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mercoledì 13 giugno 2012

DIONIGI SALUTA. GRAZIE MISTER DA TARAStv

“Tutto quello che potevo dare a Taranto, l’ho dato”. Davide Dionigi saluta Taranto, prima di partire per le vacanze e soprattutto prima di partire per il suo prossimo incarico da allenatore. Ospitato dal sindaco Stefàno a Palazzo di Città alle 12 di questa mattina è finito forse, anzi definitivamente, il rapporto che legava il mister rossoblu alla città che l’ha accolto prima come giocatore, poi come allenatore alla sua prima esperienza.

Emozionante, intensa, sofferta, travagliata, dal sapore amaro quanto famigliare. Questo è l’aggettivo che ama di più usare Dionigi, uomo che ama il suo lavoro e la sua gente. Amato dalla sua gente, sostenuto prima e davanti tutto, come ultimo appiglio di uno sport infamato dagli scandali e affossato dalla crisi, la stessa che sta tormentando le notti dei tifosi tarantini.
La società di Via Martellotta è sull’orlo della disfatta economica come il suo patron D’Addario, proprietario ormai solo di un titolo indebitato. Su questo sfondo di incertezza e nubi color fallimento emerge la figura di Dionigi, come è sempre emersa durante questi due anni mettendoci faccia, credibilità e due sogni infranti dal Flaminio tutto cuore allo Iacovone senza reti contro la Pro Vercelli.
Stefàno introduce un Dionigi abbandonato dalla società, ringraziandolo per tutto ciò che ha portato a Taranto, o meglio riportato dopo anni di lontananza dalle emozioni vere dello sport, nonostante l’epilogo che sta facendo affondare la barca con tutto l’equipaggio. Tutti tranne uno, Dionigi.
Dalle sue parole si capisce l’intenzione di dare un saluto affettuoso alla città, ai suoi tifosi, non da allenatore del Taranto, da amico, da tifoso, da uomo in mezzo agli uomini. Non sono mancate le critiche durante il suo corso in riva allo Ionio e non mancano neanche oggi, anzi molto accese.
Un anno fa la città era triste per la sconfitta, ma tutto sembrava poter reggere. Taranto siamo noi, tutti noi, recitava uno slogan. Taranto non siete più voi, non la volete più, recitano gli occhi dei tarantini.
Dionigi ne approfitta per dare un ultimo sfogo, giusto, sentito, da conoscitore di calcio e della gente. Ha imparato a conoscere gli abitanti di questa terra, maltrattata e seviziatrice, che da tanto e chiede troppo.
“Quando si vince tanto tutti contenti, appena c’è qualcosa che non va non si è nessuno”. Le parole del mister che da questa genuinità è stato assorbito.
La Sindrome di Stoccolma che lo ha portato a sentirsi sempre e comunque di casa in mezzo a chi lo ha criticato e continua a farlo, ma che sa di averlo preso per la mano e per il cuore. Tutto quello che poteva fare l’ha fatto.
Ha protetto i suoi giocatori dal ciclone che li stava avvolgendo, ha difeso anche quando non poteva più essere difesa una dirigenza negligente. Quando gli stipendi non arrivavano a casa è stato l’unico a non firmare la messa in mora. Anche per un campionato perso, proprio non viene da dargli addosso. A Taranto è difficile vincere e lui lo sa. Possibile permanenza?
Impossibile: “Il ciclo è finito, la mia squadra non c’è più”.
Ora lo attendono alla Reggina, forse, con qualche suo ormai ex giocatore. Sul futuro è ancora vago, non ne vuole parlare. Vuole rispettare la piazza senza parlare d’altro.
“Qualsiasi cosa sarà il mio sogno era la Serie B con il Taranto, questo volevo.”
Ringrazia tutti, tutto ciò che gli ha dato la città dei due mari, i suoi collaboratori più vicini oggi presenti come ogni giorno, Sergio Mezzina e Marco Sebastio. Non è un vincente come Clagluna o Silva, ma Taranto ringrazia colui che ha riportato l’orgoglio e il sociale al centro di uno sport senza più valori, al centro di una città senza futuro.
In attesa che arrivino buone nuove sulle probabili cordate interessate al Taranto, Stefàno parla di interessamenti tarantini, italiani in generale e stranieri, sembra ormai scontato il ritorno alla Serie D.
I finti paladini osannati dai media non si sono ancora scoperti, ma chi affronterebbe una spesa così elevata? E se questo succedesse saremmo in grado di affidarci a coloro che hanno creato in principio tutto questo, Pieroni e Blasi in primis?
Solo dubbi, niente risposte. La certezza ce l’ha Dionigi: “ Il calcio deve rimanere a Taranto. Chiunque sia a riportarlo, il calcio deve restare ai tarantini. Non avevo una squadra da tifare, ora ce l’ho. Tiferò sempre Taranto”.
Ispanico parte per una nuova battaglia. Tutto intorno terra bruciata, ma le sue spalle sono salde. La sua città lo acclama, lo ricorda.

Gabriele Forte

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