle analisi sul sangue di 10 tarantini con forte presenza di diossina.
Il 5 marzo 2008 PeaceLink annuncia la presenza di diossina in un campione di formaggio locale e invia un esposto alla Procura della Repubblica. ASL TA/1 da lì a poco conferma la presenza di diossina nel latte e nelle carni di pecore e capre delle masserie attorno all'area industriale e decreta il sequestro di circa 1200 pecore e capre contaminate da diossina che, alcuni mesi dopo, saranno uccise e bruciate in strutture specifiche, lasciando sul lastrico i poveri allevatori incolpevoli.
Sul n. 41 del 12 ottobre 2008 di Famiglia Cristiana c’è l’articolo “Il triangolo maledetto” di Guglielmo Nardocci: “La provenienza della diossina è individuabile, perché ogni tipo di questo flagello reca le impronte digitali di chi la produce”.
A ottobre il Corriere della Sera pubblica una serie di articoli di Carlo Vulpio che documentano, con dati INES di 20 città interessate, che Taranto è la città più inquinata d’Italia, primato attribuitole dalle percentuali stimate delle emissioni industriali annuali di diossina, mercurio, IPA, benzene, PCB, piombo ed arsenico. Il volontariato è convinto che la diossina di Taranto può essere sconfitta con una legge regionale, o con un decreto dirigenziale come quello emanato dalla Regione Friuli Venezia Giulia nei confronti dell’acciaieria di Servola – Trieste, dove c’è un impianto di agglomerazione, analogo a quello di Taranto anche se molto più piccolo, che emette diossina.
La città chiede con forza alla Regione Puglia di legiferare autonomamente e di fissare per gli stabilimenti siderurgici operanti in Puglia il limite europeo: l’AIA statale per l’Ilva di Taranto non potrà ignorare tale legge regionale.
I cittadini, gli studenti, il mondo del volontariato, la società civile si riuniscono in “AltaMarea” e danno luogo all’imponente manifestazione di massa del 29 novembre 2008 che vede la partecipazione di oltre 20.000 cittadini che sollecitano la legge regionale sulla diossina ed il rilascio delle AIA a condizione di effettive, misurate riduzioni delle quantità di emissioni inquinanti.
Dopo quella marcia c’è un ricco e generoso proliferare di attività che testimonia la sensibilità raggiunta dai cittadini che manifestano in ogni occasione la volontà di incidere profondamente sull’inquinamento di origine industriale, con scarsissima attenzione e rispondenza di Istituzioni, forze politiche e sociali, molto più attente alle ragioni delle aziende. “Mostri ecologici tengono sotto il ricatto della perdita del posto di lavoro una città intera.”  Ma ormai la marea delle proteste e delle proposte è inarrestabile. I germi piantati dal mondo del volontariato nelle sue diverse espressioni non sono estirpabili e fanno intravedere una svolta decisa e concreta.
Dopo la Perizia consegnata qualche giorno fa in Procura dai periti chimici, con la quale si evince che, almeno per la diossina, a inquinare sia stata l'ILVA, la città di Taranto attende che si “FACCIA GIUSTIZIA”. Venerdì 17 febbraio nel Tribunale di via Marche a Taranto inizia una nuova storia.
SARA' IMPORTANTE ESSERCI IN MANIERA COMPOSTA PER DIMOSTRARE QUANTO LA CITTA' ED I SUOI FIGLI SIANO CIVILI MA STANCHI DI ESSERE AVVELENATI.
AUSPICHIAMO CHE CI SIANO TANTI CITTADINI E, PER IL LORO FUTURO, I GIOVANI E GLI STUDENTI CHE DECIDERANNO DI RIUNIRSI DAVANTI AL TRIBUNALE IN ASSEMBLEA APERTA E ORDINATA.
NOI CI SAREMO.
Taranto 16 febbraio 2012

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