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giovedì 25 ottobre 2012

ILVA. FERRANTE NON E' PIU' TRA I CUSTODI GIUDIZIARI

Nuovo cambio della guardia nel pool di custodi giudiziari a cui sono affidati i reparti dell’Ilva sotto sequestro. Il Tribunale ha annullato la decisione con la quale il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante era stato nominato per curare gli aspetti amministrativi della gestione dell’area a caldo, finita sotto chiave per le emissioni inquinanti che rovescia sul centro abitato. Con quella decisione il Tribunale del Riesame, in veste di giudice dell'esecuzione, aveva annullato quella del gip Patrizia Todisco che a sua volta aveva revocato Ferrante, rilevando una incompatibilità tra il ruolo di presidente dell’Ilva e quello di custode. "Prende atto della decisione del Tribunale di Taranto di oggi", si legge in un comunicato di Ferrante che "si rimette quindi alle decisioni dell'Autorità Giudiziaria nei confronti della quale manifesta comunque e sempre la propria disponibilità".

Il provvedimento odierno, giunto in accoglimento dell'appello proposto dalla Procura, ripristina lo scenario disegnato dalla dottoressa Todisco con Ferrante escluso dal collegio dei custodi. Un assetto che potrebbe, però, cambiare nuovamente. Perché contro l’ordinanza del giudice Todisco i legali di Ilva hanno già stato presentato ricorso per Cassazione.

Con quelle ordinanze il gip precisò incarichi e responsabilità dei custodi giudiziari e revocò la nomina a custode di Ferrante per "evidente conflitto di interessi". Oggi i giudici hanno confermato la correttezza
di quelle disposizioni perché il tribunale del Riesame, tecnicamente, non poteva fare da giudice d'esecuzione di un suo stesso provvedimento e non poteva scavalcare il gip che è l'autorità giudiziaria competente sul sequestro in quanto è il giudice che lo ha emesso. La estromissione di Ferrante fu dettata dal fatto che come presidente di Ilva comunicò alla stampa di aver dato mandato all'ufficio legale di impugnare i provvedimenti del gip, facendo venir meno il rapporto di fiducia fra l'autorità giudiziaria e lo stesso Ferrante.

Nelle undici pagine del provvedimento depositato oggi al tribunale di Taranto, si legge che se non venisse sospeso quel provvedimento del Riesame si creerebbe uno stato di impasse dal momento che verrebbero meno le competenze specificate dal gip, "di vitale importanza per la salute dei lavoratori e della popolazione". Per quanto riguarda la doppia nomina di Ferrante, i giudici, scrivono: "Non v'è dubbio che poteva dare luogo a problemi di mera opportunità nel rispondere a pretese in contrasto fra loro o difficilmente conciliabili".

Per i giudici che hanno sospeso l'incarico giudiziale di Ferrante, il presidente di Ilva "ha dimostrato, pur presentando ricorsi legittimi, discutibile e scarsa disponibilità a collaborare con l'autorità giudiziaria, palesata soprattutto in maniera chiara con la volontà o quantomeno l'interesse, a proseguire l'attività produttiva, che darebbe luogo a protrazione o aggravamento di conseguenze dannose di reato, giunte, invero, già a livelli allarmanti". Il doppio ruolo ricoperto fino a oggi da Ferrante, scrivono ancora i giudici "pregiudica la serena e compiuta esecuzione del sequestro ed introduce il rischio serio e concreto della possibile prosecuzione dell'attività produttiva". Il sequestro del 26 luglio, infatti, non concede la facoltà d'uso.
FONTE "LA REPUBBLICA"

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