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domenica 31 luglio 2011

TARANTO: RIMUOVERE LE CAUSE DELL'INQUINAMENTO,NON I MITICOLTORI

di MARIA ROSARIA GIGANTE
«Non me la sento di sposare soluzioni precostituite senza alcun ragionamento. Occorre essere più prudenti. Una cosa è certa: da Mar Piccolo dobbiamo rimuovere le cause dell’inquinamento, non i mitilicoltori». Era stato alquanto polemico venerdì mattina Mario Imperatrice, biologo marino, intervendo nell’incontro a Palazzo di Città tra il sindaco Ezio Stefàno e i mitilicoltori. Un punto di vista critico che, nell’urgenza di definire chi e quanti sono i mitilicoltori, con concessione e senza, quale il danno subìto dal provvedimento dell’Asl di sospensione del prelievo e della movimentazione dei mitili del primo seno di Mar Piccolo, il sindaco aveva in qualche modo «ridimensionato», invitando Imperatrice a fare ricorso alle autorità competenti se c’erano dubbi sulla bontà dei prelievi effettuati dall’Asl nello specchio di Mar Piccolo.

Dottor Imperatrice, ma quali sono realmente le sue perplessità? «A mio avviso l’intera vicenda non sta evidenziando un impegno reale circa la volontà di mantenere i mitilicoltori nel primo seno di Mar Piccolo. Chiedo di sapere, invece, al di là dell’emergenza, in che direzione si vuole andare? Questo significa che non possono esserci soluzioni a metà, inutili distinguo tra il primo e il secondo seno. Così l’immagine della cozza tarantina è intaccata. Per salvare la miticoltura tarantina anche attraverso il marchio di qualità, non possiamo dire che i mitili del primo seno sono fuori. Il mio timore è che l’esclusione possa espandersi a macchia d’olio».

Ma lei dubita della bontà delle indagini dell’Asl? «Assolutamente no. Fermo restando la bontà dei prelievi e dei risultati, vorrei capire se il provvedimento di sospensione a titolo precauzionale è effettivamente commisurato al rischio ambientale. Occorrerebbe attendere ulteriori risultati».

Insomma, era un provvedimento da prendere? Sì o no? «Sì, ma occorre essere complessivamente più prudenti perché l’intero settore è suscettibile di razionalizzazione. Personalmente, comincio a sospettare che il Comune abbia interpretato ancora più rigidamente dell’Asl il provvedimento. Non vorrei ci fossero altri obiettivi, insomma. Anche perché, tanto per cominciare, avevo già effettuato io, per conto del Centro Ittico da cui avevo ricevuto l’incarico, la mappatura completa delle concessioni. E’ una banca dati pronta già da due mesi che riferisce di 62 concessioni (una trentina delle quali in Mar Piccolo), tra quelle rinnovate e quelle scadute. E’ un lavoro georeferenziato, possono tranquillamente controllare tutto».

Che idea ha, però? Da dove potrebbe derivare l’inquinamento da diossine e pcb riscontrato nei mitili del primo seno? «E’ quello che occorre capire. Le cause potrebbero essere diverse. E se, per esempio, le pratiche operative di allevamento fossero sbagliate? Se per far crescere il prodotto, lo si tenesse più tempo sul fondo? O se addirittura si raccogliesse il seme dal fondo o in altre aree dove la raccolta è vietata? Oppure, potrebbe essere stato un evento eccezionale e straordinario, uno sversamento incontrollato in acque classificate, tant’è che il primo provvedimento della Regione è stato proprio la sospensione di quella classificazione. Certo, potrebbero essere state anche le acque di falda per cui andrebbe controllato meglio il Galeso alla sorgente dove c’è maggiore concentrazione di residui provenienti dall’area industriale. C’è anche in questo una responsabilità nella vigilanza che è della Provincia, competente in tema di tutela delle acque e degli scarichi nelle acque. Ecco, mi pare che, a fronte di una serie di incertezze, l’idea preponderante sia quella di smantellare. Io vorrei capire, invece, se ci sono margini migliorativi. Attendiamo l’esito degli esami di luglio: se c’è una conferma, il rischio è effettivo».

Dunque, cosa suggerirebbe? «Un’investigazione ambientale e territoriale importante».

Se dovesse essere confermata però l’esigenza di trasferire gli impianti, ci sono aree prontamente disponibili? «Dopo l’incidente della nave russa nel 2007, Mar Grande è praticamente tutto libero e non ha problemi di inquinamento. Ci sono già la caratterizzazione e le analisi dell’Arpa che non ha mai fatto riscontri negativi».

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