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sabato 28 maggio 2011

Proviamoci, Con l'ulmiltà che ci contraddistingue"


“Dell’Atletico Roma temo l’attacco. Chiappara bravo a lavorare sulla testa dei giocatori”



Sorridi, Davide. Quel coro orgoglioso regalato dagli appassionati rossoblu che saltavano sugli spalti della gradinata, che ti invitavano ad emularli, è tutto meritato. Ampiamente. Pegno al lavoro svolto, intriso d’emozioni, ora che il Taranto è atteso dal primo, fatidico appuntamento della stagione. Le prove generali, alchimistiche quanto basta nel rispetto delle tradizioni, in previsione del primo match di semifinale con l’Atletico Roma, hanno assunto davvero le sfumature dell’evento: si schiudono in pompa magna le porte dello stadio, dopo mesi di eremo enigmatico. I tifosi, numerosi, sfidano il caldo di fine maggio ed accorrono sventolando bandiere, inneggiando alle reti, rispolverando cori: una catarsi di sensazioni, di speranze, di messaggi onirici che non può lasciare indifferenti. Tanto meno Davide Dionigi, stratega della cavalcata: “Stimoli importanti- esordisce, affaticato dopo la seduta, nel consueto colloquio con la stampa- Ce la metteremo tutta, è questa la nostra promessa. E’ stato un piacere ammirare i nostri tifosi così numerosi in gradinata: primo, per la carica che hanno saputo offrire alla squadra; secondo, perché mi è sembrato un… pre-domenica!” Intuizione azzeccata, filtrata attraverso il suo valore propedeutico: “Per i ragazzi era importante capire il tipo di atmosfera che ci sarà allo Iacovone contro i capitolini- sussurra- Si sono destreggiati con la giusta concentrazione, ed hanno doverosamente ringraziato ed applaudito il pubblico a fine partitella per il sostegno ricevuto. E’ stata un’occasione utile per provare già a “smaltire” quella tensione che potrebbero sperimentare domenica”.
BANDO ALLA SCARAMANZIA- Debutterà ai play off da quarto in classifica, il Taranto. Un inedito, rispetto alle precedenti edizioni: “Sono un non-scaramantico- stravolge le propensioni nel mondo del calcio, l’allenatore rossoblu- Non è retorica: i play off rappresentano un campionato a sé stante, in cui affiorano differenze. Predico ai miei calciatori di avere la “testa” per i 180’: non è la prima gara che decide quale squadra passa il turno, ma addirittura i dieci minuti finali della seconda”. Non si scompone nemmeno dinanzi al solito ritornello sulla carenza di sostenitori sul fronte avversario, tallone d’Achille per l’Atletico Roma: “Sarà come disputare due partite in casa? I giocatori mi hanno servito l’assist: nelle fila laziali, compaiono elementi che hanno militato in massima categoria, persino con esperienza in Champions. Significa che l’Atletico trabocca di qualità: tocca a noi mutuare questo dato in forza superiore”.
NUOVA GENERAZIONE DI ALLENATORI ALL’ASSALTO- Destini incrociati, a loro modo originali. Da un lato, la partita a scacchi fra due santoni del mestiere come Galderisi e Braglia, nel doppio confronto fra Benevento e Juve Stabia. Dall’altro, la freschezza di due emergenti dal futuro accattivante: Davide Dionigi e Roberto Chiappara. Rispettivamente trentasette e trentotto anni. Appena ritiratisi dalle scene agonistiche: il trainer rossoblu pianificava la sua successiva carriera, mentre calava il sipario sull’ultima avventura ad Andria, compromessa da un ginocchio maldestro. Condottiero quasi per caso, senza rendersene conto, Chiappara: immediato il suo passaggio dalle scarpette bullonate alla divisa chic da panchina, operazione dall’eco anglosassone,  in quella sorta di proficua autogestione che ha permesso alla compagine della famiglia Ciaccia di riemergere. Li accomuna rischio coniugato a consapevolezza: nello stravolgere un modulo, nell’imporre le proprie idee, nel sollecitare gli animi di allievi che potrebbero essere ancora loro colleghi sul campo. Li associa lo stesso traguardo: la vittoria degli spareggi promozione. Motivo di contrasto, nella fattispecie: “Roberto Chiappara ha svolto un grosso lavoro- elogia Dionigi- E’ stato sensibile a riconoscere e correggere quel blocco psicologico che attanagliava l’Atletico Roma. Ed in quattro partite dirette dopo il divorzio con Incocciati, ha inciso in modo importante”. “Il mio lavoro è stato più lungo- continua- Venti gare, dal novembre scorso, affrontate fra mille difficoltà. Lui ha avuto davvero poco tempo, ma è stato abile a lavorare sulla testa dei calciatori, senza trascurare il fatto che ha rimodellato la squadra sul più classico 4-4-2”. Creature col marchio di fabbrica di due esponenti della nuova generazione di allenatori: “L’Atletico Roma resta una squadra fortissima, ed io prevedo una gara a viso aperto- sorride il tecnico emiliano- La voglia di salita c’è da entrambe le parti, indipendentemente dall’avversario che sarebbe stato abbinato. Alla qualità della formazione capitolina rispondiamo coi nostri giovani, ragazzi sorpresi e galvanizzati dall’incitamento del pubblico”.
