Il porto di Taranto incassa 400 milioni di euro e salva i livelli occupazionali: la buona notizia giunge dalla riunione del tavolo tecnico convocato ieri (26 gennaio) a Roma presso il Dipartimento delle politiche per lo sviluppo e la coesione economica a cui hanno partecipato i rappresentanti della Regione, l'autorità portuale e i vertici di TCT (Taranto Terminal Container).
Il rafforzamento del ruolo strategico del porto di Taranto al centro del Mediterraneo sarà definito, dunque, attraverso le opere e i finanziamenti disponibili quali l’adeguamento dell'infrastruttura attraverso il dragaggio e la cassa di colmata, cui si aggiungerebbe la nuova diga foranea di protezione del porto fuori rada e l'allargamento strutturale della banchina di levante del molo San Cataldo; la realizzazione dell'intermodalità con il completamento del collegamento ferroviario e la costituzione di una piastra logistica che permetterà di usufruire di nuovi servizi (apertura dei container e prima lavorazione delle merci).
Operazioni che permetteranno finalmente di poter intercettare navi più grandi e traffici intercontinentali ma anche ridurre i tempi di percorrenza delle merci verso il cuore del mercato europeo (dagli attuali quattro giorni alle trentasei ore) generando nuove ricadute economiche ed occupazionali.
«Quello di Taranto diventerà uno dei porti più avanzati e moderni d’Europa – promette il governatore Vendola – uno scalo di terza generazione al centro dei traffici marittimi mondiali grazie all'accelerazione del suo sviluppo nella movimentazione dei contenitori delle materie prime e dei prodotti siderurgici e petroliferi, proiettandolo».
«Piuttosto che assecondare il fin troppo facile fatalismo o peggio ancora la sottile vena di disfattismo – aggiunge l'assessore ai Trasporti Guglielmo Minervini – il governo regionale con pazienza, ostinazione e in silenzio continua a lavorare per rimuovere gli ostacoli, accelerate le procedure, dare certezza di tempi ai numerosi interlocutori che intendono scommettere sullo sviluppo dell'area jonica. Abbiamo più volte ribadito in questi mesi che le grandi sfide di sviluppo, come anche le infrastrutture strategiche più complesse, possono essere realizzate se in un territorio cresce la capacità di fare sistema».
Dario Durante
Il rafforzamento del ruolo strategico del porto di Taranto al centro del Mediterraneo sarà definito, dunque, attraverso le opere e i finanziamenti disponibili quali l’adeguamento dell'infrastruttura attraverso il dragaggio e la cassa di colmata, cui si aggiungerebbe la nuova diga foranea di protezione del porto fuori rada e l'allargamento strutturale della banchina di levante del molo San Cataldo; la realizzazione dell'intermodalità con il completamento del collegamento ferroviario e la costituzione di una piastra logistica che permetterà di usufruire di nuovi servizi (apertura dei container e prima lavorazione delle merci).
Operazioni che permetteranno finalmente di poter intercettare navi più grandi e traffici intercontinentali ma anche ridurre i tempi di percorrenza delle merci verso il cuore del mercato europeo (dagli attuali quattro giorni alle trentasei ore) generando nuove ricadute economiche ed occupazionali.
«Quello di Taranto diventerà uno dei porti più avanzati e moderni d’Europa – promette il governatore Vendola – uno scalo di terza generazione al centro dei traffici marittimi mondiali grazie all'accelerazione del suo sviluppo nella movimentazione dei contenitori delle materie prime e dei prodotti siderurgici e petroliferi, proiettandolo».
«Piuttosto che assecondare il fin troppo facile fatalismo o peggio ancora la sottile vena di disfattismo – aggiunge l'assessore ai Trasporti Guglielmo Minervini – il governo regionale con pazienza, ostinazione e in silenzio continua a lavorare per rimuovere gli ostacoli, accelerate le procedure, dare certezza di tempi ai numerosi interlocutori che intendono scommettere sullo sviluppo dell'area jonica. Abbiamo più volte ribadito in questi mesi che le grandi sfide di sviluppo, come anche le infrastrutture strategiche più complesse, possono essere realizzate se in un territorio cresce la capacità di fare sistema».
Dario Durante