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lunedì 4 luglio 2011

TARANTO: La movida nella citta' vecchia

“Taranto e il suo Borgo Antico hanno di fronte oggi una preziosa opportunità per rimboccarsi le maniche e affermare con orgoglio che anche in questa terra è possibile costruire in campo artistico- culturale e turistico-commerciale. Non perdiamo questa occasione”. Parola di Fabrizio Iurlano, tra i più attivi promotori de “L’Isola che vogliamo”, il coraggioso progetto nato dalla sinergia tra Amministrazione comunale e piccoli imprenditori per riportare nel capoluogo ionico quella Movida ormai da anni lontana dalle estati tarantine.

“Il progetto è nato quasi per gioco, muovendo da una considerazione serissima e da una necessità reale”, spiega Iurlano. “Questa terra esprime grandi professionalità nel campo della cultura e dello spettacolo. Non solo. Taranto ha ricevuto in dono una splendida location naturale, un’isola abbracciata da due mari, un Borgo Antico di una bellezza struggente. Lo sforzo di risanamento messo in campo dall’Amministrazione comunale e dagli imprenditori in Città Vecchia negli ultimi anni sarà sempre nullo se Taranto non sarà capace di riprendersi la propria Storia, di tornare lì dove la storia millenaria di questa città ha avuto inizio e vivere quegli splendidi vicoli che riscopriamo con meraviglia una volta all’anno durante la Settimana Santa”. Da qui l’idea: chiamare all’appello imprenditori e operatori di settore, disseminarli tra i vicoli del Borgo Antico e invitare Taranto a riscoprire se stessa attraverso le postazioni scelte per rendere ogni mercoledì - dal 27 luglio fino a settembre – la Città Vecchia l’Isola che ogni tarantino, almeno una volta, ha voluto o sognato.

“Con il massimo rispetto per tutto il movimento turistico e culturale pugliese, non riusciamo a rassegnarci all’idea che i tarantini debbano rendere più ricchi e belli i centri storici di Bari e di Lecce proprio mentre abbandonano il proprio Borgo Antico”, lo sfogo di Iurlano. Che dice: “Non dobbiamo sempre delegare alle istituzioni il compito di creare alternative di sviluppo per il territorio , abbandonandole quando c’è da costruire o sostenere un progetto o condannandole affidando loro la croce tutte le volte che il germe del cambiamento non attecchisce in città. Taranto ha bisogno di una rivoluzione culturale”.

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