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mercoledì 29 ottobre 2014

GLI ESORDI DEL CINEMA ITALIANO. DA CABIRIA ALL'AVVENTO DEL FASCISMO

Lasciamo per un momento lo scorrimento ordinato della storia e proponiamo un flashforward. Siamo già alla fine della Seconda guerra mondiale e il fascismo è stato sconfitto. Inizia per il cinema italiano una nuova stagione: c’è un Paese da rimettere in piedi, una cinematografia da ricostruire, c’è la voglia di una generazione che aveva vent’anni quando la dittatura e il suo cinema sembravano in espansione. Nel 1944 nasce l’Anica, l’associazione nazionale industria cinematografica ed affini, il nuovo cinema è simbolo della volontà di riscatto. L’anno seguente si assiste da un lato all’acclamazione dei maestri del neorealismo come garanti della qualità del made in italy, dall’altro all’epurazione di quei registi che hanno aderito al fascismo. Il ventesimo secolo, giustamente, è considerato il “secolo del cinema”. La cultura cinematografica italiana gode, specialmente negli anni iniziali del secolo, di un’intensa produzione e di un’euforia sensazionale. Agli inizi del Novecento il cinema, però, è considerato alla stregua di un fenomeno da baraccone. Gran parte della produzione iniziale dei film è a soggetto muto o film documentario. Il cinema italiano nasce a Roma una sera di fine estate del 1905.

La data del 20 settembre non è casuale. Si celebra, infatti, il trentacinquesimo anniversario della “breccia di Porta Pia”. Nel luogo stesso dove si era compiuto l’evento conclusivo del Risorgimento, è mostrato il film che lo rievoca. E ciò è possibile grazie al cinematografo che, considerato ancora uno spettacolo da fiera, si rivela uno strumento molto efficace. Il cinema italiano nasce come evento pubblico che chiama in causa memoria storica e coscienza civile, in un certo senso si definisce sin da subito quella funzione civica che ha saputo svolgere lungo la sua storia. A differenza di quanto accadrà con la politica accentratrice del Fascismo, che culminerà con la creazione di Cinecittà (1937), le origini dell’industria cinematografica italiana sono caratterizzate dalla presenza di centri di produzione dislocati in varie città del Paese. Negli anni dieci è Torino, non Roma, il maggior centro produttivo, favorito dall’attivismo imprenditoriale di una città in cui si sviluppa la prima industria automobilistica. Una città che tocca il suo maggior impegno spettacolare con Cabiria (1914) di Pastrone, regista interessato alla ricerca di soluzioni scenografiche inedite. Una grande ambizione la sua: innovazioni tecniche, con l'uso dei carrelli e del primo piano, uso espressivo del trucco e dell'illuminazione, ciò contribuisce alla sua fama di "oggetto d'arte" capace di superare i limiti del mezzo cinematografico. Con "Cabiria", dunque, montaggio e macchina da presa cominciano a far sentire la presenza del regista. A Napoli, invece, si afferma una produzione regionalistica e “vernacolare”, oltre che una fervente attività distributiva affidata a Gustavo Lombardo, futuro fondatore della Titanus. Il primo lungometraggio italiano è l’Inferno del 1911 con la regia di Padovan, Bertolini e De Liguoro. Il film è ispirato alla prima cantica della Divina Commedia. La prima del film ha luogo al Teatro Mercadante di Napoli, nel cinquantesimo anniversario della proclamazione del Regno d’Italia. In questi anni sulla scena pubblica e letteraria ha notevole rilievo la presenza di D’Annunzio. E’ una vera star del periodo, non solo in campo letterario. Il vertice del dannunzianesimo, infatti, viene toccato proprio con Cabiria imponendo il proprio sigillo anche ironico e, naturalmente, tutto il suo divismo. Il carattere dannunziano del divismo italiano è condizionato dal mito della donna fatale e impareggiabile che si esplicita in Elena Muti protagonista del suo celebre “Il Piacere”. Con l’avvento del fascismo (1922), Mussolini inaugura l’istituto internazionale del cinema educatore affermando la superiorità del cinema rispetto alla stampa. Viene varata la legge n .918 del 1931 in cui per la prima volta uno stato europeo impegna capitali a fondo perduto a favore di un’industria dello spettacolo. Nel 1935 nasce il Centro Sperimentale, è destinato a diventare uno dei luoghi di formazione culturale e professionale di livello più alto. Nel periodo fascista sono stati prodotti 772 film in Italia, di cui cento di propaganda, di esaltazione della componente giovanilistica. Nel complesso, fu privilegiato il cinema epico-narrativo, più adatto a svolgere una funzione pedagogica. Al pari di altre forme artistiche, il cinema ha valicato i limiti della lingua, della parola e, con la commedia, svolgerà un importante funzione identitaria.

MASSIMILIANO RASO

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