ANCELLA DELLA CAPITALE- Non è facile contrastare l’appeal di Roma e Lazio, regine in massima categoria. Non vuole però limitarsi al ruolo di ancella, l’Atletico: soprattutto dopo le promozioni inanellate nelle ultime stagioni, nella stramba peregrinazione onomastica da Lodigiani a Cisco. Dominatrice nella prima porzione del campionato, possiede anch’essa una chiave per scardinare la porta dei desideri: “L’Atletico Roma è stata protagonista di un’autentica impennata ad inizio stagione, seguita da una calo comprensibile nella parte centrale del torneo, sino al rientro nei giochi in vetta- commenta Dionigi- Paragoni alla mano, il Taranto vanta ora una solida continuità. Alla fine, le due storie si compensano”. Unica avversaria a trarre il massimo profitto dai duelli coi rossoblu: il primo in un pomeriggio afoso di fine agosto, il secondo alle idi dell’anno solare, col neofita Davide già alla guida degli ionici. “Penso alla mia partita, con Franchini autore di un gran gol che la decise, ma anche di un fallo di mano netto- puntualizza- Organizzazione di gioco apprezzabile, per l’Atletico allora affidato ad Incocciati, ma credo che la sfida si sarebbe potuta chiudere in parità”. Gli scontri diretti peseranno sulla bilancia delle semifinali? “Non mi spaventa- ammette il trainer- Il leggero vantaggio concesso anche dalla classifica ai nostri rivali dovrà essere sempre interpretato sulla base dell’evoluzione dei due match. Certo, il Taranto è chiamato a vincere almeno una partita”.
RITMO E SANGUE FREDDO- Sembra il motto implicito condiviso da Dionigi e Chiappara. Taranto ed Atletico Roma hanno bisogno di una linfa speciale, quella della costante reattività: “Livelli alti per tutta la partita- ammette sicuro il timoniere rossoblu- Chiappara ha detto che la sua squadra è stata messa a punto per sostenere ritmo ed aggressività. Atteggiamento che appartiene anche alla mia: così facciamo buone cose”. “Sarà fondamentale farsi trovare pronti sulle ripartenze- confida-Secondo me, è possibile che l’Atletico possa concederci spazi, e noi dovremo sfruttare alla perfezione quelli giusti, rubando palla e tentando con frequenza la conclusione in porta”.
ANATOMIA DELLA SFIDANTE“Il punto di forza dell’Atletico Roma? Sicuramente l’attacco”. Da ex predatore delle aree di rigore, Davide Dionigi vanta fiuto. L’impostazione offensiva di una squadra, poi, non si limita alle sole punte: scaturisce da una coralità istruita, dalla funzionalità delle fasce, altre zone da presidiare per i rossoblu, che della compattezza scevra dal ruolo di primedonne hanno fatto la loro arma principale. “Franchini giocherà di sicuro, e con Ciofani, terzo cannoniere del torneo (17 sigilli, alle spalle dei ragazzi terribili del Foggia Sau ed Insigne, ndr),forma un duo di tutto rispetto. Inoltre, Franceschini e Baù sistemati sulle corsie esterne accrescono in qualità un’asse di centrocampo di spessore, con Baronio e Miglietta. Questo mi preoccupa di più”. Lo dice serenamente, però: “Il Taranto ha dimostrato di saper bloccare i migliori attaccanti della categoria- ricorda- La nostra difesa ha retto, anche soffrendo. Sarà determinante l’attenzione nel ripartire, anche stavolta”. Strategie per circoscrivere il raggio d’azione dei cursori nel 4-4-2 attuato da Chiappara: “Franceschini e Babù sono intraprendenti ad andare sempre al raddoppio: i tre dietro dovranno essere bravi a scalare a sostegno degli esterni- spiega- E’ necessario non far girare facilmente i nostri avversari, anche perché Franchini agisce sì da seconda punta, ma s’inserisce puntuale fra le linee. Le nostre catene spingono, in caso di raddoppio: occorre estrema attenzione, rispetto all’uno contro uno”.
