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martedì 14 febbraio 2012

SI CERCA UN ALTRO POSTO PER IL MERCATO RIONALE DEI TAMBURI


L’intera area-mercato del rione «Tamburi» è off-limits. Il piazzale di via Archimede, dove l’altro ieri si è aperta la voragine che ha risucchiato un furgone con a bordo tre commercianti di stoffe di Pulsano, è stato sottoposto a sequestro penale. Per il momento è stata allestita una recinzione provvisoria in attesa che il manto stradale venga ripristinato. Ma l’incidente, che solo per un caso non ha provocato una strage, impone con forza una indagine geologica per verificare se c’è il rischio che si ripetano episodi del genere e se la zona sia adeguata a quel tipo di destinazione. I tre feriti (due uomini di 52 e 60 anni e una donna di 33) hanno riportato contusioni, escoriazioni e traumi giudicati guaribili tra i 10 e i 30 giorni. 

Sabato mattina, intorno alle 6.30, mentre transitava un furgone «Ducato», l’asfalto ha ceduto inghiottendo il mezzo. Si è creato un cratere profondo otto metri, largo sei e lungo 12. Un baratro che poteva trasformarsi in una tomba. I tre commercianti ambulanti sono stati tratti in salvo da due dei sei carabinieri intervenuti sul posto, che si sono calati con delle funi. Successivamente il mezzo è stato recuperato con una gru messa a disposizione di una ditta privata. 

Ieri c’è stato un sopralluogo nella zona da parte di vigili urbani e operatori commerciali, che hanno individuato anche un paio di soluzioni alternative per consentire lo svolgimento del mercato settimanale dei «Tamburi» già a partire da sabato prossimo. Si pensa ad un’a re a nei pressi del cimitero o una non molto distante dalla sede attuale del mercato, in direzione dell’Università. Oggi, inoltre, è previsto un incontro all’assessorato alle Attività produttive per fare il punto della situazione. Dei lavori di sistemazione dell’area destinata al mercato si occupò il «Consorzio dei mercanti», creato nel 2004 dalla Confcommercio in accordo con il Comune (giunta guidata da Rossana Di Bello). 

In precedenza le bancarelle venivano sistemate sotto i portici dei palazzi, nella stessa zona. «All’epoca - ricorda Angelo Colella, direttore dell’associazione dei commercianti - c’era stato un bando della Regione che finanziava le riqualificazioni delle aree mercato per dotarle di impianti igienico-sanitari ed erano previste forme di collaborazione tra ambulanti e Comuni. 

A Taranto c’era un problema storico perché il mercato si svolgeva sotto i portici dei palazzi o addirittura negli androni. Per la presenza delle bancarelle u n’ambulanza non riuscì a rispondere con tempestività a una richiesta di soccorso e un infartuato morì. Ci fu un richiamo da parte della Prefettura perchè si doveva assolutamente trasferire il mercato». Il Comune acquisì anche una parte del piazzale di proprietà dell’Iacp (dove poi c’è stato il cedimento dell’asfalto) perché era necessaria una zona più estesa. 

«In prossimità - sottolinea ancora Colella - c’era un asilo nido. Il consorzio “Compagnia dei mercanti” realizzò i lavori sulla base di un progetto approvato dal consiglio comunale. Bisognava provvedere alla posa in opera del tappetino, spianare il terreno, creare le pendenze per l’acqua, dotare l’area di servizi igienici, realizzare le colonnine per dotare l’area degli alimentari di acqua e di energia elettrica ». Ma non si pensò a un’inda gine geologica. «A me - osserva il direttore della Confcommercio - non risulta. Evidentemente si diede per scontato che quel terreno fosse idoneo. Questo è il problema dell’Italia, come abbiamo avuto modo di vedere negli ultimi mesi. Non c’è l’abitudine a disporre indagini geologiche».

A questo punto è a rischio l’intera area. «Questa - conclude Colella - è una situazione paradossale. Non a duemila metri, ma a dieci metri di distanza ci sono le case. Ci sarebbe da preoccuparsi su dove sono state costruite quelle abitazioni. E ci riferiamo a una zona, dove ci sono stati interventi edilizi significativi, che non è assolutamente periferica. Proprio per questo si diede per scontato che, essendoci già questi insediamenti, alla fine si stava facendo né più né meno che un asfalto». Un errore di valutazione che poteva rivelarsi fatale.

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