di Aldo Simonetti
Si tramanda che l'apostolo Pietro, giunto a Taranto
 assieme al suo fidato Marco, avesse miracolosamente ridotto in polvere 
l'idolo del dio Sole all'interno del tempio a quest'ultimo dedicato e 
sito nelle adiacenze dell'attuale Masseria Solito. Un episodio con ogni 
probabilità ammantato di leggenda, ma indicativo per fornire un primo 
ragguaglio storico relativo alla zona di nostro interesse.
Prima di tracciarne un 'excursus' 
temporale dalle origini ai nostri giorni, è opportuno interpretarne il 
toponimo. Solito e Corvisea erano due masserie ubicate nella parte 
orientale dell'area urbana di Taranto. Nella fattispecie, la prima 
apparteneva ai Solito De Solis, famiglia tra le più in vista nella 
Taranto del XVIII secolo e proprietaria di un'ampia distesa di fondi. La
 seconda, invece, faceva con ogni probabilità riferimento alla presenza 
di 'couvisiers', ossia di battitori di lana ivi insediati in età 
napoleonica.
E' appurato che in età classica l'area costituisce nella quasi totalità una parte della vasta necropoli tarantina. E le attestazioni in tal senso non mancano. A cominciare dalla Tomba dell'Atleta, rinvenuta nel 1959 tra le vie Genova e Zara ed appartenente ad un campione di pentathlon. Scoperta casualmente da alcuni operai (con tanto di scheletro!) a seguito dei primi lavori di edificazione di un palazzo, risalirebbe al V secolo a.C.. Nel 1982 poi, in via Acton, al momento della costruzione delle fondamenta di un plesso scolastico (oggi adibito ad università), viene riportata alla luce un' area ricca di sepolture, presumibilmente del III secolo a.C.
Come, del resto, dimenticare la tomba a semicamera di via Alto Adige? Certo è che l' elenco di reperti funerari non ha termine qui. Più ad est, in contrada Collepasso (o Colipazzo, dall'omonima masseria), attigua al Pala Mazzola, si segnala una parte di cinta difensiva che costituisce il 'limes' orientale della città in età antica. Benchè di una certa rilevanza archeologica, quest'ampia porzione di mura è pressochè tappezzata di sterpaglie e rifiuti, inspiegabilmente ben lungi dal 'meritare' le giuste attenzioni da parte delle istituzioni.
E' appurato che in età classica l'area costituisce nella quasi totalità una parte della vasta necropoli tarantina. E le attestazioni in tal senso non mancano. A cominciare dalla Tomba dell'Atleta, rinvenuta nel 1959 tra le vie Genova e Zara ed appartenente ad un campione di pentathlon. Scoperta casualmente da alcuni operai (con tanto di scheletro!) a seguito dei primi lavori di edificazione di un palazzo, risalirebbe al V secolo a.C.. Nel 1982 poi, in via Acton, al momento della costruzione delle fondamenta di un plesso scolastico (oggi adibito ad università), viene riportata alla luce un' area ricca di sepolture, presumibilmente del III secolo a.C.
Come, del resto, dimenticare la tomba a semicamera di via Alto Adige? Certo è che l' elenco di reperti funerari non ha termine qui. Più ad est, in contrada Collepasso (o Colipazzo, dall'omonima masseria), attigua al Pala Mazzola, si segnala una parte di cinta difensiva che costituisce il 'limes' orientale della città in età antica. Benchè di una certa rilevanza archeologica, quest'ampia porzione di mura è pressochè tappezzata di sterpaglie e rifiuti, inspiegabilmente ben lungi dal 'meritare' le giuste attenzioni da parte delle istituzioni.
 
