«Non ci fermiamo. E non ci fermeranno».
Non manca la determinazione a Biagio Marcheggiano, tarantino di 46 anni, uno dei tre soci del ristorante “MòMò”. Perché la bomba che hanno piazzato sulle sue vetrate può fare paura. Ma non può uccidere un sogno.Per questo, dopo lo shock iniziale, proprietari e dipendenti hanno lavorato per tutto il giorno. E ieri sera erano già schierati ai loro posti. La ferita aperta dall’esplosione su una delle vetrate che si affacciano su viale Trentino è stata coperta con un pannello di legno. Sopra un writer ha scritto: «MòMò tutta la vita».
Il ristorante non chiude. E ieri sera era pieno di gente.«Aprire è la migliore risposta a chi ha compiuto questo gesto. Non ce lo spieghiamo - dice Biagio - ma certamente non ci arrendiamo».
Proprio lui ieri mattina si è trasformato in un direttore dei lavori. I suoi dipendenti non si sono tirati indietro. Si sono rimboccati le maniche e hanno cominciato a mettere ordine. «Qui lavoriamo in quattordici e il ristorante è la nostra vita. Siamo come una famiglia e non ho neanche avuto bisogno di dire una parola. Erano già tutti vicini a me. A mettere i tavoli e le sedie al loro posto. Sapevamo - aggiunge il ristoratore - che i nostri clienti non ci avrebbero abbandonato».
Non manca la determinazione a Biagio Marcheggiano, tarantino di 46 anni, uno dei tre soci del ristorante “MòMò”. Perché la bomba che hanno piazzato sulle sue vetrate può fare paura. Ma non può uccidere un sogno.
Il ristorante non chiude. E ieri sera era pieno di gente.
Proprio lui ieri mattina si è trasformato in un direttore dei lavori. I suoi dipendenti non si sono tirati indietro. Si sono rimboccati le maniche e hanno cominciato a mettere ordine. «
Per tutta la giornata l’imprenditore e i suoi ragazzi hanno sentito l’affetto della gente perbene. «Molte persone si sono fermate. Qualcuno - racconta - ha anche applaudito e ha suonato il clacson mentre rimettevamo a posto. Abbiamo respirato tanta solidarietà. Non conosco chi ha voluto colpirci. Ho visto, però, la faccia convinta di chi si è fermato a rincuorarci. Il loro affetto ci ha caricato». Poi l’idea di quel pannello per nascondere lo sfregio della mala.
A chi ha voluto colpire un sogno cominciato tre mesi fa con una inaugurazione festosa.
Il segnale lanciato ieri non si è perso. Così la sfida di non sacrificare neanche un giorno di apertura è stata vinta. E la soddisfazione più grande è stato probabilmente l’applauso dei tarantini. Bagliori di un riscatto e di una risposta a chi vuole ricacciare sempre indietro questa comunità, in cui la gente onesta resta la maggioranza.