Palazzo di giustizia assediato nel giorno del processo all'Ilva. Centinaia di persone, rispondendo all'appello delle associazioni ambientaliste, si sono presentate dinanzi al Tribunale di via Marche di Taranto per essere presenti durante l'incidente probatorio con al centro la maxi perizia sull'inquinamento targato Ilva. In camera di consiglio i quattro periti del pool incaricato dal gip Patrizia Todisco hanno relazionato sul loro lavoro durato più di un anno. Il gigantesco rapporto mette sotto accusa la grande fabbrica dell'acciaio per le emissioni incontrollate di fumi e polveri che piovono sulla città. Molti dei manifestanti, che hanno esposto alcuni striscioni, hanno indossato fasce bianche al braccio.
In programma la discussione proprio sulle inquietanti conclusioni alle quali sono giunti i quattro esperti, che hanno puntato il dito contro le ciminiere Ilva per la contaminazione di terreni e animali di Taranto. Come si ricorderà nel 2008 migliaia di capi allevati nelle masserie vicine al capoluogo ionico, vennero abbattute perché nelle loro carni venne riscontrata la presenza di diossine. L'inchiesta vede indagati i vertici dello stabilimento siderurgico Ilva accusati di disastro ambientale, avvelenamento colposo di sostanze alimentari e getto pericoloso di cose, inquinamento atmosferico e altri reati. Titolari dell'inchiesta sono il pm Mariano Buccoliero e il procuratore capo Franco Sebastio. Le indagini sono partite circa tre anni fa, in seguito al ritrovamento di pericolose tracce di sostanze inquinanti nei formaggi
Nel corso del confronto in camera di consiglio, i legali dell'Ilva hanno puntato a sostenere l'inattendibilità della perizia. Al termine della discussione, l'avvocato Francesco Perli ha dichiarato: "Nel loro lavoro i periti hanno fatto riferimento ai parametri di una direttiva europea che entrerà in vigore entro il 2018. A noi preme dimostrare che l'Ilva opera nel rispetto delle normative vigenti".
Rosella Balestra, del Comitato Donne per Taranto, ha spiegato che la presenza dei cittadini ha l'intento "di far capire che comunque Taranto c'è, che la città è sveglia e non è disposta a subire supinamente quello che abbiamo subito per anni. Ci saremo a tutte le udienze sempre in maggior numero - ha promesso - con una presenza silenziosa e dignitosa. Vogliamo manifestare poi fiducia nella giustizia e solidarietà agli allevatori che si sono costituiti parte civile e alle vittime da inquinamento da diossina". La maxiperizia richiesta dal gip Patrizia Todisco individua, oltre alla diossina, anche un mix di emissioni inquinanti. "Le conclusioni della perizia sono molto gravi", ha detto la donna.
Il tutto mentre si è in attesa dell'indagine epidemiologica, affidata a tre specialisti, che dovrà accertare l'esistenza del nesso causale tra quell'inquinamento e le patologie riscontrate sul territorio. Verrà depositata entro l'1 marzo e sarà discusso in camera di consiglio nell'udienza del 30 marzo. Nel procedimento risultano indagati Riva, suo figlio Nicola, Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento siderurgico, e Angelo Cavallo, responsabile dell'area agglomerato. A loro carico sono ipotizzate le accuse disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico.
FONTE: LA REPUBBLICA
In programma la discussione proprio sulle inquietanti conclusioni alle quali sono giunti i quattro esperti, che hanno puntato il dito contro le ciminiere Ilva per la contaminazione di terreni e animali di Taranto. Come si ricorderà nel 2008 migliaia di capi allevati nelle masserie vicine al capoluogo ionico, vennero abbattute perché nelle loro carni venne riscontrata la presenza di diossine. L'inchiesta vede indagati i vertici dello stabilimento siderurgico Ilva accusati di disastro ambientale, avvelenamento colposo di sostanze alimentari e getto pericoloso di cose, inquinamento atmosferico e altri reati. Titolari dell'inchiesta sono il pm Mariano Buccoliero e il procuratore capo Franco Sebastio. Le indagini sono partite circa tre anni fa, in seguito al ritrovamento di pericolose tracce di sostanze inquinanti nei formaggi
provenienti dagli allevamenti di pecore che pascolavano vicino alla zona industriale.
Nel corso del confronto in camera di consiglio, i legali dell'Ilva hanno puntato a sostenere l'inattendibilità della perizia. Al termine della discussione, l'avvocato Francesco Perli ha dichiarato: "Nel loro lavoro i periti hanno fatto riferimento ai parametri di una direttiva europea che entrerà in vigore entro il 2018. A noi preme dimostrare che l'Ilva opera nel rispetto delle normative vigenti".
Rosella Balestra, del Comitato Donne per Taranto, ha spiegato che la presenza dei cittadini ha l'intento "di far capire che comunque Taranto c'è, che la città è sveglia e non è disposta a subire supinamente quello che abbiamo subito per anni. Ci saremo a tutte le udienze sempre in maggior numero - ha promesso - con una presenza silenziosa e dignitosa. Vogliamo manifestare poi fiducia nella giustizia e solidarietà agli allevatori che si sono costituiti parte civile e alle vittime da inquinamento da diossina". La maxiperizia richiesta dal gip Patrizia Todisco individua, oltre alla diossina, anche un mix di emissioni inquinanti. "Le conclusioni della perizia sono molto gravi", ha detto la donna.
Il tutto mentre si è in attesa dell'indagine epidemiologica, affidata a tre specialisti, che dovrà accertare l'esistenza del nesso causale tra quell'inquinamento e le patologie riscontrate sul territorio. Verrà depositata entro l'1 marzo e sarà discusso in camera di consiglio nell'udienza del 30 marzo. Nel procedimento risultano indagati Riva, suo figlio Nicola, Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento siderurgico, e Angelo Cavallo, responsabile dell'area agglomerato. A loro carico sono ipotizzate le accuse disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico.
FONTE: LA REPUBBLICA