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martedì 7 agosto 2012

ILVA. IL RIESAME CONCEDE LA FACOLTA' D'USO; TARANTO PERDE ANCORA

Il Tribunale del Riesame ha confermato il sequestro degli impianti Ilva di Taranto, vincolandolo però alla messa a norma e non alla chiusura degli impianti. Domiciliari confermati per Nicola Riva, Emilio Riva e Luigi Capogrosso, mentre tornano liberi i dirigenti Andelmi, D'Alò, De Felice, Di Maggio e Cavallo. Nel sequestro dell'Ilva, come si diceva, è prevista la facoltà d'uso degli impianti finalizzata alla messa a norma. E il Riesame di Taranto ha nominato il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, custode e amministratore di aree e impianti sotto sequestro. Restano in carica, per le procedure tecnico-operative, i tre ingegneri nominati dal gip. Ferrante sostituisce il commercialista nominato  per i compiti amministrativi.

Intanto la Camera dei deputati, questa sera o domani, potrebbe essere riconvocata per l'annuncio del decreto legge ad hoc. E' quanto è emerso dalla riunione dei capigruppo di Montecitorio, mentre a Bari si lavorava per impedire la chiusura dello stabilimento perché - aveva spiegato stamani il ministro Passera - "se fermi quegli impianti non si riaprono più".

L'Ilva da parte sua sembrerebbe intenzionata ad attuare le misure necessarie per ridurre l'impatto ambientale, con misure adottate "spontaneamente". "Noi abbiamo accettato alcune soluzioni, le abbiamo adottate spontaneamente - ha spiegato il presidente Bruno Ferrante - questo è importante dirlo: non sono soluzioni imposte dalla legge o dall'autorizzazione di impatto ambientale". Ferrante parla da Bari dove ha incontrato il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e l'assessore alla qualità dell'ambiente, Lorenzo Nicastro. "Insieme  con la nostra disponibilità ad adottare queste iniziative - ha continuato Ferrante - c'è anche un obiettivo che noi ci siamo posti e che, attraverso il monitoraggio del perimetro dello stabilimento, dimostra la nostra volontà di essere assolutamente trasparenti". "Noi - ha detto ancora - non dobbiamo nascondere nulla, sappiamo che esistono dei problemi che vanno affrontati e risolti. Dobbiamo essere trasparenti, comunicare con la città e con le autorità e per questo abbiamo dato la nostra piena disponibilità al monitoraggio perimetrale dello stabilimento ma non solo. E' veramente una svolta per Ilva e per il territorio tarantino".

Il decreto per Taranto
. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha chiesto ai capigruppo che la Camera fosse riconvocata per l'annuncio del decreto, varato all'ultimo Consiglio dei Ministri di venerdì scorso, ma che manca ancora della firma del Capo dello Stato. "Siamo incerti - ha spiegato Giarda - se riusciremo a presentarlo già questa sera o domani mattina". In ballo i 336 milioni di euro che serviranno per avviare gli interventi di bonifica e risanamento del territorio.

I timori di Passera.
Sulla vicenda dello stabilimento siderurgico colpito dai provvedimenti della magistratura è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera: "Occorre evitare la chiusura - ha detto - se si chiudono quegli impianti non si riaprono più: se spegni uno di questi forni non li riaccendi più, e Taranto, la Puglia e per l'Italia, sarebbe un costo veramente eccessivo".  I fondi per la bonifica e i tempi per raggiungere standard diversi "sono dati che tutti insieme portano a evitare la chiusura". L'alternativa pane-veleno "è inaccettabile", ha concluso il ministro. "Non possiamo però neppure dire che gli impianti dell'Ilva vanno  tenuti aperti a qualsiasi condizione - ha puntualizzato Passera - in quanto i criteri salute pubblica devono essere considerati". "Ci deve essere l'impegno di tutti a non chiudere, ne va di mezzo - ha detto il ministro - non solo il gruppo Riva ma tutta la filiera". Quello che l'azienda stava facendo, le risorse che il governo ha messo a disposizione per bonifiche e interventi, buona volontà e il tempo per raggiungere certi standard e non parametri estremi, "sono tutti elementi - ha aggiunto - che possono portare a evitare la chiusura".

Gli interventi che adotterà l'azienda. "Noi abbiamo accettato alcune soluzioni che adottiamo spontaneamente; questo credo sia importante dirlo - ha spiegato Ferrante da Bari. "Non sono soluzioni imposte dalla legge o dall'autorizzazione d'impatto ambientale", ha detto l'ex prefetto, che in questi giorni si è speso molto per 'cambiare' i rapporti tra il colosso siderurgico e le realtà del territorio, avviando una nuova stagione di dialogo e richiamando all'importanza di abbassare i toni. "Confido certamente in un risultato soddisfacente per noi dal tribunale del Riesame - ha aggiunto Ferrante. "Comunque ci sono degli impegni che noi evidentemente manterremo". "Noi abbiamo dato intanto la disponibilità al monitoraggio al perimetro dello stabilimento che era una delle questioni tecnicamente da affrontare e che abbiamo affrontato in tempi rapidi dando risposte. Si attiverà - ha spiegato il presidente Ilva - anche la videosorveglianza nelle cokerie, che è un altro punto molto sensibile. Si è trovato un metodo di lavoro giusto, quello del confronto e del dialogo tra istituzioni e privato: questo, al di là delle pronunce dell'autorità giudiziaria che aspettiamo con assoluta fiducia e serenità, ci consente di dare risposte concrete e di fare sintesi tra termini non antitetici che sono salute-lavoro e ambiente-impresa e di continuare a lavorare per il bene di questa comunità". "Faremo il monitoraggio all'esterno - ha continuato Ferrante - con diverse centraline che saranno posizionate secondo accordi con l'Arpa. Abbiamo accolto l'indicazione del governo regionale e nazionale sulle giornate climatiche critiche e stiamo adottando uno studio che sarà pronto a giorni per ridurre le emissioni diffuse. Faremo rapidamente, una delle ipotesi è quella della riduzione dell'attività produttiva ma ci sono altre ipotesi tecnicamente praticabili e che hanno come obiettivo quello di ridurre le emissioni".
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