LE MADONNE DI RAFFAELLO. LA BELLEZZA CLASSICA DEL DIVIN PITTORE
“Il pittore ha l’obbligo di fare le cose non
come le fa la natura, ma come ella dovrebbe fare”. Con queste parole Raffaello si fa interprete del sogno estetico
dell’età rinascimentale. Si perché è impossibile pensare ad una rinascita,
tanto dello spirito, quanto dell’arte senza la sua creatività divina. Dei suoi
cieli Berenson disse una volta che avrebbe voluto definirli“una guaina dell’anima”. Nato
ad Urbino nel 1483, la sua attività non può prescindere dall’orbita culturale
della grande corte dei Montefeltro. All’epoca Urbino, stando alle parole dell’architetto
Baldassarre Castiglione, era“una
città in forma di palazzo”.Un
interpretazione che bene si addice per un polo d’eccellenza che attirava grandi
artisti da tutta Europa. Raffaello nelle sue madonne crea un tipo di bellezza
femminile aggraziato e pieno di dolcezza che diventa un punto di riferimento
per tutti gli altri artisti nei secoli successivi. Tra il 1500 ed il 1504
Raffaello incominciò a produrre alcune Madonne con il Bambino tra le quali,
probabilmente la più importante, la Madonna di Solly. Contrariamente al
Perugino, egli studia le figure inserendole in paesaggi sempre diversi,
variando i motivi affettivi dell’anima che legano le medesime figure. Raffaello
era molto stimato dall’aristocrazia fiorentina. Lo ricorda anche il Vasari
quando l’artista fu ospite dell’umanista fiorentino Taddeo Taddei che“…lo volle sempre in casa sua e
alla sua tavola (…) e Raffaello, che era la gentilezza stessa, per non esser
vinto di cortesia, gli fece dei quadri”. A sentire i critici uno di questi
quadri di “cortesia” fu la Madonna con il Bambino e san Giovannino e un altro
piccolo santo, conosciuto anche come Madonna di Terranova. Nel clima favorevole
dei salotti di Firenze, realizza numerose Madonne: la Madonna con il Bambino,
san Giuseppe, sant’Elisabetta e san Giovannino; la Madonna del Granduca; la
Madonna Tempi; la Madonna del Cardellino. Quello che caratterizza le madonna di
Raffaello è un particolare senso di protezione della Vergine nei confronti del
bambino che lo s’intuisce ad un primo impatto ottico.
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Ed i bambini sono veri, naturali, spontanei,
giocano e si muovono con espressioni tipiche dell'infanzia.Per capire quali fattori spingeranno
Raffaello ad andarsene da Firenze, senza non prima aver lasciato incompiuta una
tavola ricordata con il nome di Madonna del Baldacchino, basta leggere le
parole del primo storico dell’arte italiano Giorgio Vasari. La sua repentina
partenza dalla città toscana è giustificata in questi termini:” e questo avvenne, perché Bramante
da Urbino (…) gli scrisse che aveva operato con il papa, il quale aveva fatto
fare certe stanze, ch’egli potrebbe in quelle mostrar il valor suo…”.Nella stanza della Segnatura,
adibita a biblioteca, Raffaello celebrò la cultura umanistica dipingendo, tra
l’altro, la famosaScuola di
Atene.Furono caratterizzati per la ritrattistica laddove nelle opere di
destinazione privata perseguì la naturalezza degli atteggiamenti, come nel caso
della Madonna della Seggiola. Nella Madonna della Sistina,
invece, si distaccò dallo schema della pala architettonica e presentò
all’osservatore il momento di una diretta e personale esperienza divina. La
vita di Raffaello, come tutti sanno, è stata brevissima. Certamente ha concluso
l’esperienza terrena con una tra le più straordinarie realizzazioni artistiche
di tutti i tempi: la "Trasfigurazione" . Un’opera, una
meravigliosa creazione che lascia un segno, un marchio al grandioso ciclo dei
suoi immortali capolavori, come eterna fu la consacrazione che il Vasari ne
diede nelle Vite dei più eccellenti pittori, scultori ed architetti: “
Quanto largo e benigno si dimostri talora il cielo nell’accumulare in una
parola sola l’infinite ricchezze dè suoi tesori e tutte quelle grazie è più
rari doni che in lungo spazio di tempo suol comparire fra molti
individui, chiaramente potè vedersi nel non meno eccellente che grazioso
Raffael Sanzio da Urbino”.