“Dall’ipotesi di rilancio alla perdita di occupazione per circa la metà dei dipendenti Cementir. E’ una carneficina senza fine che come sindacato non resteremo fermi a guardare”. E’ quanto dichiara il segretario della FILLEA-Cgil di Taranto, Antonio Stasi, dopo l’annuncio da parte della famiglia Catagirone di “declassare” l’impianto di tarantino a partire dal 1° gennaio 2014 da centro complesso a mero centro di macinazione. “Le 104 unità lavorative del cementificio tarantino, a partire da oggi hanno dichiarato 8 ore di sciopero - commenta ancora Stasi – perché, mentre fino a pochi mesi fa si parlava, nell’ambito del progetto ‘Nuova Taranto’, di investimenti per circa 200milioni di euro per il rifacimento totale dell’impianto, oggi si paventa la possibilità di licenziare il 50% dell’attuale forza-lavoro”.
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E’ un gioco al massacro quello posto in essere dall’azienda: che fine hanno fatto i propositi della proprietà di rilanciare l’impianto? “Sarà importante in questo scenario – conclude Stasi - conoscere le intenzioni dell’Ilva che, con il cementificio, ha un legame strettissimo per via della fornitura di loppa d’altoforno”.