ASCETISMO ROSSOBLU- Poter attingere dal serbatoio di euforia e sostegno dei tifosi è un privilegio. Ma le loro richieste, le loro speranze, le loro preghiere non possono essere appelli fini a se stessi: “La responsabilità l’avvertiamo e ci vuole- precisa Dionigi- La tensione fa parte del gioco: mi pare “giusta”, come quella vissuta dai miei ragazzi prima di gare crocevia come quella interna con la capolista Nocerina o il blitz a Castellammare di Stabia”. “Io sono per la “tensione”- filosofeggia- Non per l’”ansia”. Quella da prestazione, da trasferta, da risultato, dall’assenza del gol, dall’approdo ai play off è stata debellata”. Il giovane tecnico emiliano ripercorre con sottile emozione“Tante tappe e tutte significative, per quello che siamo diventati”. Sana dietrologia di un’opera innovativa: “Sono tanti i momenti che ci hanno rafforzato- ricorda- Dal 3-3 di Terni, quando ho cominciato ad intravedere qualche dettaglio della manovra da me impartita, assimilata ancora lentamente, con altri giocatori in formazione. Mi viene in mente il rigore parato da Bremec a Biancolino, ma ad aumentare nel gruppo la consapevolezza dei propri mezzi è stata anche la reazione a Cava dei Tirreni, col recupero dello svantaggio in dieci uomini”. “In questo ultimo mese, ho visto la squadra serena- confessa- Dopo l’exploit con la Nocerina, ma anche dopo la trasferta stregata di Foligno: ogni tentativo sotto porta cadeva nel vuoto, ma non si è abbattuta, anzi, ne è uscita fortificata”.
DILEMMI - Il vigore del Taranto è panacea per le avversità. Non se la passa bene la difesa, reparto preda di una beffarda precarietà: negli archivi la stagione di capitan Migliaccio, con Coly che forza i tempi di recupero per la gara di ritorno al Flaminio, il test del giovedì non ha annoverato le prestazioni di Colombini e Prosperi. “L’emergenza? Ormai ci conviviamo, ci farà compagnia anche nei play off- sdrammatizza Dionigi- Nulla di allarmante per Prosperi: è stato tenuto a riposo precauzionale per un affaticamento muscolare. In merito alle condizioni di Colombini, nutro un leggero ottimismo: la nuova ecografia alla quale si è sottoposto ha scongiurato il pericolo di lesioni, Si tratta di una forte contrattura al polpaccio sinistro: lo monitoreremo sino a sabato, giorno della verità”. Apprensione anche per l’eclettico Garufo e per il fantasista Chiaretti, appena recuperato? “Si è trattato di lievi affaticamenti anche per loro- rassicura il mister- Credo nell’impegno e nella dedizione delle possibili alternative: non ho più parole per elogiarle”.
IL SACRO FUOCO“Le motivazioni esistono per entrambe le squadre”, sussurra Davide Dionigi. Ed il ritorno in cadetteria del Taranto è stato troppe volte, sfiorato, sfumato, perso. Il sacro fuoco riscalderà prepotentemente e maggiormente l’animo dei rossoblu? “Il Taranto ha raggiunto un grande risultato, positivo anche in termini di crescita: di gruppo, di tifoseria, di società, della stampa”. “Proviamoci- squilla il giovane stratega- Ce la possiamo fare. Con l’umiltà che ci contraddistingue: la squadra non deve perderla, non deve mai alzare il naso. Commetterebbe un grosso errore, non andrebbe bene. Perché è stata la dote segreta del suo successo sinora”.
Alessandra Carpino

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